CAPITOLO 4: la Messa Nera. Tipi, filosofia e cenni legali.
Jun 8, 2014 6:45:11 GMT
Post by Kurtz Rommel on Jun 8, 2014 6:45:11 GMT
Come già detto nel mio precedente articolo, esistono diversi tipi di possibilità per i Satanisti di incontrarsi e riunirsi tra loro, a vario titolo e per vari motivi.
Ci stiamo quindi avvicinando, qui, al concetto della “messa nera”.
La “messa nera” effettivamente esiste.
Escludiamo per un attimo le tristi vicende della cronaca nera, su cui mi sono già pronunciato.
Escludiamo anche i momenti legati alle festività pagane, che più che una “messa nera” sono solo dei momenti di aggregazione goliardica e ritualistica, come ho detto sopra.
La cosiddetta “messa nera” è un altro tipo di evento, legato a gruppi ben più organizzati di altri, a cui è difficile accedere e che impone tutta una serie di regole e vincoli precisi e netti.
Esistono di norma due tipi di “messa nera”: quella privata, se così la vogliamo definire, e quella a tutti gli effetti segreta. Quella definita come privata è presente in gruppi pubblicamente riconosciuti, come per l’appunto la Chiesa di Satana, ed ha le caratteristiche di un evento riservato solo agli iscritti al gruppo. Quella segreta, invece, è il momento di riunione di altri tipi di congrega, come per esempio sono le varie Chiese di Satana presenti a Torino. Queste non hanno una loro visibilità pubblica, non hanno siti web o gruppi sui social network, e spesso operano in totale anonimato.
Circolano diverse teorie e leggende urbane sul loro operato, ovviamente da confermare o smentire ma tutte quante abbastanza macabre. Si parla di sacrifici di animali o neonati, di evocazioni di spiriti maligni, di orge e promiscuità in stile “eyes wide shut”. Prove concrete, però, finora nessuna.
Questi due tipi di “messa nera” partono da due punti di vista totalmente opposti, anche se l’aspetto esteriore è simile. Ambedue hanno una persona officiante, preghiere, oggetti cerimoniali e una ben definita “scaletta” di preparazione del rituale e suo compimento.
Quali sono questi punti di vista, però?
Molto semplice: lo “psicodramma” evidenziato da LaVey da una parte, ed il rituale “di richiesta ” dall’altra. Sono due modi di vedere ed ottenere la stessa cosa totalmente diversi.
Il punto di partenza è sempre lo stesso. La volontà di ottenere dei concreti risultati materiali.
Maggior potere, la morte o la guarigione di qualcuno, un guadagno, insomma un risultato tangibile.
Lo “psicodramma” è la teorizzazione, da parte di LaVey, della necessità dell’uomo di adottare dei simboli e delle rappresentazioni archetipiche, che lo avvicinino di più alla soddisfazione delle sue aspettative. La “messa nera” diventa, quindi, un momento di rappresentazione quasi teatrale, nel quale i partecipanti esternano le loro richieste ed aspettative. LaVey fu molto chiaro nel suo modo di intendere questo “psicodramma”: non lo intendeva come un momento di unione con qualche inesistente divinità a cui chiedere qualcosa, bensì come il modo per smuovere delle energie già naturalmente presenti in ognuno, indirizzarle ed istruirle a compiere un dato compito. Per lui la “messa” era solo il modo per evocarle: avendo l’uomo bisogno, cosa in effetti vera, di simboli, il modo migliore per risvegliare questa energia archetipica era quello di usare dei simboli, rappresentando la situazione auspicata in modo tangibile e riconoscibile.
Rappresentare significa evocare, come nelle pitture rupestri delle scene di caccia, che servivano in fin dei conti proprio ad auspicare agli uomini una buona caccia.
Un modo di vedere le cose in fin dei conti ateo, ma LaVey era un razionalista convinto ed ateo.
Dall’altro lato, invece, si trova il contraltare dello “psicodramma”, e cioè la vera e propria “messa”.
Questo tipo di rituale è celebrato soprattutto dagli appartenenti alla scuola Tradizionale ed a quella Occultista: i Tradizionali sono dediti “solo” alle divinità “infernali”, mentre gli Occultisti si occupano anche di magia “generica”, senza limitarsi solo alla parte legata al Satanismo.
