La storia del Dio Anubi
Jun 25, 2014 15:59:39 GMT
Post by Noemi Shinoda on Jun 25, 2014 15:59:39 GMT
LA LUNGA E STRABILIANTE CARRIERA DI UNA DIVINITA' EGIZIA:
ANUBI
a cura di Gilberto Modonesi
INTRODUZIONE
Anubi è una delle più antiche e importanti divinità egizie. L'immagine di un canide graffita su un'etichetta di una giara d'olio, ritrovata ad Abido, intestata al re Aha (I dinastia). Le sue feste sono ricordate nella Pietra di Palermo relativamente a due re della I dinastia. La presenza di Anubi si riscontra anche su reperti dei re Djer e Qaa e su altri monumenti privati, sempre della prima dinastia. Anche i Testi delle Piramidi, assegnano ad Anubi una parte sostanziale. Il suo culto risale quindi ai primordi della civiltà egiziana e perdura fino al periodo greco-romani e lascia qualche traccia di sé anche in epoca cristiana.
L'animale che rappresenta Anubi è una figura di canide di colore nero: il colore non ha riferimenti con la realtà fisica dell'animale, ma è simbolo di rinascita.
Le relazioni familiari di Anubi sono controverse; come capita spesso nella mitologia egizia. Il mito più conosciuto racconta che Anubi è il frutto di una relazione adulterina del Dio Osiride con la sorella Nefti e che Iside, la sorella e sposa di Osiride, lo accetta poi come figlio. Come tale Anubi compare con un ruolo importante nel ciclo osiriano.
Anche la dea vacca Hesat, la nutrice degli Dei e dei fanciulli regali, è considerata madre di Anubi sia nei Testi delle Piramidi (§ 2080) che nel Papiro Jumilhac., una attestazione che va dall'Antico Regno fino al periodo greco-romano. Anubi, che era già la divinità tutelare nel XVII distretto dell'Alto Egitto, a partire dalla Basse Epoca diventa anche la principale divinità del XVIII distretto, a dimostrazione della sua crescente importanza nel pantheon egizio. La triade divina di questo distretto è costituito dalla dea Hesat, dal toro Mnevis e da Anubi come figlio.
Anche la dea gatta Bastet viene talvolta indicata come madre di Anubi, ma il significato di tale filiazione è oscuro e forse deriva dalla stretta associazione di Bastet con la dea Iside.
Altri ancora indicano che Nefti e Seth fossero i genitori di Anubi e che qust'ultimo era anche indicato come fratello di Osiride mentre, inizialmente, negli antichi testi non venivano citati né genitori né coniuge. La dea Qeb-hwt, anche conosciuta come Kebechet ossia "Colei che versa l'acqua fresca" che ristorava i defunti era considerata la figlia di Anubi e qualche volta la sorella.
La sua paredra era la dea Anput avente anche lei per simbolo il canide ed un centro di culto sempre nel XVII distretto dell'Alto Egitto. La forma mista di corpo umano e testa di canide non deve far credere che gli Egizi immaginassero e adorassero un dio semi-umano ma significa che essi vedevano nel cane randagio, della Valle del Nilo, la possibile forma, detta ipostasi, dell'apparizione del dio Anubi.
In nome egizio di Anubi è Inpw. Il Papiro Jumilhac propone cinque diverse spiegazioni di questo nome, sostanzialmente dei giochi di parole. E' probabile che la vera origine del nome si trovi nel termine inp il cui significato è "cucciolo di cane". Si ritiene che nel periodo pre e protostorico il cane sia stato assunto anche come animale rappresentativo del re. Ciò spiegherebbe l'origine del termine inpw anche per significare "fanciullo regale, giovane principe".
La maggior diffusione del culto di Anubi avviene in epoca greca-romana, avendo come centro Alessandria, grazie ai caratteri originali della sua personalità. Anubi diventa, con Serapide, Iside e Harpocrate, una delle quattro divinità principali di questo periodo. Nel mondo alessandrino la sua personalità si modifica profondamente. Egli viene associato al dio greco Hermes (e al dio romano Mercurio) perdendo gran parte dei suoi caratteri funerari. Le iscrizioni a lui rivolte lo sollecitano a procurare la felicità dei viventi che lo invocano come divinità cosmica: "il dio che regna sulla terra"... "sotto terra"... "in cielo". In questo periodo Anubi va oltre le sue competenze funerarie e acquisisce un ruolo importante in altri settori.
GLI EPITETI CHE DEFINISCONO IL RUOLO FUNERARIO DI ANUBI
Quattro epiteti connotano sempre Anubi fin dai tempi più antichi:
- Signore della necropoli
- Colui che è sulla montagna (la necropoli)
- Colui che è predisposto ai bendaggi
- Colui che presiede al padiglione divino (la tenda di purificazione)
Questi epiteti indicano che Anubi è per antonomasia il dio che si occupa della ricostituzione dei corpi dei defunti, dei funerali e della sepoltura.
L'epiteto "Colui che è preposto ai bendaggi" stabilisce un legame tra Anubi e la nebride che è designata nello stesso modo.
Si chiama nebride una pelle di cerbiatto legata a un palo e che cola sangue in una bacinella: nelle rappresentazioni essa appare usualmente associata all'immagina di Osiride. In una prima versione il Papiro Jumilhac racconta che Anubi, dopo aver ritrovato le membra sparse di Osiride, strappo i papiri del Delta per assemblare con essi le membra del dio. Segue un'altra storia più complessa che vede come protagonisti gli dei Iside, Nemty e Hesat. In ogni caso la nebride è strettamente connessa ad Anubi.
Il cane nero Anubi si presenta spesso accucciato sopra un cofano o un edificio che contiene oggetti misteriosi: la lettura esplicativa di tale rappresentazione è "Colui che sta sul segreto", "Colui che presiede ai segreti".
Altri epiteti sono:
- Guida delle Due Terre
- Signore del cofano-hen
In quanto "signore del cofano" (il sarcofago ligneo), Anubi si identifica con il cofano stesso.
Anubi compare anche come prete nel "rituale dell'apertura della bocca". In tale veste le rappresentazioni mostrano il dio che con una specie di accetta di ferro "apre la bocca" alla mummia del defunto.
