CAPITOLO 0: ovvero, perchè il "diavolo" non esiste.
Apr 15, 2014 17:32:59 GMT
Post by Kurtz Rommel on Apr 15, 2014 17:32:59 GMT
Leggendo il titolo di questa sezione, "Il nascondiglio del diavolo", ci si potrà chiedere per quale motivo io l'abbia voluta intitolare così.
Effettivamente pare un controsenso, per il puro e semplice fatto che per i satanisti, in generale, il termine "diavolo" è da evitare, in quanto dispregiativo e non rispondente al concetto che si ha di Satana, visto tanto come entità realmente esistente quanto come archetipo.
Non starò quindi a ripetere un concetto già espresso più volte da diverse altre voci, ma mi limiterò a spiegare il motivo della mia scelta.
"Il nascondiglio del diavolo" è il titolo di un filmaccio fanta-horror, di trama piuttosto banale ma tutto sommato originale. Un gruppo di sommozzatori viene inviato in Romania, ad esaminare un complesso di caverne sotterranee il cui ingresso si trova sotto i resti di una vecchia abbazia. Naturalmente avranno i loro problemi con gli abitanti del luogo: i tipici esemplari di un ecosistema chiuso sviluppatosi nelle caverne, ovviamente brutti, feroci ed affamati.
La corsa verso l'uscita sarà il prevedibile massacro di quasi tutti loro, col finale aperto ormai d'obbligo.
A prima vista sembra la solita produzione da serata pizza-birra-noia, ed in effetti sotto tanti aspetti lo è.
Quello che però la riscatta è un dettaglio, a prima vista secondario ma in realtà importante.
L'origine di questi abomini sotterranei è da ricercarsi in un ipotetico virus mutogeno, che modifica il corpo del suo ospite rendendolo una specie di tritacarne semovente adatto alla vita in quelle caverne.
nella trama del film si narra di una leggenda locale, secondo la quale un gruppo di templari si era inoltrato in quelle profondità per sterminare i "diavoli", cioè creature del tutto naturali (si fa per dire...) ma viste come diaboliche sotto l'ottica medievale. Un paio di loro, probabilmente, sopravviveranno trasformandosi in umanoidi provvisti di due grosse ali, in pieno rispetto dell'iconografia demoniaca classica.
Ed è questo il punto che mi è piaciuto, e che mi ha spinto a rivalutare questo filmetto, usandone il titolo per la mia serie di articoli.
Ciò che viene chiamato "diavolo", visto come appunto diabolico, soprannaturale e malvagio, in realtà non è quello che si crede che sia. Quello che nel medioevo, come si racconta nel film, veniva chiamato "diavolo", al punto tale da costruire sulla "bocca dell'inferno" un'abbazia che la chiudesse, in realtà non era assolutamente un "diavolo".
Certo, non era nulla di simpatico da incontrare, ma alla fine dei conti non era nemmeno malvagio: semplicemente era una creatura (ben più di una, in realtà) carnivora ed affamata, per nulla soprannaturale, pari a qualsiasi belva esistente al mondo, dagli squali alle tigri. Nella leggenda narrata nel film, fu solo l'ignoranza medioevale a dare queste creature delle connotazioni "diaboliche", totalmente immaginarie e per nulla rispondenti alla loro realtà.
Il concetto è semplice: il "diavolo" non esiste, è solo una costruzione mentale e religiosa, utile come simbolo del male o come risposta semplicistica a tante domande scomode, a cui per una ragione o per l'altra non si riesce a dare una soluzione definitiva o comunque accettabile.
Così come il "diavolo" del film non è assolutamente tale, allo stesso modo non esiste neanche quello realmente presente nell'immaginario comune che ancora oggi inquina le menti di tante persone semplici e di ridotta cultura.
Il "diavolo", alla fine, è dentro di noi: i templari resi dei "diavoli" dal virus mutogeno del film, possono benissimo essere il simbolo di ciò che possiamo diventare noi in condizioni tali da tirare fuori la nostra parte peggiore, più brutale ed aggressiva. Una parte di noi assolutamente naturale, priva di connotazioni "mistiche": una parte di noi che può portarci a fare le peggiori cose, che possiamo sforzarci di nascondere, che possiamo negare, che possiamo cercare di soffocare sotto strati di convenzioni sociali, moralismi, regole, dogmi e leggi, ma che comunque è presente dentro di noi e sempre ci rimarrà, pronta ad uscire alla prima occasione.
Sostanzialmente, il "diavolo" non esiste per un motivo molto semplice: perchè siamo noi, in certe condizioni, a commettere le peggiori nefandezze, in base ad una natura che è solo ed esclusivamente nostra.
