ENKI E SATANA: FORZATURE E STORPIATURE.
May 23, 2014 16:33:34 GMT
Post by Kurtz Rommel on May 23, 2014 16:33:34 GMT
« Nel mondo accademico non vi è alcuna considerazione dei lavori di Sitchin ed il suo nome, quale autore di opere pseudo-scientifiche, è pressoché sconosciuto. A prescindere dalla generale chiusura degli ambienti accademici, non esistono lavori di Sitchin che possano ritenersi scientifici, per varie ragioni. Sitchin, come altri autori del genere, costruisce le sue teorie sulla traduzione di passi e non sull’interpretazione del testo originale. »
Così si esprime Lorenzo Verderame, docente di Assiriologia presso l’Università di Roma “La Sapienza”, a riguardo di Zecharia Sitchin, scrittore azero, naturalizzato statunitense, i cui lavori letterari vengono ad oggi considerati pseudoscienza da tutta la comunità accademica, storica e scientifica. Uno dei peggiori risultati del lavoro di Sitchin (i cui libri erano destinati ad un tipo di pubblico ben preciso…) è stato quello di portare molti appassionati di esoterismo a confondere la figura di Enki, uno degli dei sumeri, con quella di Satana.
Peggio ancora, oggi certi gruppi di pseudosatanisti propagandano questa improponibile accozzaglia di errori come una specie di “religione delle origini”, che vede Satana come l’antico dio Enki e lo definisce “il dio buono”, demonizzato dai (soliti, brutti e cattivi) ebrei.
Vediamo in dettaglio perché questa teoria non può reggere.
Sitchin, convinto assertore della “teoria degli antichi astronauti”, ha basato le sue varie teorie su una sua personale e palesemente sbagliata traduzione (anche se sarebbe più corretto chiamarla interpretazione…) di diverse tavolette sumere. Ai tempi della stesura dei suoi lavori il sumero non era ancora così conosciuto, ma col passare del tempo ed il progredire degli studi sono venuti fuori tutti i (tanti) errori ed invenzioni di un autore indubbiamente prolifico come fantasia, e con un solido fiuto commerciale, ma così a digiuno di nozioni scientifiche e storiche da essere ben oltre l’imbarazzante.
Secondo lui la Terra sarebbe nata dalla collisione tra due corpi celesti: Tiamat, un ipotetico e mai trovato pianeta la cui orbita dovrebbe essere nella fascia asteroidale, e Nibiru, pianeta natale di una razza aliena. Tiamat si sarebbe spezzato in due, dando origine quindi alla Terra (naturalmente un pochino spostata, come orbita, ma questo dettaglio pare di poca importanza… colpa di Nibiru), alla Luna ed agli asteroidi.
Su come un mezzo pianeta, quindi con il nucleo ormai scoperto, si sia potuto ricostituire in un pianeta intero, glissa elegantemente; allo stesso modo rimane un mistero come la popolazione di Nibiru sia potuta sopravvivere ad uno scontro planetario, vivere per qualche milione di anni su un pianeta frammentato, sviluppare una tecnologia tale da consentire il viaggio nello spazio e visitare la Terra (ancora inesistente ai tempi dello scontro suddetto), per poi mettersi a maneggiare le forme di vita locali, creandone altre, e da lì chiudere intelligentemente la partita, in modo degno di creature così superiori… con un logico e sensato conflitto termonucleare globale.
La teoria di Sitchin riguardo alla discesa di questi alieni, gli Annunaki, ed ai motivi della loro permanenza sulla Terra è abbastanza banale: sarebbero scesi sul nostro pianeta alla ricerca di risorse, in prevalenza di oro, che sarebbe stato indispensabile per riparare l’atmosfera di Nibiru (non si sa come, ma non importa…).
