CAPITOLO 2: finti satanisti e sette religiose.
May 23, 2014 16:36:48 GMT
Post by Kurtz Rommel on May 23, 2014 16:36:48 GMT
La volta scorsa ho iniziato con un articolo “di affondo”, introducendo le varie scuole del Satanismo.
Questo culto, che come avevo detto è estremamente articolato e spesso contraddittorio da un’idea ad un’altra, a seconda delle varie dottrine, è arrivato ad avere, in paesi come gli Stati uniti, persino il riconoscimento dello status di religione. In altri invece è ancora malvisto e travisato, sia per carenza di informazioni attendibili, sia per gli episodi delinquenziali di cui ogni tanto si sente parlare, con il risultato di rinsaldare l’immagine del satanista depravato e delinquente nell’immaginario comune.
Su questo si innestano anche troppe leggende urbane di dubbio gusto, come quella del “non dare a nessuno i gatti neri prima di Halloween perchè verrebbero sacrificati in una messa nera” ed un buon numero di altre bufale. Purtroppo questi episodi accadono, sempre ad opera dei cosiddetti “satanisti acidi” dei quali avevo parlato nel mio precedente articolo, cioè gruppi di delinquenti che di satanista hanno solo il nome, ovviamente abusato.
I tristissimi risultati di questa devianza sono sotto gli occhi di tutti.
Peggio ancora quando si sente parlare di persone la cui vita viene distrutta dagli incontri malsani che si possono fare in periodi difficili, in cui si può avere maggiore necessità di autostima o aiuto, e hanno fatto lo sbaglio di entrare in una setta pseudoreligiosa, sia “satanista” che di altri “culti”.Nelle sette religiose o pseudotali l’unico culto, ovviamente all’insaputa degli adepti ma ben chiaro a chi dirige il tutto, è quello del denaro (ovviamente altrui) e dello sfruttamento totale degli adepti. Non starò a fare il solito sproloquio antisetta teso a spiegare nel dettaglio cosa succede a chi ha la disgrazia di entrare a farne parte, su internet si trova di tutto e in questo poco spazio non darei tutte le informazioni necessarie. Comunque, in poche parole, chi entra in questi giri viene spolpato fino all’osso di ogni suo avere, e una volta uscito dal gruppo, sempre ammesso di riuscirci, si ritrova a dover visitare uno psichiatra per degli anni, nel tentativo spesso inutile di recuperare quantomeno un briciolo di stabilità mentale.
Tante persone si ritrovano, purtroppo, definitivamente distrutte.Una volta entrato nella setta come “novizio”, il malcapitato viene sottoposto a diverse forme di violenza fisica e mentale, che seguono un ben preciso filo conduttore: annullamento dell’autostima, creazione di sensi di colpa la cui unica soluzione sia nella totale obbedienza al “santone” fondatore della setta, imposizione di abitudini e regole spesso tribali ed estremamente rigide, isolamento dal resto del mondo e sostituzione della personalità individuale con quella di gruppo, in modo da ottenere una specie di schiavo da sfruttare per vari compiti, dai più inutili ai più delinquenziali e pericolosi.
Questi metodi di coercizione mentale, detti in gergo tecnico “mindfucking” (letteralmente, fottere il cervello), sono stati attentamente studiati (ed applicati) anche da tutti i vari servizi di spionaggio del mondo, ottenendo dei risultati di sicuro efficaci, ma a metà tra l’abominio e il crimine organizzato. Come si fa ad ottenere questo?
Semplicemente si parte da un punto di vista che, volenti o nolenti, è vero.
Tutti noi, su quell’enorme palco che è la nostra vita, recitiamo, più o meno consapevolmente, un ruolo, una parte. Convenzioni sociali, preconcetti, luoghi comuni ci condizionano in modo quasi totale, determinando un ruolo a cui non possiamo, tante volte, sottrarci. Cambiando il contesto, il “palco” su cui si agisce, si cambiano anche gli stimoli che agiscono su di noi, e questo porta la nostra mente ad adattarsi, più o meno rapidamente, al nuovo ambiente. Questo è un meccanismo di difesa, che serve a non provare quella che viene definita “dissonanza cognitiva”, cioè lo squilibrio tra ciò che sentiamo essere dentro di noi e quello che siamo realmente. O peggio, che ci viene imposto di essere. Da qua in poi, è solo questione di “palco”, e si può diventare gli ultrà di una curva di stadio o gli adepti di un gruppo pseudoreligioso, ma in fin dei conti il concetto non cambia.
Con questo articolo voglio, in poche parole, lanciare un avvertimento: DIFFIDATE SEMPRE DEI VARI “MAESTRI” CHE POTRESTE INCONTRARE. State SEMPRE alla larga da sette e gruppi di gente poco convincente, o che cerca di imporvi pratiche poco chiare e affiliazioni a vario titolo, spesso offrendo “amicizia” e soluzioni troppo facili ai problemi personali. A questo punto sorge spontanea la domanda: ma se le “sette sataniche” non esistono come tali, allora i satanisti autentici come e dove si riuniscono, e per fare cosa? Semplice: esistono delle logge e delle cerchie ben strutturate, o più semplicemente dei gruppi di persone che condividono gli stessi interessi, esattamente come fanno le persone con “interessi normali”, ma che non hanno le caratteristiche della setta religiosa. Tutti i dettagli principali si troveranno nel mio prossimo articolo!
