Le "teorie del complotto" come base di inchieste errate
May 26, 2014 17:55:37 GMT
Post by alessandra on May 26, 2014 17:55:37 GMT
Accedendo alla home di facebook, qualche tempo fa, mi sono imbattuta in un link contenente questa foto.
Con un misto di desolazione e disgusto, mi sono chiesta quanti di coloro che pubblicano questi link hanno mai letto uno, e dico UNO, STUDIO serio ed imparziale relativo all'argomento.
Suppongo nessuno: se lo avessero fatto, infatti, saprebbero che Rapporti governativi e non di vari stati hanno SMENTITO la sussistenza di questo tipo di fenomeni.
In merito vi è perfino un intero rapporto dell'FBI del '92.
Certo, probabilmente una lettura di questo tipo non regala al complottista di turno il mostro e il pericolo invisibile sul quale gettare fango, ma certamente renderebbe persone più corrette e cittadini più consapevoli- specie per chi della consapevolezza sociale fa vessillo, all'impavido (e quantomeno ridicolo, viste le castronerie che ne conseguono) grido di "svegliatevi!".
Generalmente mi considero una persona di rara tolleranza, ed in effetti accetto le OPINIONI di tutti, ma questo non significa che si debbano tollerare notizie fasulle spacciate per vere- per ignoranza o malafede?
Anziché fare i grandi "svelatori di complotti", certe persone dovrebbero mettersi nei panni di chi a causa di queste castronerie impunemente diffuse senza alcun riscontro ha subito indagini errate, o di chi (come me, tra l'altro) ha sofferto per gravissimi problemi familiari.
Se nel 1992 si arrivò perfino ad un rapporto dell'FBI fu proprio in conseguenza delle gravissime conseguenze, in termini di indagini errate, che questo tipo di propaganda in salsa complottista, spesso fatta propria da gruppi oltranzisti cattolici ed evangelici, aveva causato.
Penso che, globalmente, la questione possa essere analizzata in due parti, la prima delle quali attiene alla funzione sociale del complottismo.
Io non sono semplicemente immune al complottismo: gli sono ostile, e per una lunga serie di ragioni.
Il complottismo è il tracollo delle facoltà intellettive umane, è un patetico rifugiarsi dietro pericoli costruiti ad hoc come armi di distrAzione di massa.
Il complottismo è una RELIGIONE nel senso spregiativo del termine basato sull'etimologia che ne individuava Lucrezio (re-ligare, con rimando ad un vincolo, ad un limite all'affrancamento dell'intelletto umano).
Il complottismo, al pari delle religioni intese in tal senso limitativo, presuppone un approccio di tipo fideistico che non lascia alcuno spazio all'esercizio della Ragione: come tale, si basa su una serie di dogmi inverificabili e spesso ridicoli, su una serie di collegamenti inesistenti che fanno presa sulle masse perché proposti in chiave verosimile ma, ad una attenta (e talvolta anche non attenta) analisi, scorretti.
Il complottista sviluppa poi una vera e propria dipendenza da determinate teorie, e comincia egli stesso a vedere strani e pericolosi legami tra cose e situazioni palesemente sconnesse.
Comincia a vedere ovunque simboli nascosti, che intende come segnali che lo rinfrancano della veridicità delle sue convinzioni.
Come il religioso (nel senso negativo del termine sopra indicato) il complottista crede di essere depositario di un'indefinita verità, che come tale non può essere messa in discussione.
Per sua intima essenza, il complottismo si lega spesso al fenomeno dei c.d. "panici morali", riversandosi ad esempio su minoranze religiose, filosofiche o d'altro tipo.
Il concetto di panico morale fu elaborato dalla sociologia negli anni '70, ed il celebre studioso Philip Jenkins lo definì come elaborazione irrazionale che si configura come
"risultato di timori non ben definiti che finiscono per trovare un centro drammatico e semplificato in un particolare incidente o stereotipo, che quindi offre un simbolo visibile per la discussione e il dibattito".