ANUBI SIGNORE DELLA BILANCIA E PSICOPOMPO
Nel Nuovo Regno compaiono molte rappresentazioni con il giudizio del defunto davanti al dio dei morti Osiride. Queste rappresentazioni, conosciute con il termine di psicostasia, mostrano la pesatura del cuore del defunto rispetto alla piuma di struzzo che simboleggia Maat, la dea dell'ordine e della giustizia, in presenza degli dei Thot e Anubi, oltre ai 42 giudici dell'aldilà. Per questa sua presenza Anubi, spesso in associazione con il dio Horus, è anche "il signore della bilancia", un epiteto che condivide con Thot: "colui che pesa". Anubi è anche "colui che conta i cuori". Da questo suo ruolo emerge anche una ulteriore funzione di Anubi, quella di "giudice".
Nella sua stessa funzione di scriba Thot registra il risultato del giudizio: invece Anubi è rappresentato mentre tiene il defunto per mano conducendolo al giudizio o alla presenza di Osiride, dio dei morti e giudice supremo.
Questo ruolo di Anubi è conosciuto già dai Testi dei Sarcofagi che segnalano il dio come "guida dei beati sui sentieri che conducono al Bel Occidente". Ma nella iconografia questo ruolo si esplicita. Ma nella iconografia questo ruolo si esplicita solo a partire del Nuovo Regno e si potrae fino al periodo greco-romano.
Una delle immagini emblematiche di Anubi psicopompo si trova nella tomba di Harwa ( XXV dinastia) nella necropoli dell'Assasif: Anubi accompagna Harwa nel trapasso, tenendolo per mano fino ad incontrare la statua di Osiride sul fondo della cappella (aldilà). Alcuni grandi dipinti sul lino lasciano solo intuire questo ruolo di Anubi: il defunto è rappresentato tra Anubi ed Osiride, quindi è evidente che grazie ad Anubi il defunto ha raggiunto la sua destinazione finale. Questi dipinti in lino si trovano nel museo di Swansea. Interessanti sono anche le numerose stele in pietra ritrovate a Kom Abu Billu, nella necropoli di Terenuthis, del I-II-III sec d.C. La grande maggioranza di queste stele mostra un cane accucciato, o una coppia di cani, vicino al defunto o ai defunti. I testi sono muti sulla presenza del cane. Tale presenza va probabilmente interpretata considerata la globalità delle funzioni di Anubi: imbalsamatore, garante della ricomposizione del corpo; Signore della sepoltura e dei riti legati ai funerali; guida nell'aldilà. In queste stele insieme all'immagine del defunto sono rappresentati oggetti che alludono ad un banchetto: queste scene confermano l'usanza di simulare un pasto del defunto cob Anubi, presente magicamente in una statua, con la successiva reale partecipazione dei vari dolenti al banchetto funebre. Esiste una illustrazione, che si trova al Museo del Louvre, del cofano funerario di Hetepimen in cui fue figure di Anubi stanno aprendo, o chiudendo, le due porte dell'aldilà. Anubi nella sua forma canina è ben conosciuto come "Custode delle porte dell'Aldilà", anche grazie al sigillo della necropoli regale tebana, ritrovato in più copie nella tomba di Tutankhamon: un canide accucciato sovrasta le immagini di nove prigionieri di etnia asiatica e africana. Il ruolo di Anubi come custode delle porte dell'aldilà è ben precisato dal papiro del Louvre n. 3279, di epoca tolemaica (III-II sec. a.C), in cui il defunto implora Ra con queste parole: "Fa che Anubi mi apra le porte dell'Ade!". Il ruolo di Anubi come guardiano delle porte consegue logicamente dalla sua funzione di psicopompo: Anubi accompagna le "anime" dei beati verso gli Inferi/l'Ade, e poi apre loro le porte dell'aldilà. A partire dal secondo sec. d.C si afferma l'usanza di legare etichette di legno alle mummie con i dati identificativi del defunto. Queste etichette sostituivano le stele. Spesso su un lato di queste etichette era disegnato con un tratto nero un cane seduto con una vistosa chiave al collo, la chiave che apriva le porte degli inferi; talvolta, davanti alle zampe anteriori, è rappresentata una torcia accesa. Questa immagine non appartiene alla simbologia egizia, ma è mutuata dalle immagini greco-romane relative al soggiorno dei morti. La figura del cane con la chiave al collo compare su stucchi dipinti su una base di lino, su strisce di tela e su sarcofagi.
Nel naos del tempio di Wadi es-Sebua, fatto edificare da Ramesse II, i copti hanno dipinto sopra le immagini delle imnagini egizie, la figura di San Pietro che mostra in primo piano le chiavi del Paradiso Questa immagine di S. Pietro si è diffusa e affermata connotandolo nel ruolo di custode delle porte del Paradiso. Le chiavi di Anubi si sono trasferite al principe degli apostoli, il fondatore della Chiesa di Cristo.
ANUBI E IL RAMO DI PALMA
Su un pilastro della tomba anonima n. 40 della Valle delle Regine (XIX dinastia) è dipinto il Dio Anubi, nella sua forma di uomo e testa di canide, che tiene in mano un ramo di palma. Apuleio ci dà una vivida conferma che il ramo di palma è associato al Dio Anubi: "Ecco il terribile messaggero che fa la spola tra gli Dei del cielo e dell'Inferno avanzare con il capo eretto e il volto metà nero e metà giallo come l'oro, drizzando alteramente il suo collo di cane: Anubi, che con la sinistra mano recava il caduceo e con l'altra scuoteva un ramo di palma". Infatti nel mondo alessandrino Anubi viene associato al Dio greco Hermes. Le iscrizioni a lui rivolte lo sollecitano a procurare felicità dei viventi e lo invocano come Divinità cosmica:"il Dio che regna sulla terra", "il Dio che regna sotto la terra", "il Dio che regna in cielo". Varie sculture del periodo greco-romano mostrano Anubi che tiene in pugno o che ha presso a sè un ramo di palma. Ma Anubi non è la sola Divinità a manneggiare il ramo di palma. Nel periodo greco-romano le Divinità del cielo; Horus, Iside, Nefti e Osiride sono talvolta rappresentate con il ramo di palma. Il significato del ramo di palma nelle rappresentazioni è dovuto al fatto che "Se la palma appare come un simbolo di immortalità nel periodo greco-romano, essa è pure insegna di vittoria per i Latini, come è sottolineato dall'espressione palmae vicitres nelle opere di Virgilio". Nelle rappresentazioni della tomba Tigrane c'è una scena che raffigura Iside e Nefti a tenere il ramo di palma, nell'altra scena è Osiride a tenerne una in ogni pugno. Due immagini di cane seduto sono comunque presenti in queste scene.