Avrebbero importato la loro civiltà e cultura sul pianeta, creato avamposti , miniere e città, si sarebbero quindi spartiti il pianeta in varie zone di competenza e dopo un po’ avrebbero iniziato a modificare l’Homo Erectus, incrociandone il dna con il loro, per ottenere un nuovo essere, naturalmente schiavo ed operaio.
Alla fine avrebbero iniziato a combattere tra di loro per il dominio sul pianeta e sulle sue risorse, con il grandioso risultato di provocare delle catastrofi e scomparire.
La comunità scientifica, dopo aver riscontrato la totale inesistenza di prove a riguardo di queste teorie, le ha bocciate all’unanimità. Le sue “traduzioni”, poi, si sono rivelate, come già detto, pura fantasia.
Le teorie di Sitchin non sono infatti supportate da alcuna prova scientifica, sia dal punto di vista linguistico che dal punto di vista astronomico, così come la sua teoria personale non viene considerata attendibile per via dell'assenza di prove solide che la possano in alcun modo convalidare.
In tutto questo fantasioso affresco, si collocano due figure, Enki ed Enlil, che si sarebbero scontrate più di una volta per vari motivi, tra l’altro in modo abbastanza confusionario.
Ed è qua che si comincia ad avere la sovrapposizione, nata peraltro in tempi abbastanza recenti, con le figure del dio ebraico e cristiano, identificato con Enlil, e Satana, che dovrebbe essere Enki.
Non ci sono riscontri di un’analogia del genere, esclusa tutta una serie di forzature che vorrebbero avere un qualche tipo di attendibilità ma che, ad un’analisi più accurata, crollano senza possibilità di discussione.
La figura di Enki,in generale, è vista come positiva: padre degli uomini, che li salva dall’estinzione e gli dona vita e conoscenza. Nella mitologia sumera era il dio dell’acqua, della vita, dei mestieri, del bene, della sapienza e della creazione. La sua sfera di competenza era l’Apsu, cioè le “acque abissali” intese nel senso di '“infinito”, cioè “privo di limiti”; il potere derivante da questa condizione era un'infinita sapienza. Sapienza che manifestò diventando il creatore degli uomini, modellandoli con “sangue ed argilla”. Infatti un altro suo appellativo era Nudimmud: nu, somiglianza, dim mud, generare; “generare a somiglianza”, quindi “modellare”. Era rappresentato in sembianze umane, con quattro fiumi che gli scendevano dalle spalle.
Enki, nella mitologia sumera, è il responsabile della creazione del paradiso terrestre e successivamente degli uomini, in un racconto molto simile a quello narrato dalla bibbia.
Nella cultura sumera il mito cosmogenico più diffuso era quello della Ierogamia: matrimonio sacro di due principi fondamentali, maschile e femminile, in grado di generare la vita, indispensabili e complementari l’uno all’altro. Nel poema epico “Enki e Ninhursag”, infatti, si narra come Enki, all’inizio dei tempi, vivesse con la sua sposa nel Dilmun, il Paradiso Terrestre. Questa terra era però priva di acqua dolce, che venne logicamente fornita da lui. Da notare come “acqua”, in sumero, avesse anche il significato di “sperma”, rendendo quindi Enki non tanto il dio dell’acqua come elemento fisico, quanto come simbolo di vita e fecondità. Interessante compenetrazione di ruoli, che in seguito sono stati rigidamente divisi da molte culture dando ruoli definiti e differenti ai principi del maschile e femminile, mentre qui Enki ha una caratteristica appunto femminile, quella di poter generare la vita. Ninhursag, altrettanto capace di ciò, mise al mondo tre generazioni di dee, poi fecondate da Enki. Qui si nota come i rapporti incestuosi fossero visti in modo naturale, quindi come una cosa normale soprattutto tra le “divinità”. Anche nella storia egizia, ad esempio, se ne hanno diversi esempi. I faraoni non avevano problemi a prendere in moglie le loro sorelle, secondo l’usanza di non mescolare la loro stirpe divina con quella umana.