Non è un caso dunque che il complottismo colpisca SEMPRE categorie invise alla maggioranza e/o soggette a fraintendimenti/stereotipi dovuti alla scarsa conoscenza delle stesse.
In tal modo, il complottismo martella su stereotipi preesistenti, scatenando il panico rivolto verso determinate categorie di persone.
Un meccanismo, questo, ben noto, e che può essere descritto da questa frase:
“Simili alla propaganda, i messaggi sulla paura sono ripetitivi, come stereotipi di minacce esterne e soprattutto si riferiscono al sospetto e agli altri come “cattivi”. Questi messaggi risuonano di panico morale, con la conseguenza che si deve far qualcosa non solo per sconfiggere un nemico specifico, ma anche per salvare la civiltà. Dato che tutto è a rischio, ne consegue che si devono prendere misure drastiche, che compromettono la libertà individuale e perfino le convinzioni sui “diritti”, i limiti di legge e l’etica devono essere “giustificati” e tenuti in sospeso a causa della minaccia.”
(David Altheide, “La Creazione della Paura").
La conseguenza è palese: mentre il complottista crede di lottare per il suo affrancamento, in realtà costruisce da solo il giogo della sua stessa schiavitù intellettuale, sfoggiandolo con orgoglio.
Il giogo dei complottisti si chiama PAURA, che come già evidenziato da Orwell nel suo celebre 1984 costituisce uno dei più efficaci strumenti di controllo delle masse da parte del potere.
L’ingrediente principale è trovare qualcosa di “etichettabile” con il marchio della paura, ovvero un ‘‘diverso’’, un “pericolo” (percepito, non necessariamente reale…), come minaccia sempre “incombente“, da cui proteggersi, magari anche a costo di rinunciare a qualche libertà e, soprattutto alla razionalizzazione del presunto pericolo (che rischierebbe, con grande scoramento di qualcuno, di farlo sciogliere inesorabilmente, come la neve sotto il sole d’agosto…).
Ecco perché la “paura” è uno strumento di controllo sociale estremamente efficace e, per alcune istituzioni, estremamente vantaggioso, poiché chi teme per la propria incolumità si affida facilmente a chi dice di difenderci "dal male", vero o presunto.
Infine, proprio al pari delle religioni, il complottismo tende a de-responsabilizzare l'individuo, giacché ogni evento spiacevole viene, puntualmente, posto a carico dei fautori del presunto complotto.
E' chiaro che, analizzato in questi termini, il complottismo costituisce un rischio evidente per i cittadini, specie per tutti quei "diversi" (tipicamente Ebrei, Satanisti e massoni) che volta a volta si trovano loro malgrado a finire nel calderone dei presunti complotti.
La seconda problematica di cui tener conto attiene piuttosto al modo in cui le teorie del complotto possono essere recepite in particolari contesti socio-politico-culturali (come nel caso dell'Italia) in cui sembra di assistere al ritorno di una pericolosa commistione tra i concetti di reato e peccato, come dimostra, ad esempio, il fatto che un sacerdote cattolico, noto tra l'altro per aver sostenuto la teoria della "setta satanica criminale" nel caso degli "Angeli di Sodoma", una presunta setta nel pescarese rivelatasi mai esistita alla prova dei fatti in Tribunali, con un dipartimento della Polizia di Stato pagato dai contribuenti.
Il legittimo dubbio di una diffusione "istituzionale" di complottismo di bassa lega e commistione tra reato e peccato, viene ad esempio dalla lettura di una recente interrogazione parlamentare, primo firmatario onorevole ARLOTTI TIZIANO (PD), leggibile qui: banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=16738&stile=7&highLight=1&paroleContenute=%27INTERROGAZIONE+A+RISPOSTA+SCRITTA%27 .
L'interrogazione parlamentare è tesa a proporre misure repressive per combattere il fenomeno delle "sette", ed in particolare di presunte "sette esoteriche, magiche e sataniche", i cui adepti sarebbero, nella sola Emilia-Romagna, 50.000.