Anche Thot è spesso segnalato come il Dio che esibisce il ramo di palma. Si ritiene che questo simbolo gli sia dovuto in quanto Egli è "il Dio della scrittura e della misura del tempo" e come tale Egli conferisce alla palma il simbolo di vita eterna. Il ramo di palma manifesta la sua importanza nella religione egizia tardiva con riguardo a varie divinità, in particolare al dio greco Hermes, anche se essa è un simbolo caratteristico di Anubi. La nozione di vittoria connessa al ramo di palma nel contesto funerario afferma la vittoria del defunto sulle forze del male. Nel suo significato di vittoria sulla morte, il ramo di palma è andato ben oltre il periodo greco-romani. Esso ha trovato una collocazione ideale nei dipinti rinascimentali: un ramo di palma è tenuto in punto da santi che hanno subito il martirio. Il messaggio è chiaro: grazie al martirio questi santi hanno vinto la morte e si sono guadagnati il Paradiso.
HERMANUBI
Fin dal Nuovo Regno i ruoli di Anubi e di Thot risultano spesso associati, sia come "guida di anime", sia come "signore della bilancia". Nel periodo greco-romano Thot è identificato come Hermes e la sovrapposizione del suo ruolo con quello di Anubi dà luogo alla Divinità sincretistica Hermanubi. Gli attributi di Hermanubi sono il caduceo e le ali talari, derivati da Hermes, e la tests canina di Anubi. Il ramo di palma è un attributo di entrambi. Gli epiteti di Hermanubi sono: Colui che porta alla vittoria, Dio grande, Colui che ascolta e Colui che esaudisce. Molte rappresentazioni di questo periodo si riferiscono di fatto ad Hermanubi: anche nella processione descritta da Apuleio, Anubi nella mano sinistra reca il caduceo, lo strumento tipico di Hermes. Nel periodo greco-romano molte statue di un personaggio a testa canina lo mostrano accocciato alla romana, con una tunica corta o lunga e una clamide sulle spalle. Una statua di Hermanubi la si può trovare nei Musei Vaticani.
ANUBI COME BOVARO
Il Papiro Jumilhac riporta che Anubi è figlio della Dea Hesat. Questa filiazione procura ad Anubi vari titoli che stabiliscono la sua signoria sulle mandrie di bovini:
- il Signore delle vacche da latte
- Il buon mandriano
- il Sovrano dei tori da combattimento.
In quanto preposto alle mandrie, Anubi sovrintende al sacrificio dei bovini affinchè si compia il rituale dell'offerta. In questa veste i titoli che qualificano Anubi sono:
- capo dei buoi da sacrificio
-capo dei macellai
Tavolta Anubi è anche direttamente impegnato nel rituale dell'offerta.
ANUBI COME MAGO
Nel periodo greco-romano Anubi gode anche di un ruolo cosmico che alimenta la fede e le speranze del popolo che si manifestano direttamente nei suoi confronti con richieste e invocazioni che fanno ricorso alla magia. Numerosi sono i casi di divinazione attuati con l'uso di differenti strumenti per indovinare il futuro. Nelle richieste di divinazione ci si rivolge ad Anubi con titoli come:
- il Faraone della Duat
- il Faraone degli occidentali
- Colui il cui viso è forte fra gli Dei
- l'elevato
- il potente
- Anubi dal bel viso.
Come mago Anubi procurava anche filtri d'amore per suscitare passioni in uomini e (sopratutto) donne mediante sogni erotici.
ANUBI IL LEGIONARIO ROMANO
Talvolta nelle rappresentazioni Anubi compare in uniforme da legionario romano. L'iconografia dell'Anubi guerriero si manifesta in epoca romana per indicare il combattente coraggioso difensore del cadavere di Osiride. Già nel Papiro Jumulhac le imprese belliche di Anubi contro Seth hanno lo scopo di difendere gli umori di Osiride in putrefazione, bdnefiche per la fertilità del suolo. Da notare che nel conflitto con Seth, Anubi si trasforma spesso nel Dio Horus offrendo un arricchimento della sua personalità rispetto ai tradizionali tratti funerari. L'Anubi legionario romano è posto a difesa della cripta tombale da invadenze di spiriti nefasti. In questo tipo di rappresentazione si fondono due concetti:
- la concezione egizia che assegnava ad Anubi il ruolo di guardiano della spoglia di Osiride
- l'idea che l'esercito e i legionari romani fossero per antonomasia i rappresentanti della funzione militare vittoriosa.
Nella tomba di Kom el-Shoqafa sono presenti due straordinarie figure di Anubi legionario romano sulle pareti della porta che conduce alla cripta: l'immagine sulla destra mostra una normale figura di Anubi in divisa da legionario; l'immagine a sinistra è analoga per la parte superiore del corpo, nentre la parte inferiore termina con la forma di un serpente attorcigliato. Il serpente richiama l'Agathodemon, le due fugure di serpente con sopra una testa di Medusa scolpite presso le due imnagini di Anubi legionario. In alcune statue e statuette Anubi compare abbigliato e atteggiamo come imperatore. Si realizza in queste immagini una sorta di potenziamento della figura di Anubi legionario, essendo l'imperatore al vertice delle virtù militari del vittorioso esercito romano. Una grezza statuetta bronzea nel Museo del Louvre mostra Anubi a cavallo in uniforme militare nella positura tipica delle statue equestri imperiali. Essa manifesta l'aspetto trionfante di Anubi, la sua Vittoria sulla morte.
ANUBI SAN CRISTOFORO
L'iconografia e la leggenda di Cristoforo ci mostrano il santo mentre traghetta un fiume sulle spalle Gesù fanciullo. Nei dipinti antichi di origine bizantina S. Cristoforo è rappresentato a testa canina. Gli agiografi del santo tendono a spiegare questo particolare con le caratteristiche fisiche del.personaggio: un brutale gigante, di nome Reprobo, di straordinaria forza fisica. Altri autori, non dediti alla agiografia, da tempo sospettano che il volto canino di S. Cristoforo dimostri che egli è di fatto la trasformazione cristiana del Dio egizio Anubi.