In pratica un Tradizionale chiederà solo a Satana un aiuto, mentre un Occultista potrà celebrare anche un rituale legato ad una divinità del pantehon egizio o sumero.
Il punto comune è però dato dal totale ribaltamento concettuale rispetto a quello evidenziato dallo “psicodramma” laveyano. Mentre un Satanista Razionale ritiene di compiere una rappresentazione teatrale, con cui sfogare le sue aspettative, Tradizionale ed Occultista intendono, con il loro rituale, creare un canale di comunicazione tra loro ed una divinità reale ed esistente, con cui interagire.
Si tratta di un concetto identico a quello delle chiese “di mano destra”, chiesa cristiana in primis.
Da qui in poi le differenze si fanno, ad un occhio inesperto, inesistenti, ed i rituali seguono solo l’andamento del gruppo che li celebra: si va dai più estremizzati, il cui scopo è svilire ed offendere le chiese “antagoniste” con maledizioni e vilipendi ad ostie ed oggetti sacri, a rituali che invece hanno solitamente lo scopo di favorire i propri adepti senza tirare in causa altre dottrine, alle quali sono di norma del tutto indifferenti. Elemento comune a tutti è la segretezza del modo di agire, che alimenta quindi dicerie e illazioni di vari generi: dicerie a volte purtroppo fondate, ma spesso false e riportate sempre peggio da tanta stampa di parte o prezzolata allo scopo.
Ci si potrà chiedere: ma la “messa nera” è legale? Veramente è possibile celebrarne una?
Bene, tecnicamente parlando sì.
Questo è incredibile ma vero, e ragionandoci su si capisce senza problemi. Tra l’altro non è nemmeno una novità degli ultimi anni, infatti già nell’Europa occidentale il primo documento legislativo riguardante la libertà religiosa è l’ Editto di Torda, del1568, voluto esplicitamente dal Principe Giovanni II d’Ungheria.
Oggi la libertà religiosa è tutelata dalla maggior parte degli Stati, con appositi articoli delle loro Costituzioni e, in sede internazionale, dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, emanata e ratificata dagli stati appartenenti all’ONU nel 1948.
In Italia la Costituzione tutela questo diritto agli articoli 3, 7, 8, 19, 20, 21, 117 co. 2 lett. C ed E. Questo, ovviamente, considerando anche leggi apposite, come per esempio il Concordato fra Stato e Chiesa, erede dei Patti Lateranensi, nonché tutti gliaccordi fra lo Stato e diverse altre religioni, come quella Ebraica, quella Mussulmana o quella Induista, resi possibili dal principio di laicità dello Stato e dalla quindi totale uguaglianza di ogni cittadino di fronte ad esso, a prescindere dal suo credo religioso. Ovviamente un credo non deve istigare alla delinquenza: in caso di reati, un appartenente ad una qualsiasi forma di culto non può giustificare il suo operato con motivazioni di ordine “religioso”. A questo proposito è utile fare l’esempio dei Sikh, presi da anni in una feroce diatriba con lo Stato in quanto tenuti, per motivi religiosi, a portare un pugnale cerimoniale, che però risulta essere legalmente classificato come arma bianca, quindi di libera detenzione ma non di libero porto. Insomma, fino a che non si delinque si può credere anche alla cose più strane.
Questo concetto si può applicare anche al Satanismo: fino a che un Satanista non commette alcun reato, non è in alcun modo discriminabile o perseguibile, in quanto sta rispettando le leggi statali.
Resta ovviamente assodato il fatto che in un’aula di tribunale, oltre ad essere punito per eventuali reati, un Satanista ha la sicurezza pressochè totale di essere trattato, diciamo così, con un’occhio di riguardo per la sua appartenenza religiosa…
Questi problemi, comunque, sono puramente teorici. Un vero Satanista, di qualsiasi corrente sia, ha come imperativo tra gli altri proprio quello di rispettare la vita e le leggi dello stato in cui vive.
In questo articolo ho parlato del Satanismo in senso generale, e della sua collocazione a livello legislativo. Nel prossimo, inizieremo ad entrare nel dettaglio, cominciando a vedere le differenze tra tutte le varie correnti del Satanismo. Insomma, i Satanisti, fino a qui, sembrano comportarsi tutti allo stesso modo: ma allora, cosa cambia tra di loro? La risposta inizierà dal prossimo articolo.