Non crediamo ci voglia un genio per contestare la veridicità del dato, poiché il fenomeno dei nuovi movimenti magici è molto circoscritto.
Basti pensare che i "movimenti esoterici e magici" non sono che un'esigua minoranza nel panorama dei Nuovi Movimenti Religiosi che, secondo i dati CESNUR tratti dall'Enciclopedia delle Religioni in Italia aggiornata all'anno 2013, coinvolgono una minima parte degli italiani, per l'esattezza il 2,5%, quasi totalmente assorbito, per giunta, da TdG e altre minoranze molto diffuse (pensiamo semplicemente a protestanti di varie denominazioni e buddhisti), piuttosto che da movimenti esoterico-magici, che costituiscono una minoranza all'interno della minoranza.
Ancor più risibile il riferimento a "sette sataniche", spauracchio sempre efficace, ma il cui impatto sociale è ancora una volta smentito dalla realtà dei fatti: sempre secondo dati del CESNUR, infatti, il satanismo organizzato in tutta Italia non conta più di 250 persone.
Quante dovrebbe contarne, allora, in Emilia Romagna?
Ad onor di cronaca nella regione in esame al di là di un noto gruppo satanista (i Bambini di Satana) che conta poche decine di iscritti (ed in relazione al quale non risulta alcuna violazione di legge-cosa peraltro accertata dalla magistratura a causa di un'indagine errata parecchi anni fa, della quale per giunta ho parlato estesamente nella sezione italiana) non risulta proprio nulla.
A questo punto, l'unica soluzione che ci viene in mente per spiegare questa palese anomalia, è che, come d'altronde dice la stessa interrogazione parlamentare, le stime riportate non siano fornite da studiosi ma si tratti di semplici dati allarmistici tirati fuori "dai mezzi di informazione" (sic!!!).
Ancora, altri dati indovinate da chi provengono? Ma dalla Conferenza Episcopale Italiana e dall'associazione Giovanni XXIII di don Aldo Buonaiuto.
A questo punto non possiamo non porci una domanda, ossia cosa sia andato storto nell'evoluzione dello Stato liberale.
Sì, perché ciò che si nota, in un modo che difficilmente lascia spazio ad equivoci di sorta, è proprio quella preoccupante commistione tra i concetti di "reato" e "peccato" di cui parlavo poc'anzi.
E' chiaro che i dati sulle minoranze religiose non dovrebbero essere forniti da organismi appartenenti alla religione maggioritaria, se non altro per serbare almeno una parvenza di laicità- anche senza tirare in ballo ciò che a noi sembra un chiaro conflitto d'interessi.
Colgo dunque l'occasione per ricordare che da alcuni secoli si è -teoricamente- affermato il principio di distinzione tra "peccato" e reato.
Una svolta preparata già dal giusnaturalismo, che presentava lo Stato come "guardiano della pace esteriore" ed identificava nell'azione esterna "socialmente dannosa" il prius per l'azione penale.
Una separazione tra sfera soggettiva e sfera oggettiva consolidatasi in seguito con l'Illuminismo (che non è un movimento dell'altro ieri...) che ebbe tra i suoi più grandiosi esponenti proprio un grande giurista italiano, Cesare Beccaria.
Ancora, l'italiano Venturi nel valutare l'opera di Beccaria scriveva che "il nodo che da millenni si era formato unendo peccato e delitto, crimine e colpa, veniva tagliato da Beccaria in un colpo netto. (...) Il diritto penale veniva completamente desacralizzato."
Alla luce di questi preoccupanti presupposti, tornando alla foto sopra, non posso che concordare con la parte finale: "fermiamo questo schifo".
Sarebbe indubbiamente necessario fermare lo schifo rappresentato dalle inchieste errate istigate da chi campa sul panico satanico o da chi, spesso involontariamente, se ne fa promotore con la propria ignoranza.