Nella iconografia religiosa egizia sono note fin dalla XI dinastia rappresentazioni di Divinità che incedono portando sulle spalle o sulla testa l'immagine di un fanciullo. In una fascia di rilievi - stele di Akbau - è rappresentata una figura maschile che porta sulle spalle un fanciullo. Analoghe rappresentazioni si trovano nelle tombe TT 60 (XII din.), TT 82 e TT 92 (Nuovo Regno) nella necropoli di Qurna. Nella tomba di Tutankhamon è stata trovata una statuetta in legno dorato che mostra l'immagine del re seduta sulla testa di Menkeret, una Divinità che in altri contesti si presenta come una Dea leontocefala. Questa stessa Divinità con un fanciullo seduto sulla testa è dipinta nella tomba di Sethi II. Anche il capitolo 168 A del Libro dei Morti è illustrato da vignette simili ai rilievi della stele di Akbau. Anche in alcune grezze statuine di Epoca Tarda mostrano il Dio Bes o altri anonimi personaggi che tengono sulle spalle un fanciullo: si tratta di talismani che hanno lo scopo di auspicare una felice maternità. Un gruppo statuario in bronzo del Museo di Leida mostra un giovane essere (un fanciullo o un cucciolo di scimmia) sopra le spalle del Dio Harpocrate durante una processione fallica: il significato di questo gruppo statuario si articola sul processo che dalla morte conduce alla resurrezione. Infine non va dimenticato un altro tipo di appresentazione che illustra la nascita del Dio solare: la Dea vacca Ihet, madre del sole, porta seduto sul suo capo, tra le corna, una figura rappresentativa del Dio sole fanciullo. Secondo Conteggiani, Ihet tiene il giovane sole "tra le sue corna per proteggerlo, mantenendolo sia fuori all'acqua che dall'attenzione dei suoi nemici". Tutte queste rappresentazioni, seppure non chiarificate nel loro significato da testi specifici, sono interpretate dagli studiosi in termini significativi convergenti: difesa del defunto, sua rigenerazione ed elevazione dalla terra verso il cielo. Dopo questo excursus sulle Divinità egizie rappresentate con un fanciullo portato a spalla o sulla testa, torniamo a Cristoforo e al suo volto canino. Cosa racconta la leggenda di S. Cristoforo? Reprobo, così si chiamava allora Cristoforo, dopo alcune imprese al servizio del re e poi del diavolo, decide di vivere come eremita in riva a un fiume dalle acque impetuose. Qui egli aiuta i viaggiatori a traghettare il fiume ponendoli sul suo dorso e aiutandosi con un bastone a frangere la corrente. Un giorno gli si presentò un bambino: Reprobo caricò sulle sue spalle il bambino, leggerissimo, che però a metà guado era diventato così pesante da mettere in difficoltà il gigante. Guadagnata a stento la riva Reprobo si rivolse al bambino dicendo:"è come se avessi avuto il mondo intero sulle spalle!". Rispose il bambino:"Sulle tue spalle non solo hai ricevuto il mondo intero, ma anche colui che l'ha creato". Il bambino gli rivelò di essere Cristo, lo battezzò e gli predisse il martirio. Cristoforo entrò poi nell'esercito romano ed avendo rifiutato di rinnegare la fede cristiana fu torturato ed ucciso. Il nome Cristoforo significa "portatore di Cristo". Qualcuno ritiene che il traghetto del fiume sia una metafora del passaggio dalla vita alla morte, espletando l'analogo ruolo del Dio Anubi. Una conferma indiretta della trasformazione di Anubi in Cristoforo ci viene fornita, per l'Epoca Tarda e il periodo greco-romano, dalla particolare relazione di Anubi con il disco lunare e con il Dio dei morti Osiride. Come imbalsamatore Anubi viene rappresentato con il corpo leggermente chinato sulla mummia di Osiride-il defunto. Alcune immagini templari ostrano Anubi che ha davanti a sè il disco lunare e il suo corpo è leggermente flesso in avanti, esattamente come nelle scene che lo mostrano come imbalsamatore. Altre immagini templari presentato invece Anubi in posizione eretta che tiene tra le mani ad altezza del volto o addirittura sulle spalle il globo lunare. Anche nelle statue di Anubi (o Hermanubi) dello stesso periodo si vede che sul capo del Dio è collocato un disco lunare.
L'identificazione di Osiride con luna è certa, come si legge per la prima volta in modo splicito in un testo di Ramesse IV: "Tu (Osiride) sei la luna nel cielo; tu ringiovanisci secondo il tuo desiderio o diventi vecchio quando tu vuoi". Le immagini della luna-Osiride a terra davanti ad Anubi e la luna-Osiride sollevata in alto da Anubi si rivelano quindi una metafora del ruolo del Dio nel processo che va dalla morte alla rinascita, garante della resurrezione e di una ripetizione di nascite, come Osiride-luna. La leggenda di S. Cristoforo narra che egli, ancora nei panni di Reprobo, prese sulle spalle un fanciullo, Gesù, che durante il raghettamento aumentò il suo peso mano a mano che diventava un uomo maturo Cristo. In parallelo, le immagini di Anubi con il disco lunare mostrano che la luna nuova si fa piena. Dopo aver traghettato il fiume, Reprobo viene convertito ed entra così in una nuova fase di vita: come pagano l'attendeva la dannazione eterna; la conversione è come una rinascita che gli apre la via per ottenere la gloria dei cieli. Inoltre sia Osiride che Cristo subiscono il martirio e poi risorgono per assicurare ai giusti la Resurrezione e la vita eterna. È difficile che sia dovuto al caso lo stretto parallelismo del ruolo di Anubi con quello di Cristoforo. È quindi lecito pensare che in Egitto si sia realizzato la strana mescolanza che fa rivivere l'antico Dio egizio Anubi in un santo cristiano ancora attuale. Per paradosso Anubi, la Divinità più derisa dagli autori greci e romani per il suo aspetto canino, è proprio quella che la pietà popolare ha trasformato in un santo.
In conclusione, se si considerano nel loro complesso tutte le funzioni esercitate dal Dio Anubi nel corso della sua esistenza si può affermare che il suo ruolo fu quello ell'intermediario: tra la vita e la sopravvivenza nell'aldilà (mummificazione); tra la terra e gli Inferi (psicopompo); tra i defunti e gli Dei e gli spiriti maligni (oppositore di Seth e legionario); tra gli Dei e gli uomini (mago e conduttore delle processioni); tra uomini e donne (filtri d'amore).
NB. La documentazione è stata trattata dall'esperto di Egittologia Gilberto Modonesi, avvalendosi anche di alcune fonti (perlopiù libri).