Dopo, Ninhursag fece spuntare otto tipi di piante: Enki decise di assaggiarne i frutti, scatenando la rabbia della sua sposa, che lo maledisse, facendolo ammalare, e scomparve.
Interessante analogia con il racconto biblico della Genesi: un’entità non “autorizzata” si nutre di un frutto proibito, contro il volere della divnità che lo ha creato.
Gli altri dei cercarono di guarirlo, senza successo: nella parte successiva si narra di come una volpe sia riuscita a convincere Ninhursag a ritornare sulla sua decisione.
Il modo utilizzato fu singolare: Ninhursag generò una dea per ogni malattia, col compito di guarire ogni parte malata del corpo di Enki.
Per guarire una costola, come fu scoperto dal sumerologo Samuel Noah Kramer, fu generata una dea di nome Ninti: in sumero, infatti, “Ti” significa “costola”, ma anche “vita”. E quindi Ninti, la “signora della costola”, per traslitterazione ed estensione del significato divenne anche “signora della vita”, quindi “la madre”.
Questo gioco di parole la fece identificare come una specie di “madre primordiale”, molto simile alla figura di Eva nella bibbia. Nel racconto biblico, che riprende molti elementi dalla mitologia sumera, Eva viene generata da una costola, invertendo praticamente il modo in cui è nata, ed è appunto la prima madre degli uomini.
Inoltre, nella bibbia, il gioco di parole tra “costola” e “vita” perse di significato, essendo l’ebraico diverso dal sumero: è comunque interessante la scoperta di così tante analogie tra il mito sumero e quello biblico. Interessante notare come sia del tutto assente la figura di un “diavolo”, o di un “Satana” che induca in qualsiasi forma di tentazione Eva.
Tutta una serie di forzature, prese di peso da Sitchin ed ulteriormente storpiate, hanno voluto attribuire a questo dio della vita e della conoscenza, appartenente ad un ben preciso pantheon, e del tutto privo di radici aliene, il ruolo di Satana. Forzature, naturalmente, altrettanto prive di fondamento storico.
Satana, quindi, viene visto da tanti pseudosatanisti come il “dio delle origini”, il cui nome è stato nel tempo “demonizzato dalle religioni abramitiche”. Qua è evidente una precisa corrente di pensiero neonazista ed antisemita, portata avanti da persone che prima inneggiano alla tolleranza verso le altre religioni e dopo, su vari siti, si smentiscono senza alcun ritegno, scadendo in discorsi senza alcun senso relativi a “razze elette”, “consanguineità con Satana” e pensieri razzisti verso “gli inferiori”. A vedere poi alcune foto di queste varie persone, ci si chiede cosa c’entrino con una mai provata ma solo supposta razza ariana, ma pazienza…
Altri, senza scadere nell’apologia del nazismo e senza mescolare estremismi razziali e politici ad un pensiero cultuale, di suo già abbastanza controverso e quindi per nulla bisognoso di certi “abbellimenti”, comunque propongono altre teorie poco propense all’ebraismo.
Secondo queste teorie l’ebraismo, religione rigidamente monoteista, nella sua fase iniziale era di stampo enoteista: venerava El, un dio pre-esistente ed atemporale, ma di caratteristiche più chaotiche che non di creatore “ex nihilo”. E qui iniziano le parti più dubbie. Si vuole che immaginare che durante la sua fase enoteista l’ebraismo fosse di matrice enlilita, cioè un’evoluzione delle forme cultuali dedite ad Enlil.
Peccato che non ce ne siano molte prove, per non dire nessuna… anzi, le due divinità non hanno mai avuto assolutamente nulla in comune.
Naturalmente l’ebraismo soppresse tutte le religioni camite, che invece erano di stampo enkita, impose la sua visione e “demonizzò” le divinità enkite. Enki, Marduk, Ningishzidda, Nergal, Dumuzi e tutte le altre divinità furono identificate come ‘Shaytan’, il termine aramaico per ‘Avversario’.