Questo culto, che come avevo detto è estremamente articolato e spesso contraddittorio da un’idea ad un’altra, a seconda delle varie dottrine, è arrivato ad avere, in paesi come gli Stati uniti, persino il riconoscimento dello status di religione. In altri invece è ancora malvisto e travisato, sia per carenza di informazioni attendibili, sia per gli episodi delinquenziali di cui ogni tanto si sente parlare, con il risultato di rinsaldare l’immagine del satanista depravato e delinquente nell’immaginario comune.
Su questo si innestano anche troppe leggende urbane di dubbio gusto, come quella del “non dare a nessuno i gatti neri prima di Halloween perchè verrebbero sacrificati in una messa nera” ed un buon numero di altre bufale. Purtroppo questi episodi accadono, sempre ad opera dei cosiddetti “satanisti acidi” dei quali avevo parlato nel mio precedente articolo, cioè gruppi di delinquenti che di satanista hanno solo il nome, ovviamente abusato.
I tristissimi risultati di questa devianza sono sotto gli occhi di tutti.
Peggio ancora quando si sente parlare di persone la cui vita viene distrutta dagli incontri malsani che si possono fare in periodi difficili, in cui si può avere maggiore necessità di autostima o aiuto, e hanno fatto lo sbaglio di entrare in una setta pseudoreligiosa, sia “satanista” che di altri “culti”.Nelle sette religiose o pseudotali l’unico culto, ovviamente all’insaputa degli adepti ma ben chiaro a chi dirige il tutto, è quello del denaro (ovviamente altrui) e dello sfruttamento totale degli adepti. Non starò a fare il solito sproloquio antisetta teso a spiegare nel dettaglio cosa succede a chi ha la disgrazia di entrare a farne parte, su internet si trova di tutto e in questo poco spazio non darei tutte le informazioni necessarie. Comunque, in poche parole, chi entra in questi giri viene spolpato fino all’osso di ogni suo avere, e una volta uscito dal gruppo, sempre ammesso di riuscirci, si ritrova a dover visitare uno psichiatra per degli anni, nel tentativo spesso inutile di recuperare quantomeno un briciolo di stabilità mentale.
Tante persone si ritrovano, purtroppo, definitivamente distrutte.Una volta entrato nella setta come “novizio”, il malcapitato viene sottoposto a diverse forme di violenza fisica e mentale, che seguono un ben preciso filo conduttore: annullamento dell’autostima, creazione di sensi di colpa la cui unica soluzione sia nella totale obbedienza al “santone” fondatore della setta, imposizione di abitudini e regole spesso tribali ed estremamente rigide, isolamento dal resto del mondo e sostituzione della personalità individuale con quella di gruppo, in modo da ottenere una specie di schiavo da sfruttare per vari compiti, dai più inutili ai più delinquenziali e pericolosi.
Questi metodi di coercizione mentale, detti in gergo tecnico “mindfucking” (letteralmente, fottere il cervello), sono stati attentamente studiati (ed applicati) anche da tutti i vari servizi di spionaggio del mondo, ottenendo dei risultati di sicuro efficaci, ma a metà tra l’abominio e il crimine organizzato. Come si fa ad ottenere questo?
Semplicemente si parte da un punto di vista che, volenti o nolenti, è vero.
Tutti noi, su quell’enorme palco che è la nostra vita, recitiamo, più o meno consapevolmente, un ruolo, una parte. Convenzioni sociali, preconcetti, luoghi comuni ci condizionano in modo quasi totale, determinando un ruolo a cui non possiamo, tante volte, sottrarci. Cambiando il contesto, il “palco” su cui si agisce, si cambiano anche gli stimoli che agiscono su di noi, e questo porta la nostra mente ad adattarsi, più o meno rapidamente, al nuovo ambiente. Questo è un meccanismo di difesa, che serve a non provare quella che viene definita “dissonanza cognitiva”, cioè lo squilibrio tra ciò che sentiamo essere dentro di noi e quello che siamo realmente. O peggio, che ci viene imposto di essere. Da qua in poi, è solo questione di “palco”, e si può diventare gli ultrà di una curva di stadio o gli adepti di un gruppo pseudoreligioso, ma in fin dei conti il concetto non cambia.
Con questo articolo voglio, in poche parole, lanciare un avvertimento: DIFFIDATE SEMPRE DEI VARI “MAESTRI” CHE POTRESTE INCONTRARE. State SEMPRE alla larga da sette e gruppi di gente poco convincente, o che cerca di imporvi pratiche poco chiare e affiliazioni a vario titolo, spesso offrendo “amicizia” e soluzioni troppo facili ai problemi personali. A questo punto sorge spontanea la domanda: ma se le “sette sataniche” non esistono come tali, allora i satanisti autentici come e dove si riuniscono, e per fare cosa? Semplice: esistono delle logge e delle cerchie ben strutturate, o più semplicemente dei gruppi di persone che condividono gli stessi interessi, esattamente come fanno le persone con “interessi normali”, ma che non hanno le caratteristiche della setta religiosa. Tutti i dettagli principali si troveranno nel mio prossimo articolo!