Potete trovare questo documento in formato pdf nel sito www.egittologia.net
Le frasi sottolineate sono aggiunte della sottoscritta.
ANUBI
a cura di Gilberto Modonesi
INTRODUZIONE
Anubi è una delle più antiche e importanti divinità egizie. L'immagine di un canide graffita su un'etichetta di una giara d'olio, ritrovata ad Abido, intestata al re Aha (I dinastia). Le sue feste sono ricordate nella Pietra di Palermo relativamente a due re della I dinastia. La presenza di Anubi si riscontra anche su reperti dei re Djer e Qaa e su altri monumenti privati, sempre della prima dinastia. Anche i Testi delle Piramidi, assegnano ad Anubi una parte sostanziale. Il suo culto risale quindi ai primordi della civiltà egiziana e perdura fino al periodo greco-romani e lascia qualche traccia di sé anche in epoca cristiana.
L'animale che rappresenta Anubi è una figura di canide di colore nero: il colore non ha riferimenti con la realtà fisica dell'animale, ma è simbolo di rinascita.
Le relazioni familiari di Anubi sono controverse; come capita spesso nella mitologia egizia. Il mito più conosciuto racconta che Anubi è il frutto di una relazione adulterina del Dio Osiride con la sorella Nefti e che Iside, la sorella e sposa di Osiride, lo accetta poi come figlio. Come tale Anubi compare con un ruolo importante nel ciclo osiriano.
Anche la dea vacca Hesat, la nutrice degli Dei e dei fanciulli regali, è considerata madre di Anubi sia nei Testi delle Piramidi (§ 2080) che nel Papiro Jumilhac., una attestazione che va dall'Antico Regno fino al periodo greco-romano. Anubi, che era già la divinità tutelare nel XVII distretto dell'Alto Egitto, a partire dalla Basse Epoca diventa anche la principale divinità del XVIII distretto, a dimostrazione della sua crescente importanza nel pantheon egizio. La triade divina di questo distretto è costituito dalla dea Hesat, dal toro Mnevis e da Anubi come figlio.
Anche la dea gatta Bastet viene talvolta indicata come madre di Anubi, ma il significato di tale filiazione è oscuro e forse deriva dalla stretta associazione di Bastet con la dea Iside.
Altri ancora indicano che Nefti e Seth fossero i genitori di Anubi e che qust'ultimo era anche indicato come fratello di Osiride mentre, inizialmente, negli antichi testi non venivano citati né genitori né coniuge. La dea Qeb-hwt, anche conosciuta come Kebechet ossia "Colei che versa l'acqua fresca" che ristorava i defunti era considerata la figlia di Anubi e qualche volta la sorella.
La sua paredra era la dea Anput avente anche lei per simbolo il canide ed un centro di culto sempre nel XVII distretto dell'Alto Egitto. La forma mista di corpo umano e testa di canide non deve far credere che gli Egizi immaginassero e adorassero un dio semi-umano ma significa che essi vedevano nel cane randagio, della Valle del Nilo, la possibile forma, detta ipostasi, dell'apparizione del dio Anubi.
In nome egizio di Anubi è Inpw. Il Papiro Jumilhac propone cinque diverse spiegazioni di questo nome, sostanzialmente dei giochi di parole. E' probabile che la vera origine del nome si trovi nel termine inp il cui significato è "cucciolo di cane". Si ritiene che nel periodo pre e protostorico il cane sia stato assunto anche come animale rappresentativo del re. Ciò spiegherebbe l'origine del termine inpw anche per significare "fanciullo regale, giovane principe".
La maggior diffusione del culto di Anubi avviene in epoca greca-romana, avendo come centro Alessandria, grazie ai caratteri originali della sua personalità. Anubi diventa, con Serapide, Iside e Harpocrate, una delle quattro divinità principali di questo periodo. Nel mondo alessandrino la sua personalità si modifica profondamente. Egli viene associato al dio greco Hermes (e al dio romano Mercurio) perdendo gran parte dei suoi caratteri funerari. Le iscrizioni a lui rivolte lo sollecitano a procurare la felicità dei viventi che lo invocano come divinità cosmica: "il dio che regna sulla terra"... "sotto terra"... "in cielo". In questo periodo Anubi va oltre le sue competenze funerarie e acquisisce un ruolo importante in altri settori.
GLI EPITETI CHE DEFINISCONO IL RUOLO FUNERARIO DI ANUBI
Quattro epiteti connotano sempre Anubi fin dai tempi più antichi:
- Signore della necropoli
- Colui che è sulla montagna (la necropoli)
- Colui che è predisposto ai bendaggi
- Colui che presiede al padiglione divino (la tenda di purificazione)
Questi epiteti indicano che Anubi è per antonomasia il dio che si occupa della ricostituzione dei corpi dei defunti, dei funerali e della sepoltura.
L'epiteto "Colui che è preposto ai bendaggi" stabilisce un legame tra Anubi e la nebride che è designata nello stesso modo.
Si chiama nebride una pelle di cerbiatto legata a un palo e che cola sangue in una bacinella: nelle rappresentazioni essa appare usualmente associata all'immagina di Osiride. In una prima versione il Papiro Jumilhac racconta che Anubi, dopo aver ritrovato le membra sparse di Osiride, strappo i papiri del Delta per assemblare con essi le membra del dio. Segue un'altra storia più complessa che vede come protagonisti gli dei Iside, Nemty e Hesat. In ogni caso la nebride è strettamente connessa ad Anubi.
Il cane nero Anubi si presenta spesso accucciato sopra un cofano o un edificio che contiene oggetti misteriosi: la lettura esplicativa di tale rappresentazione è "Colui che sta sul segreto", "Colui che presiede ai segreti".
Altri epiteti sono:
- Guida delle Due Terre
- Signore del cofano-hen
In quanto "signore del cofano" (il sarcofago ligneo), Anubi si identifica con il cofano stesso.
Anubi compare anche come prete nel "rituale dell'apertura della bocca". In tale veste le rappresentazioni mostrano il dio che con una specie di accetta di ferro "apre la bocca" alla mummia del defunto.