Peccato che i termini “enlilita” ed “enkita” non abbiano senso: queste popolazioni veneravano più dei, non solo uno. Enki/Ea, Enlil ed An/Anum erano ugualmente venerati, in quanto formanti una triade cosmica.
Queste teorie, quindi, puramente accusatorie e chiaramente di parte, vogliono dare all’ebraismo il ruolo di una religione fasulla ed imposta con la forza, fondandosi peraltro su interpretazioni totalmente arbitrarie e di nessuna rilevanza storica relative a notizie già di loro frammentarie.
Anche l’iconografia relativa ad Enki è stata allegramente storpiata, adducendone delle motivazioni del tutto fuori contesto. Secondo queste teorie, tutte da dimostrare, Enki sarebbe stato rappresentato come un serpente, animale a lui sacro in quanto “simbolo di conoscenza”. Peccato che in realtà l’animale sacro ad Enki non fosse il serpente, bensì fossero il pesce o la capra, ambedue legati alla vita ed alla fertilità...
L’idea “classica”, in realtà, viene dal racconto della Genesi, nel quale Eva viene tentata da Satana in forma di serpente. Nulla di ciò si trova nei racconti precedenti.
L'iconografia più usuale, infatti, lo ritrae in piedi o seduto, con i fiumi che gli escono dalle spalle; spesso nei fiumi sono ritratti appunto dei pesci. Sovente lo si ritrova accompagnato da Usmu, una divinità bifronte del suo seguito. In alcune varianti è ritratto dentro una sorta di edicola, con un fiume che la circonda. A cominciare dalla III dinastia di Ur, tra la fine del III e l’inizio del II millennio a. C., a causa dell’impoverimento artistico ed iconografico del tempo, scompaiono l'edicola e la figura di Usmu. L’immagine di Enki viene progressivamente sostituita da una che unifica il pesce e la capra, un ibrido pesce-capro su un piedistallo.
Il simbolo del serpente attorcigliato al bastone è quello del Caduceo: di origine greca, rappresentazione del dio Asclepio, protettore della salute, trae le sue origini dal fatto che il serpente, simbolicamente, muore e rinasce con la muta della pelle. Molto più probabilmente era un simbolo apposto dai medici davanti alle loro case, per indicare un servizio medico: infatti si ipotizza che il serpente fosse, molto più semplicemente, un verme parassita. Nell’antichità questi parassiti, comunissimi, venivano estratti arrotolandoli lentamente su un bastoncino, proprio dai medici che giustamente esponevano un’immagine del servizio offerto.
Non parliamo poi del Caduceo, simbolo frequentemente confuso col Bastone di Asclepio ma in realtà legato al commercio ed associato al dio Hermes: due serpenti attorcigliati insieme lungo un bastone.
Oggi il Caduceo ha preso quasi totalmente il posto del Bastone di Asclepio, venendo impropriamente usato come simbolo legato alla sanità ed ai servizi paramedici. E’ diventato il simbolo dei servizi EMS (Emergency Medical Service) pubblici e privati, nonché quello dei paramedici e TM (Tactical Medic) militari, spesso inserito in altri tipi di iconografia, come la Croce di S. Andrea.
Le deviazioni di stampo sitchiniano hanno poi fatto il resto, dando al serpente attorcigliato l’immagine dell’elica del dna, quindi attribuendogli tutta una serie di connotazioni fantascientifiche legate ai già citati Annunaki, padri del genere umano da loro creato con la manipolazione genetica. Ulteriori “abbellimenti” sono arrivati poi ad opera dei già criticati gruppuscoli pseudo-satanisti, che mescolando senza ritegno i più improbabili “miti”, tra dischi volanti, videogiochi, racconti sitchiniani, meditazione, chakra, teorie razziste e revisionismi hanno creato un’immagine totalmente di fantasia relativa al serpente, attribuendogli nuovi e del tutto infondati significati. Un lavoro degno della migliore manipolazione degli Annunaki…
Insomma, tra Satana ed Enki, a giudicare da tutte queste fonti, non c’è alcuna correlazione, al contrario di tutto ciò che propagandano certi fantasiosi (e in malafede) cultori della loro strana “religione delle origini”.
