LO SPACCIATORE DI SOGNI
May 27, 2014 14:34:26 GMT
Post by Kurtz Rommel on May 27, 2014 14:34:26 GMT
Eravamo finalmente riusciti ad aver ragione di quell’essere. Praticamente tutta la squadra era morta, falciata dalle lame che partivano dalle sue ali e dalle due fruste che aveva usato con la perizia di un master bdsm su una schiavetta. Alla buon’ora, più per culo che altro, un colpo di AK/47 era riuscito ad infilarsi in un varco apertosi per caso in quel turbinare di lame e fruste, facendogli perdere giusto quell’attimo di tempo necessario ad insistere. Da lì, le cose erano andate migliorando, fino a riuscire ad abbatterlo. Guardai Bog, l’unico sopravvissuto assieme a me. Era malridotto, ma si reggeva ancora in piedi. Raccolse il fucile, se lo mise a spalla e tracannò diversi sorsi d’acqua dal camelbak.
“Mi spieghi cosa cazzo era questa fottuta bestia? Non ci avevate detto che sarebbe stato così difficile, ho perso tutta la squadra!” mi chiese, guardandosi attorno sconvolto.
Effettivamente aveva ragione. Non gli avevamo detto proprio tutto.
“Ok Bog… ma non interrompermi, perché se no col cazzo che posso spiegarmi bene.”
Bog scrollò le spalle, sconsolato: “Ok, spara…”.
Arrivai al dunque.
Erano tutte cazzate. Il mondo non era stato creato da un Dio benevolo ed onnisciente, né l’uomo a sua immagine e somiglianza.
Era solo un mondo tra i tanti, abitato da creature che questo Dio, in realtà, aveva notato per caso, odiava e temeva. Gli angeli? Un branco di fanatici, il cui unico scopo era quello di servire questo Dio, credendo di capirne le intenzioni, e facendo le peggiori porcate in suo nome. Poco ci mancava che avessero la cintura con su scritto “Gott mit uns”.
Questo perché tutti loro avevano paura, una fottuta, disperata paura di noi.
Avevano paura della nostra vera natura, di quella scintilla divina insita in noi, in grado di riportarci davvero al nostro stadio divino, di renderci in grado di prendere davvero il loro posto.
Avevano paura della nostra vitalità, dei nostri sentimenti, delle nostre capacità, che creature eterne ed immutabili non possiedono, e quindi invidiano ferocemente.
Avevano paura delle infinite possibilità che avremmo potuto avere, precluse a tutti loro, incastrati come erano in un eterno presente, erroneamente chiamato “perfezione”.
Uno di loro, quindi, decise di tenerci in riga.
Si presentò come una divinità da adorare, impose le sue regole, ricoprì tutto il creato di una impenetrabile coltre di ignoranza, si mise una bella maschera, e iniziò a spacciare sogni. Diventò un fottuto dittatore.
Poi, un giorno, qualcosa si inceppò... L’uomo scoprì qualcosa.
Scoprì il Bene e il Male, quelli veri. Soprattutto, scoprì il Libero Arbitrio.
Contro il libero arbitrio nemmeno un Dio può nulla: poter scegliere di fare qualcosa, in totale libertà e responsabilità, senza doverne rendere conto a nessuno, demolisce ogni possibilità di dominio esterno su chi lo esercita.
Che l’uomo scegliesse di evolversi, di crescere, e potesse farlo senza nessun freno, era la peggior maledizione immaginabile, per un Dio determinato a sottometterlo.
Questa scoperta, in fin dei conti, non fu casuale: fu un altro Dio ad aiutare l’uomo. Un Dio realmente intenzionato a fare in modo che l’uomo si evolvesse, anziché limitarsi a vederci rimanere in basso, sprecandoci ogni giorno.
Un Dio non “buono”, non “malvagio”, ma semplicemente, assolutamente giusto... ci liberò dall’ignoranza e dalla sottomissione, e lo fece per puro e semplice spirito di Giustizia.
Questo Dio era quello che noi uomini chiamiamo Satana.
Uscimmo dalla ziqqurat, nel caldo sole iracheno. La squadra di spazzini stava scendendo dall’elicottero, per caricare il cadavere dell’angelo e portarlo via.
“Che ve ne fate?” chiese Bog.
Sorrisi. “Ci serve… dobbiamo conoscerli un po’ più a fondo, i nostri nemici. Sai, anche loro si evolvono, a modo loro.”