ANUBI SIGNORE DELLA BILANCIA E PSICOPOMPO
Nel Nuovo Regno compaiono molte rappresentazioni con il giudizio del defunto davanti al dio dei morti Osiride. Queste rappresentazioni, conosciute con il termine di psicostasia, mostrano la pesatura del cuore del defunto rispetto alla piuma di struzzo che simboleggia Maat, la dea dell'ordine e della giustizia, in presenza degli dei Thot e Anubi, oltre ai 42 giudici dell'aldilà. Per questa sua presenza Anubi, spesso in associazione con il dio Horus, è anche "il signore della bilancia", un epiteto che condivide con Thot: "colui che pesa". Anubi è anche "colui che conta i cuori". Da questo suo ruolo emerge anche una ulteriore funzione di Anubi, quella di "giudice".
Nella sua stessa funzione di scriba Thot registra il risultato del giudizio: invece Anubi è rappresentato mentre tiene il defunto per mano conducendolo al giudizio o alla presenza di Osiride, dio dei morti e giudice supremo.
Questo ruolo di Anubi è conosciuto già dai Testi dei Sarcofagi che segnalano il dio come "guida dei beati sui sentieri che conducono al Bel Occidente". Ma nella iconografia questo ruolo si esplicita. Ma nella iconografia questo ruolo si esplicita solo a partire del Nuovo Regno e si potrae fino al periodo greco-romano.
Una delle immagini emblematiche di Anubi psicopompo si trova nella tomba di Harwa ( XXV dinastia) nella necropoli dell'Assasif: Anubi accompagna Harwa nel trapasso, tenendolo per mano fino ad incontrare la statua di Osiride sul fondo della cappella (aldilà). Alcuni grandi dipinti sul lino lasciano solo intuire questo ruolo di Anubi: il defunto è rappresentato tra Anubi ed Osiride, quindi è evidente che grazie ad Anubi il defunto ha raggiunto la sua destinazione finale. Questi dipinti in lino si trovano nel museo di Swansea. Interessanti sono anche le numerose stele in pietra ritrovate a Kom Abu Billu, nella necropoli di Terenuthis, del I-II-III sec d.C. La grande maggioranza di queste stele mostra un cane accucciato, o una coppia di cani, vicino al defunto o ai defunti. I testi sono muti sulla presenza del cane. Tale presenza va probabilmente interpretata considerata la globalità delle funzioni di Anubi: imbalsamatore, garante della ricomposizione del corpo; Signore della sepoltura e dei riti legati ai funerali; guida nell'aldilà. In queste stele insieme all'immagine del defunto sono rappresentati oggetti che alludono ad un banchetto: queste scene confermano l'usanza di simulare un pasto del defunto cob Anubi, presente magicamente in una statua, con la successiva reale partecipazione dei vari dolenti al banchetto funebre. Esiste una illustrazione, che si trova al Museo del Louvre, del cofano funerario di Hetepimen in cui fue figure di Anubi stanno aprendo, o chiudendo, le due porte dell'aldilà. Anubi nella sua forma canina è ben conosciuto come "Custode delle porte dell'Aldilà", anche grazie al sigillo della necropoli regale tebana, ritrovato in più copie nella tomba di Tutankhamon: un canide accucciato sovrasta le immagini di nove prigionieri di etnia asiatica e africana. Il ruolo di Anubi come custode delle porte dell'aldilà è ben precisato dal papiro del Louvre n. 3279, di epoca tolemaica (III-II sec. a.C), in cui il defunto implora Ra con queste parole: "Fa che Anubi mi apra le porte dell'Ade!". Il ruolo di Anubi come guardiano delle porte consegue logicamente dalla sua funzione di psicopompo: Anubi accompagna le "anime" dei beati verso gli Inferi/l'Ade, e poi apre loro le porte dell'aldilà. A partire dal secondo sec. d.C si afferma l'usanza di legare etichette di legno alle mummie con i dati identificativi del defunto. Queste etichette sostituivano le stele. Spesso su un lato di queste etichette era disegnato con un tratto nero un cane seduto con una vistosa chiave al collo, la chiave che apriva le porte degli inferi; talvolta, davanti alle zampe anteriori, è rappresentata una torcia accesa. Questa immagine non appartiene alla simbologia egizia, ma è mutuata dalle immagini greco-romane relative al soggiorno dei morti. La figura del cane con la chiave al collo compare su stucchi dipinti su una base di lino, su strisce di tela e su sarcofagi.
Nel naos del tempio di Wadi es-Sebua, fatto edificare da Ramesse II, i copti hanno dipinto sopra le immagini delle imnagini egizie, la figura di San Pietro che mostra in primo piano le chiavi del Paradiso Questa immagine di S. Pietro si è diffusa e affermata connotandolo nel ruolo di custode delle porte del Paradiso. Le chiavi di Anubi si sono trasferite al principe degli apostoli, il fondatore della Chiesa di Cristo.
ANUBI E IL RAMO DI PALMA
Su un pilastro della tomba anonima n. 40 della Valle delle Regine (XIX dinastia) è dipinto il Dio Anubi, nella sua forma di uomo e testa di canide, che tiene in mano un ramo di palma. Apuleio ci dà una vivida conferma che il ramo di palma è associato al Dio Anubi: "Ecco il terribile messaggero che fa la spola tra gli Dei del cielo e dell'Inferno avanzare con il capo eretto e il volto metà nero e metà giallo come l'oro, drizzando alteramente il suo collo di cane: Anubi, che con la sinistra mano recava il caduceo e con l'altra scuoteva un ramo di palma". Infatti nel mondo alessandrino Anubi viene associato al Dio greco Hermes. Le iscrizioni a lui rivolte lo sollecitano a procurare felicità dei viventi e lo invocano come Divinità cosmica:"il Dio che regna sulla terra", "il Dio che regna sotto la terra", "il Dio che regna in cielo". Varie sculture del periodo greco-romano mostrano Anubi che tiene in pugno o che ha presso a sè un ramo di palma. Ma Anubi non è la sola Divinità a manneggiare il ramo di palma. Nel periodo greco-romano le Divinità del cielo; Horus, Iside, Nefti e Osiride sono talvolta rappresentate con il ramo di palma. Il significato del ramo di palma nelle rappresentazioni è dovuto al fatto che "Se la palma appare come un simbolo di immortalità nel periodo greco-romano, essa è pure insegna di vittoria per i Latini, come è sottolineato dall'espressione palmae vicitres nelle opere di Virgilio". Nelle rappresentazioni della tomba Tigrane c'è una scena che raffigura Iside e Nefti a tenere il ramo di palma, nell'altra scena è Osiride a tenerne una in ogni pugno. Due immagini di cane seduto sono comunque presenti in queste scene.