Così si esprime Lorenzo Verderame, docente di Assiriologia presso l’Università di Roma “La Sapienza”, a riguardo di Zecharia Sitchin, scrittore azero, naturalizzato statunitense, i cui lavori letterari vengono ad oggi considerati pseudoscienza da tutta la comunità accademica, storica e scientifica. Uno dei peggiori risultati del lavoro di Sitchin (i cui libri erano destinati ad un tipo di pubblico ben preciso…) è stato quello di portare molti appassionati di esoterismo a confondere la figura di Enki, uno degli dei sumeri, con quella di Satana.
Peggio ancora, oggi certi gruppi di pseudosatanisti propagandano questa improponibile accozzaglia di errori come una specie di “religione delle origini”, che vede Satana come l’antico dio Enki e lo definisce “il dio buono”, demonizzato dai (soliti, brutti e cattivi) ebrei.
Vediamo in dettaglio perché questa teoria non può reggere.
Sitchin, convinto assertore della “teoria degli antichi astronauti”, ha basato le sue varie teorie su una sua personale e palesemente sbagliata traduzione (anche se sarebbe più corretto chiamarla interpretazione…) di diverse tavolette sumere. Ai tempi della stesura dei suoi lavori il sumero non era ancora così conosciuto, ma col passare del tempo ed il progredire degli studi sono venuti fuori tutti i (tanti) errori ed invenzioni di un autore indubbiamente prolifico come fantasia, e con un solido fiuto commerciale, ma così a digiuno di nozioni scientifiche e storiche da essere ben oltre l’imbarazzante.
Secondo lui la Terra sarebbe nata dalla collisione tra due corpi celesti: Tiamat, un ipotetico e mai trovato pianeta la cui orbita dovrebbe essere nella fascia asteroidale, e Nibiru, pianeta natale di una razza aliena. Tiamat si sarebbe spezzato in due, dando origine quindi alla Terra (naturalmente un pochino spostata, come orbita, ma questo dettaglio pare di poca importanza… colpa di Nibiru), alla Luna ed agli asteroidi.
Su come un mezzo pianeta, quindi con il nucleo ormai scoperto, si sia potuto ricostituire in un pianeta intero, glissa elegantemente; allo stesso modo rimane un mistero come la popolazione di Nibiru sia potuta sopravvivere ad uno scontro planetario, vivere per qualche milione di anni su un pianeta frammentato, sviluppare una tecnologia tale da consentire il viaggio nello spazio e visitare la Terra (ancora inesistente ai tempi dello scontro suddetto), per poi mettersi a maneggiare le forme di vita locali, creandone altre, e da lì chiudere intelligentemente la partita, in modo degno di creature così superiori… con un logico e sensato conflitto termonucleare globale.
La teoria di Sitchin riguardo alla discesa di questi alieni, gli Annunaki, ed ai motivi della loro permanenza sulla Terra è abbastanza banale: sarebbero scesi sul nostro pianeta alla ricerca di risorse, in prevalenza di oro, che sarebbe stato indispensabile per riparare l’atmosfera di Nibiru (non si sa come, ma non importa…).
Avrebbero importato la loro civiltà e cultura sul pianeta, creato avamposti , miniere e città, si sarebbero quindi spartiti il pianeta in varie zone di competenza e dopo un po’ avrebbero iniziato a modificare l’Homo Erectus, incrociandone il dna con il loro, per ottenere un nuovo essere, naturalmente schiavo ed operaio.
Alla fine avrebbero iniziato a combattere tra di loro per il dominio sul pianeta e sulle sue risorse, con il grandioso risultato di provocare delle catastrofi e scomparire.