Ci stiamo quindi avvicinando, qui, al concetto della “messa nera”.
La “messa nera” effettivamente esiste.
Escludiamo per un attimo le tristi vicende della cronaca nera, su cui mi sono già pronunciato.
Escludiamo anche i momenti legati alle festività pagane, che più che una “messa nera” sono solo dei momenti di aggregazione goliardica e ritualistica, come ho detto sopra.
La cosiddetta “messa nera” è un altro tipo di evento, legato a gruppi ben più organizzati di altri, a cui è difficile accedere e che impone tutta una serie di regole e vincoli precisi e netti.
Esistono di norma due tipi di “messa nera”: quella privata, se così la vogliamo definire, e quella a tutti gli effetti segreta. Quella definita come privata è presente in gruppi pubblicamente riconosciuti, come per l’appunto la Chiesa di Satana, ed ha le caratteristiche di un evento riservato solo agli iscritti al gruppo. Quella segreta, invece, è il momento di riunione di altri tipi di congrega, come per esempio sono le varie Chiese di Satana presenti a Torino. Queste non hanno una loro visibilità pubblica, non hanno siti web o gruppi sui social network, e spesso operano in totale anonimato.
Circolano diverse teorie e leggende urbane sul loro operato, ovviamente da confermare o smentire ma tutte quante abbastanza macabre. Si parla di sacrifici di animali o neonati, di evocazioni di spiriti maligni, di orge e promiscuità in stile “eyes wide shut”. Prove concrete, però, finora nessuna.
Questi due tipi di “messa nera” partono da due punti di vista totalmente opposti, anche se l’aspetto esteriore è simile. Ambedue hanno una persona officiante, preghiere, oggetti cerimoniali e una ben definita “scaletta” di preparazione del rituale e suo compimento.
Quali sono questi punti di vista, però?
Molto semplice: lo “psicodramma” evidenziato da LaVey da una parte, ed il rituale “di richiesta ” dall’altra. Sono due modi di vedere ed ottenere la stessa cosa totalmente diversi.
Il punto di partenza è sempre lo stesso. La volontà di ottenere dei concreti risultati materiali.
Maggior potere, la morte o la guarigione di qualcuno, un guadagno, insomma un risultato tangibile.
Lo “psicodramma” è la teorizzazione, da parte di LaVey, della necessità dell’uomo di adottare dei simboli e delle rappresentazioni archetipiche, che lo avvicinino di più alla soddisfazione delle sue aspettative. La “messa nera” diventa, quindi, un momento di rappresentazione quasi teatrale, nel quale i partecipanti esternano le loro richieste ed aspettative. LaVey fu molto chiaro nel suo modo di intendere questo “psicodramma”: non lo intendeva come un momento di unione con qualche inesistente divinità a cui chiedere qualcosa, bensì come il modo per smuovere delle energie già naturalmente presenti in ognuno, indirizzarle ed istruirle a compiere un dato compito. Per lui la “messa” era solo il modo per evocarle: avendo l’uomo bisogno, cosa in effetti vera, di simboli, il modo migliore per risvegliare questa energia archetipica era quello di usare dei simboli, rappresentando la situazione auspicata in modo tangibile e riconoscibile.
Rappresentare significa evocare, come nelle pitture rupestri delle scene di caccia, che servivano in fin dei conti proprio ad auspicare agli uomini una buona caccia.
Un modo di vedere le cose in fin dei conti ateo, ma LaVey era un razionalista convinto ed ateo.
Dall’altro lato, invece, si trova il contraltare dello “psicodramma”, e cioè la vera e propria “messa”.
Questo tipo di rituale è celebrato soprattutto dagli appartenenti alla scuola Tradizionale ed a quella Occultista: i Tradizionali sono dediti “solo” alle divinità “infernali”, mentre gli Occultisti si occupano anche di magia “generica”, senza limitarsi solo alla parte legata al Satanismo.
In pratica un Tradizionale chiederà solo a Satana un aiuto, mentre un Occultista potrà celebrare anche un rituale legato ad una divinità del pantehon egizio o sumero.