Anche Thot è spesso segnalato come il Dio che esibisce il ramo di palma. Si ritiene che questo simbolo gli sia dovuto in quanto Egli è "il Dio della scrittura e della misura del tempo" e come tale Egli conferisce alla palma il simbolo di vita eterna. Il ramo di palma manifesta la sua importanza nella religione egizia tardiva con riguardo a varie divinità, in particolare al dio greco Hermes, anche se essa è un simbolo caratteristico di Anubi. La nozione di vittoria connessa al ramo di palma nel contesto funerario afferma la vittoria del defunto sulle forze del male. Nel suo significato di vittoria sulla morte, il ramo di palma è andato ben oltre il periodo greco-romani. Esso ha trovato una collocazione ideale nei dipinti rinascimentali: un ramo di palma è tenuto in punto da santi che hanno subito il martirio. Il messaggio è chiaro: grazie al martirio questi santi hanno vinto la morte e si sono guadagnati il Paradiso.
HERMANUBI
Fin dal Nuovo Regno i ruoli di Anubi e di Thot risultano spesso associati, sia come "guida di anime", sia come "signore della bilancia". Nel periodo greco-romano Thot è identificato come Hermes e la sovrapposizione del suo ruolo con quello di Anubi dà luogo alla Divinità sincretistica Hermanubi. Gli attributi di Hermanubi sono il caduceo e le ali talari, derivati da Hermes, e la tests canina di Anubi. Il ramo di palma è un attributo di entrambi. Gli epiteti di Hermanubi sono: Colui che porta alla vittoria, Dio grande, Colui che ascolta e Colui che esaudisce. Molte rappresentazioni di questo periodo si riferiscono di fatto ad Hermanubi: anche nella processione descritta da Apuleio, Anubi nella mano sinistra reca il caduceo, lo strumento tipico di Hermes. Nel periodo greco-romano molte statue di un personaggio a testa canina lo mostrano accocciato alla romana, con una tunica corta o lunga e una clamide sulle spalle. Una statua di Hermanubi la si può trovare nei Musei Vaticani.
ANUBI COME BOVARO
Il Papiro Jumilhac riporta che Anubi è figlio della Dea Hesat. Questa filiazione procura ad Anubi vari titoli che stabiliscono la sua signoria sulle mandrie di bovini:
- il Signore delle vacche da latte
- Il buon mandriano
- il Sovrano dei tori da combattimento.
In quanto preposto alle mandrie, Anubi sovrintende al sacrificio dei bovini affinchè si compia il rituale dell'offerta. In questa veste i titoli che qualificano Anubi sono:
- capo dei buoi da sacrificio
-capo dei macellai
Tavolta Anubi è anche direttamente impegnato nel rituale dell'offerta.
ANUBI COME MAGO
Nel periodo greco-romano Anubi gode anche di un ruolo cosmico che alimenta la fede e le speranze del popolo che si manifestano direttamente nei suoi confronti con richieste e invocazioni che fanno ricorso alla magia. Numerosi sono i casi di divinazione attuati con l'uso di differenti strumenti per indovinare il futuro. Nelle richieste di divinazione ci si rivolge ad Anubi con titoli come:
- il Faraone della Duat
- il Faraone degli occidentali
- Colui il cui viso è forte fra gli Dei
- l'elevato
- il potente
- Anubi dal bel viso.
Come mago Anubi procurava anche filtri d'amore per suscitare passioni in uomini e (sopratutto) donne mediante sogni erotici.
ANUBI IL LEGIONARIO ROMANO
Talvolta nelle rappresentazioni Anubi compare in uniforme da legionario romano. L'iconografia dell'Anubi guerriero si manifesta in epoca romana per indicare il combattente coraggioso difensore del cadavere di Osiride. Già nel Papiro Jumulhac le imprese belliche di Anubi contro Seth hanno lo scopo di difendere gli umori di Osiride in putrefazione, bdnefiche per la fertilità del suolo. Da notare che nel conflitto con Seth, Anubi si trasforma spesso nel Dio Horus offrendo un arricchimento della sua personalità rispetto ai tradizionali tratti funerari. L'Anubi legionario romano è posto a difesa della cripta tombale da invadenze di spiriti nefasti. In questo tipo di rappresentazione si fondono due concetti:
- la concezione egizia che assegnava ad Anubi il ruolo di guardiano della spoglia di Osiride
- l'idea che l'esercito e i legionari romani fossero per antonomasia i rappresentanti della funzione militare vittoriosa.
Nella tomba di Kom el-Shoqafa sono presenti due straordinarie figure di Anubi legionario romano sulle pareti della porta che conduce alla cripta: l'immagine sulla destra mostra una normale figura di Anubi in divisa da legionario; l'immagine a sinistra è analoga per la parte superiore del corpo, nentre la parte inferiore termina con la forma di un serpente attorcigliato. Il serpente richiama l'Agathodemon, le due fugure di serpente con sopra una testa di Medusa scolpite presso le due imnagini di Anubi legionario. In alcune statue e statuette Anubi compare abbigliato e atteggiamo come imperatore. Si realizza in queste immagini una sorta di potenziamento della figura di Anubi legionario, essendo l'imperatore al vertice delle virtù militari del vittorioso esercito romano. Una grezza statuetta bronzea nel Museo del Louvre mostra Anubi a cavallo in uniforme militare nella positura tipica delle statue equestri imperiali. Essa manifesta l'aspetto trionfante di Anubi, la sua Vittoria sulla morte.
ANUBI SAN CRISTOFORO
L'iconografia e la leggenda di Cristoforo ci mostrano il santo mentre traghetta un fiume sulle spalle Gesù fanciullo. Nei dipinti antichi di origine bizantina S. Cristoforo è rappresentato a testa canina. Gli agiografi del santo tendono a spiegare questo particolare con le caratteristiche fisiche del.personaggio: un brutale gigante, di nome Reprobo, di straordinaria forza fisica. Altri autori, non dediti alla agiografia, da tempo sospettano che il volto canino di S. Cristoforo dimostri che egli è di fatto la trasformazione cristiana del Dio egizio Anubi.