La comunità scientifica, dopo aver riscontrato la totale inesistenza di prove a riguardo di queste teorie, le ha bocciate all’unanimità. Le sue “traduzioni”, poi, si sono rivelate, come già detto, pura fantasia.
Le teorie di Sitchin non sono infatti supportate da alcuna prova scientifica, sia dal punto di vista linguistico che dal punto di vista astronomico, così come la sua teoria personale non viene considerata attendibile per via dell'assenza di prove solide che la possano in alcun modo convalidare.
In tutto questo fantasioso affresco, si collocano due figure, Enki ed Enlil, che si sarebbero scontrate più di una volta per vari motivi, tra l’altro in modo abbastanza confusionario.
Ed è qua che si comincia ad avere la sovrapposizione, nata peraltro in tempi abbastanza recenti, con le figure del dio ebraico e cristiano, identificato con Enlil, e Satana, che dovrebbe essere Enki.
Non ci sono riscontri di un’analogia del genere, esclusa tutta una serie di forzature che vorrebbero avere un qualche tipo di attendibilità ma che, ad un’analisi più accurata, crollano senza possibilità di discussione.
La figura di Enki,in generale, è vista come positiva: padre degli uomini, che li salva dall’estinzione e gli dona vita e conoscenza. Nella mitologia sumera era il dio dell’acqua, della vita, dei mestieri, del bene, della sapienza e della creazione. La sua sfera di competenza era l’Apsu, cioè le “acque abissali” intese nel senso di '“infinito”, cioè “privo di limiti”; il potere derivante da questa condizione era un'infinita sapienza. Sapienza che manifestò diventando il creatore degli uomini, modellandoli con “sangue ed argilla”. Infatti un altro suo appellativo era Nudimmud: nu, somiglianza, dim mud, generare; “generare a somiglianza”, quindi “modellare”. Era rappresentato in sembianze umane, con quattro fiumi che gli scendevano dalle spalle.
Enki, nella mitologia sumera, è il responsabile della creazione del paradiso terrestre e successivamente degli uomini, in un racconto molto simile a quello narrato dalla bibbia.
Nella cultura sumera il mito cosmogenico più diffuso era quello della Ierogamia: matrimonio sacro di due principi fondamentali, maschile e femminile, in grado di generare la vita, indispensabili e complementari l’uno all’altro. Nel poema epico “Enki e Ninhursag”, infatti, si narra come Enki, all’inizio dei tempi, vivesse con la sua sposa nel Dilmun, il Paradiso Terrestre. Questa terra era però priva di acqua dolce, che venne logicamente fornita da lui. Da notare come “acqua”, in sumero, avesse anche il significato di “sperma”, rendendo quindi Enki non tanto il dio dell’acqua come elemento fisico, quanto come simbolo di vita e fecondità. Interessante compenetrazione di ruoli, che in seguito sono stati rigidamente divisi da molte culture dando ruoli definiti e differenti ai principi del maschile e femminile, mentre qui Enki ha una caratteristica appunto femminile, quella di poter generare la vita. Ninhursag, altrettanto capace di ciò, mise al mondo tre generazioni di dee, poi fecondate da Enki. Qui si nota come i rapporti incestuosi fossero visti in modo naturale, quindi come una cosa normale soprattutto tra le “divinità”. Anche nella storia egizia, ad esempio, se ne hanno diversi esempi. I faraoni non avevano problemi a prendere in moglie le loro sorelle, secondo l’usanza di non mescolare la loro stirpe divina con quella umana.
Dopo, Ninhursag fece spuntare otto tipi di piante: Enki decise di assaggiarne i frutti, scatenando la rabbia della sua sposa, che lo maledisse, facendolo ammalare, e scomparve.
Interessante analogia con il racconto biblico della Genesi: un’entità non “autorizzata” si nutre di un frutto proibito, contro il volere della divnità che lo ha creato.