Il punto comune è però dato dal totale ribaltamento concettuale rispetto a quello evidenziato dallo “psicodramma” laveyano. Mentre un Satanista Razionale ritiene di compiere una rappresentazione teatrale, con cui sfogare le sue aspettative, Tradizionale ed Occultista intendono, con il loro rituale, creare un canale di comunicazione tra loro ed una divinità reale ed esistente, con cui interagire.
Si tratta di un concetto identico a quello delle chiese “di mano destra”, chiesa cristiana in primis.
Da qui in poi le differenze si fanno, ad un occhio inesperto, inesistenti, ed i rituali seguono solo l’andamento del gruppo che li celebra: si va dai più estremizzati, il cui scopo è svilire ed offendere le chiese “antagoniste” con maledizioni e vilipendi ad ostie ed oggetti sacri, a rituali che invece hanno solitamente lo scopo di favorire i propri adepti senza tirare in causa altre dottrine, alle quali sono di norma del tutto indifferenti. Elemento comune a tutti è la segretezza del modo di agire, che alimenta quindi dicerie e illazioni di vari generi: dicerie a volte purtroppo fondate, ma spesso false e riportate sempre peggio da tanta stampa di parte o prezzolata allo scopo.
Ci si potrà chiedere: ma la “messa nera” è legale? Veramente è possibile celebrarne una?
Bene, tecnicamente parlando sì.
Questo è incredibile ma vero, e ragionandoci su si capisce senza problemi. Tra l’altro non è nemmeno una novità degli ultimi anni, infatti già nell’Europa occidentale il primo documento legislativo riguardante la libertà religiosa è l’ Editto di Torda, del1568, voluto esplicitamente dal Principe Giovanni II d’Ungheria.
Oggi la libertà religiosa è tutelata dalla maggior parte degli Stati, con appositi articoli delle loro Costituzioni e, in sede internazionale, dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, emanata e ratificata dagli stati appartenenti all’ONU nel 1948.
In Italia la Costituzione tutela questo diritto agli articoli 3, 7, 8, 19, 20, 21, 117 co. 2 lett. C ed E. Questo, ovviamente, considerando anche leggi apposite, come per esempio il Concordato fra Stato e Chiesa, erede dei Patti Lateranensi, nonché tutti gliaccordi fra lo Stato e diverse altre religioni, come quella Ebraica, quella Mussulmana o quella Induista, resi possibili dal principio di laicità dello Stato e dalla quindi totale uguaglianza di ogni cittadino di fronte ad esso, a prescindere dal suo credo religioso. Ovviamente un credo non deve istigare alla delinquenza: in caso di reati, un appartenente ad una qualsiasi forma di culto non può giustificare il suo operato con motivazioni di ordine “religioso”. A questo proposito è utile fare l’esempio dei Sikh, presi da anni in una feroce diatriba con lo Stato in quanto tenuti, per motivi religiosi, a portare un pugnale cerimoniale, che però risulta essere legalmente classificato come arma bianca, quindi di libera detenzione ma non di libero porto. Insomma, fino a che non si delinque si può credere anche alla cose più strane.
Questo concetto si può applicare anche al Satanismo: fino a che un Satanista non commette alcun reato, non è in alcun modo discriminabile o perseguibile, in quanto sta rispettando le leggi statali.
Resta ovviamente assodato il fatto che in un’aula di tribunale, oltre ad essere punito per eventuali reati, un Satanista ha la sicurezza pressochè totale di essere trattato, diciamo così, con un’occhio di riguardo per la sua appartenenza religiosa…
Questi problemi, comunque, sono puramente teorici. Un vero Satanista, di qualsiasi corrente sia, ha come imperativo tra gli altri proprio quello di rispettare la vita e le leggi dello stato in cui vive.
In questo articolo ho parlato del Satanismo in senso generale, e della sua collocazione a livello legislativo. Nel prossimo, inizieremo ad entrare nel dettaglio, cominciando a vedere le differenze tra tutte le varie correnti del Satanismo. Insomma, i Satanisti, fino a qui, sembrano comportarsi tutti allo stesso modo: ma allora, cosa cambia tra di loro? La risposta inizierà dal prossimo articolo.