Nella iconografia religiosa egizia sono note fin dalla XI dinastia rappresentazioni di Divinità che incedono portando sulle spalle o sulla testa l'immagine di un fanciullo. In una fascia di rilievi - stele di Akbau - è rappresentata una figura maschile che porta sulle spalle un fanciullo. Analoghe rappresentazioni si trovano nelle tombe TT 60 (XII din.), TT 82 e TT 92 (Nuovo Regno) nella necropoli di Qurna. Nella tomba di Tutankhamon è stata trovata una statuetta in legno dorato che mostra l'immagine del re seduta sulla testa di Menkeret, una Divinità che in altri contesti si presenta come una Dea leontocefala. Questa stessa Divinità con un fanciullo seduto sulla testa è dipinta nella tomba di Sethi II. Anche il capitolo 168 A del Libro dei Morti è illustrato da vignette simili ai rilievi della stele di Akbau. Anche in alcune grezze statuine di Epoca Tarda mostrano il Dio Bes o altri anonimi personaggi che tengono sulle spalle un fanciullo: si tratta di talismani che hanno lo scopo di auspicare una felice maternità. Un gruppo statuario in bronzo del Museo di Leida mostra un giovane essere (un fanciullo o un cucciolo di scimmia) sopra le spalle del Dio Harpocrate durante una processione fallica: il significato di questo gruppo statuario si articola sul processo che dalla morte conduce alla resurrezione. Infine non va dimenticato un altro tipo di appresentazione che illustra la nascita del Dio solare: la Dea vacca Ihet, madre del sole, porta seduto sul suo capo, tra le corna, una figura rappresentativa del Dio sole fanciullo. Secondo Conteggiani, Ihet tiene il giovane sole "tra le sue corna per proteggerlo, mantenendolo sia fuori all'acqua che dall'attenzione dei suoi nemici". Tutte queste rappresentazioni, seppure non chiarificate nel loro significato da testi specifici, sono interpretate dagli studiosi in termini significativi convergenti: difesa del defunto, sua rigenerazione ed elevazione dalla terra verso il cielo. Dopo questo excursus sulle Divinità egizie rappresentate con un fanciullo portato a spalla o sulla testa, torniamo a Cristoforo e al suo volto canino. Cosa racconta la leggenda di S. Cristoforo? Reprobo, così si chiamava allora Cristoforo, dopo alcune imprese al servizio del re e poi del diavolo, decide di vivere come eremita in riva a un fiume dalle acque impetuose. Qui egli aiuta i viaggiatori a traghettare il fiume ponendoli sul suo dorso e aiutandosi con un bastone a frangere la corrente. Un giorno gli si presentò un bambino: Reprobo caricò sulle sue spalle il bambino, leggerissimo, che però a metà guado era diventato così pesante da mettere in difficoltà il gigante. Guadagnata a stento la riva Reprobo si rivolse al bambino dicendo:"è come se avessi avuto il mondo intero sulle spalle!". Rispose il bambino:"Sulle tue spalle non solo hai ricevuto il mondo intero, ma anche colui che l'ha creato". Il bambino gli rivelò di essere Cristo, lo battezzò e gli predisse il martirio. Cristoforo entrò poi nell'esercito romano ed avendo rifiutato di rinnegare la fede cristiana fu torturato ed ucciso. Il nome Cristoforo significa "portatore di Cristo". Qualcuno ritiene che il traghetto del fiume sia una metafora del passaggio dalla vita alla morte, espletando l'analogo ruolo del Dio Anubi. Una conferma indiretta della trasformazione di Anubi in Cristoforo ci viene fornita, per l'Epoca Tarda e il periodo greco-romano, dalla particolare relazione di Anubi con il disco lunare e con il Dio dei morti Osiride. Come imbalsamatore Anubi viene rappresentato con il corpo leggermente chinato sulla mummia di Osiride-il defunto. Alcune immagini templari ostrano Anubi che ha davanti a sè il disco lunare e il suo corpo è leggermente flesso in avanti, esattamente come nelle scene che lo mostrano come imbalsamatore. Altre immagini templari presentato invece Anubi in posizione eretta che tiene tra le mani ad altezza del volto o addirittura sulle spalle il globo lunare. Anche nelle statue di Anubi (o Hermanubi) dello stesso periodo si vede che sul capo del Dio è collocato un disco lunare.
L'identificazione di Osiride con luna è certa, come si legge per la prima volta in modo splicito in un testo di Ramesse IV: "Tu (Osiride) sei la luna nel cielo; tu ringiovanisci secondo il tuo desiderio o diventi vecchio quando tu vuoi". Le immagini della luna-Osiride a terra davanti ad Anubi e la luna-Osiride sollevata in alto da Anubi si rivelano quindi una metafora del ruolo del Dio nel processo che va dalla morte alla rinascita, garante della resurrezione e di una ripetizione di nascite, come Osiride-luna. La leggenda di S. Cristoforo narra che egli, ancora nei panni di Reprobo, prese sulle spalle un fanciullo, Gesù, che durante il raghettamento aumentò il suo peso mano a mano che diventava un uomo maturo Cristo. In parallelo, le immagini di Anubi con il disco lunare mostrano che la luna nuova si fa piena. Dopo aver traghettato il fiume, Reprobo viene convertito ed entra così in una nuova fase di vita: come pagano l'attendeva la dannazione eterna; la conversione è come una rinascita che gli apre la via per ottenere la gloria dei cieli. Inoltre sia Osiride che Cristo subiscono il martirio e poi risorgono per assicurare ai giusti la Resurrezione e la vita eterna. È difficile che sia dovuto al caso lo stretto parallelismo del ruolo di Anubi con quello di Cristoforo. È quindi lecito pensare che in Egitto si sia realizzato la strana mescolanza che fa rivivere l'antico Dio egizio Anubi in un santo cristiano ancora attuale. Per paradosso Anubi, la Divinità più derisa dagli autori greci e romani per il suo aspetto canino, è proprio quella che la pietà popolare ha trasformato in un santo.
In conclusione, se si considerano nel loro complesso tutte le funzioni esercitate dal Dio Anubi nel corso della sua esistenza si può affermare che il suo ruolo fu quello ell'intermediario: tra la vita e la sopravvivenza nell'aldilà (mummificazione); tra la terra e gli Inferi (psicopompo); tra i defunti e gli Dei e gli spiriti maligni (oppositore di Seth e legionario); tra gli Dei e gli uomini (mago e conduttore delle processioni); tra uomini e donne (filtri d'amore).
NB. La documentazione è stata trattata dall'esperto di Egittologia Gilberto Modonesi, avvalendosi anche di alcune fonti (perlopiù libri).
Potete trovare questo documento in formato pdf nel sito www.egittologia.net
Le frasi sottolineate sono aggiunte della sottoscritta.