Gli altri dei cercarono di guarirlo, senza successo: nella parte successiva si narra di come una volpe sia riuscita a convincere Ninhursag a ritornare sulla sua decisione.
Il modo utilizzato fu singolare: Ninhursag generò una dea per ogni malattia, col compito di guarire ogni parte malata del corpo di Enki.
Per guarire una costola, come fu scoperto dal sumerologo Samuel Noah Kramer, fu generata una dea di nome Ninti: in sumero, infatti, “Ti” significa “costola”, ma anche “vita”. E quindi Ninti, la “signora della costola”, per traslitterazione ed estensione del significato divenne anche “signora della vita”, quindi “la madre”.
Questo gioco di parole la fece identificare come una specie di “madre primordiale”, molto simile alla figura di Eva nella bibbia. Nel racconto biblico, che riprende molti elementi dalla mitologia sumera, Eva viene generata da una costola, invertendo praticamente il modo in cui è nata, ed è appunto la prima madre degli uomini.
Inoltre, nella bibbia, il gioco di parole tra “costola” e “vita” perse di significato, essendo l’ebraico diverso dal sumero: è comunque interessante la scoperta di così tante analogie tra il mito sumero e quello biblico. Interessante notare come sia del tutto assente la figura di un “diavolo”, o di un “Satana” che induca in qualsiasi forma di tentazione Eva.
Tutta una serie di forzature, prese di peso da Sitchin ed ulteriormente storpiate, hanno voluto attribuire a questo dio della vita e della conoscenza, appartenente ad un ben preciso pantheon, e del tutto privo di radici aliene, il ruolo di Satana. Forzature, naturalmente, altrettanto prive di fondamento storico.
Satana, quindi, viene visto da tanti pseudosatanisti come il “dio delle origini”, il cui nome è stato nel tempo “demonizzato dalle religioni abramitiche”. Qua è evidente una precisa corrente di pensiero neonazista ed antisemita, portata avanti da persone che prima inneggiano alla tolleranza verso le altre religioni e dopo, su vari siti, si smentiscono senza alcun ritegno, scadendo in discorsi senza alcun senso relativi a “razze elette”, “consanguineità con Satana” e pensieri razzisti verso “gli inferiori”. A vedere poi alcune foto di queste varie persone, ci si chiede cosa c’entrino con una mai provata ma solo supposta razza ariana, ma pazienza…
Altri, senza scadere nell’apologia del nazismo e senza mescolare estremismi razziali e politici ad un pensiero cultuale, di suo già abbastanza controverso e quindi per nulla bisognoso di certi “abbellimenti”, comunque propongono altre teorie poco propense all’ebraismo.
Secondo queste teorie l’ebraismo, religione rigidamente monoteista, nella sua fase iniziale era di stampo enoteista: venerava El, un dio pre-esistente ed atemporale, ma di caratteristiche più chaotiche che non di creatore “ex nihilo”. E qui iniziano le parti più dubbie. Si vuole che immaginare che durante la sua fase enoteista l’ebraismo fosse di matrice enlilita, cioè un’evoluzione delle forme cultuali dedite ad Enlil.
Peccato che non ce ne siano molte prove, per non dire nessuna… anzi, le due divinità non hanno mai avuto assolutamente nulla in comune.
Naturalmente l’ebraismo soppresse tutte le religioni camite, che invece erano di stampo enkita, impose la sua visione e “demonizzò” le divinità enkite. Enki, Marduk, Ningishzidda, Nergal, Dumuzi e tutte le altre divinità furono identificate come ‘Shaytan’, il termine aramaico per ‘Avversario’.
Peccato che i termini “enlilita” ed “enkita” non abbiano senso: queste popolazioni veneravano più dei, non solo uno. Enki/Ea, Enlil ed An/Anum erano ugualmente venerati, in quanto formanti una triade cosmica.
Queste teorie, quindi, puramente accusatorie e chiaramente di parte, vogliono dare all’ebraismo il ruolo di una religione fasulla ed imposta con la forza, fondandosi peraltro su interpretazioni totalmente arbitrarie e di nessuna rilevanza storica relative a notizie già di loro frammentarie.
Anche l’iconografia relativa ad Enki è stata allegramente storpiata, adducendone delle motivazioni del tutto fuori contesto. Secondo queste teorie, tutte da dimostrare, Enki sarebbe stato rappresentato come un serpente, animale a lui sacro in quanto “simbolo di conoscenza”. Peccato che in realtà l’animale sacro ad Enki non fosse il serpente, bensì fossero il pesce o la capra, ambedue legati alla vita ed alla fertilità...
L’idea “classica”, in realtà, viene dal racconto della Genesi, nel quale Eva viene tentata da Satana in forma di serpente. Nulla di ciò si trova nei racconti precedenti.
L'iconografia più usuale, infatti, lo ritrae in piedi o seduto, con i fiumi che gli escono dalle spalle; spesso nei fiumi sono ritratti appunto dei pesci. Sovente lo si ritrova accompagnato da Usmu, una divinità bifronte del suo seguito. In alcune varianti è ritratto dentro una sorta di edicola, con un fiume che la circonda. A cominciare dalla III dinastia di Ur, tra la fine del III e l’inizio del II millennio a. C., a causa dell’impoverimento artistico ed iconografico del tempo, scompaiono l'edicola e la figura di Usmu. L’immagine di Enki viene progressivamente sostituita da una che unifica il pesce e la capra, un ibrido pesce-capro su un piedistallo.
Il simbolo del serpente attorcigliato al bastone è quello del Caduceo: di origine greca, rappresentazione del dio Asclepio, protettore della salute, trae le sue origini dal fatto che il serpente, simbolicamente, muore e rinasce con la muta della pelle. Molto più probabilmente era un simbolo apposto dai medici davanti alle loro case, per indicare un servizio medico: infatti si ipotizza che il serpente fosse, molto più semplicemente, un verme parassita. Nell’antichità questi parassiti, comunissimi, venivano estratti arrotolandoli lentamente su un bastoncino, proprio dai medici che giustamente esponevano un’immagine del servizio offerto.
Non parliamo poi del Caduceo, simbolo frequentemente confuso col Bastone di Asclepio ma in realtà legato al commercio ed associato al dio Hermes: due serpenti attorcigliati insieme lungo un bastone.
Oggi il Caduceo ha preso quasi totalmente il posto del Bastone di Asclepio, venendo impropriamente usato come simbolo legato alla sanità ed ai servizi paramedici. E’ diventato il simbolo dei servizi EMS (Emergency Medical Service) pubblici e privati, nonché quello dei paramedici e TM (Tactical Medic) militari, spesso inserito in altri tipi di iconografia, come la Croce di S. Andrea.
Le deviazioni di stampo sitchiniano hanno poi fatto il resto, dando al serpente attorcigliato l’immagine dell’elica del dna, quindi attribuendogli tutta una serie di connotazioni fantascientifiche legate ai già citati Annunaki, padri del genere umano da loro creato con la manipolazione genetica. Ulteriori “abbellimenti” sono arrivati poi ad opera dei già criticati gruppuscoli pseudo-satanisti, che mescolando senza ritegno i più improbabili “miti”, tra dischi volanti, videogiochi, racconti sitchiniani, meditazione, chakra, teorie razziste e revisionismi hanno creato un’immagine totalmente di fantasia relativa al serpente, attribuendogli nuovi e del tutto infondati significati. Un lavoro degno della migliore manipolazione degli Annunaki…
Insomma, tra Satana ed Enki, a giudicare da tutte queste fonti, non c’è alcuna correlazione, al contrario di tutto ciò che propagandano certi fantasiosi (e in malafede) cultori della loro strana “religione delle origini”.