Troppo comodo dare la colpa ad un'entità esterna, "malvagia" e "tentatrice", e renderla responsabile di tutti i mali del mondo: certo, accettare di dare la colpa a noi stessi, ed ad una nostra natura contro la quale non possiamo fare nulla se non accettarla, è un pochetto più difficile.
Alla fine, i "diavoli" di un filmaccio di barriera rischiano di essere molto più umani del previsto, e di diventare fin più simpatici di tanta gente "normale".
Effettivamente pare un controsenso, per il puro e semplice fatto che per i satanisti, in generale, il termine "diavolo" è da evitare, in quanto dispregiativo e non rispondente al concetto che si ha di Satana, visto tanto come entità realmente esistente quanto come archetipo.
Non starò quindi a ripetere un concetto già espresso più volte da diverse altre voci, ma mi limiterò a spiegare il motivo della mia scelta.
"Il nascondiglio del diavolo" è il titolo di un filmaccio fanta-horror, di trama piuttosto banale ma tutto sommato originale. Un gruppo di sommozzatori viene inviato in Romania, ad esaminare un complesso di caverne sotterranee il cui ingresso si trova sotto i resti di una vecchia abbazia. Naturalmente avranno i loro problemi con gli abitanti del luogo: i tipici esemplari di un ecosistema chiuso sviluppatosi nelle caverne, ovviamente brutti, feroci ed affamati.
La corsa verso l'uscita sarà il prevedibile massacro di quasi tutti loro, col finale aperto ormai d'obbligo.
A prima vista sembra la solita produzione da serata pizza-birra-noia, ed in effetti sotto tanti aspetti lo è.
Quello che però la riscatta è un dettaglio, a prima vista secondario ma in realtà importante.
L'origine di questi abomini sotterranei è da ricercarsi in un ipotetico virus mutogeno, che modifica il corpo del suo ospite rendendolo una specie di tritacarne semovente adatto alla vita in quelle caverne.
nella trama del film si narra di una leggenda locale, secondo la quale un gruppo di templari si era inoltrato in quelle profondità per sterminare i "diavoli", cioè creature del tutto naturali (si fa per dire...) ma viste come diaboliche sotto l'ottica medievale. Un paio di loro, probabilmente, sopravviveranno trasformandosi in umanoidi provvisti di due grosse ali, in pieno rispetto dell'iconografia demoniaca classica.
Ed è questo il punto che mi è piaciuto, e che mi ha spinto a rivalutare questo filmetto, usandone il titolo per la mia serie di articoli.
Ciò che viene chiamato "diavolo", visto come appunto diabolico, soprannaturale e malvagio, in realtà non è quello che si crede che sia. Quello che nel medioevo, come si racconta nel film, veniva chiamato "diavolo", al punto tale da costruire sulla "bocca dell'inferno" un'abbazia che la chiudesse, in realtà non era assolutamente un "diavolo".
Certo, non era nulla di simpatico da incontrare, ma alla fine dei conti non era nemmeno malvagio: semplicemente era una creatura (ben più di una, in realtà) carnivora ed affamata, per nulla soprannaturale, pari a qualsiasi belva esistente al mondo, dagli squali alle tigri. Nella leggenda narrata nel film, fu solo l'ignoranza medioevale a dare queste creature delle connotazioni "diaboliche", totalmente immaginarie e per nulla rispondenti alla loro realtà.
Il concetto è semplice: il "diavolo" non esiste, è solo una costruzione mentale e religiosa, utile come simbolo del male o come risposta semplicistica a tante domande scomode, a cui per una ragione o per l'altra non si riesce a dare una soluzione definitiva o comunque accettabile.
Così come il "diavolo" del film non è assolutamente tale, allo stesso modo non esiste neanche quello realmente presente nell'immaginario comune che ancora oggi inquina le menti di tante persone semplici e di ridotta cultura.
Il "diavolo", alla fine, è dentro di noi: i templari resi dei "diavoli" dal virus mutogeno del film, possono benissimo essere il simbolo di ciò che possiamo diventare noi in condizioni tali da tirare fuori la nostra parte peggiore, più brutale ed aggressiva. Una parte di noi assolutamente naturale, priva di connotazioni "mistiche": una parte di noi che può portarci a fare le peggiori cose, che possiamo sforzarci di nascondere, che possiamo negare, che possiamo cercare di soffocare sotto strati di convenzioni sociali, moralismi, regole, dogmi e leggi, ma che comunque è presente dentro di noi e sempre ci rimarrà, pronta ad uscire alla prima occasione.
Sostanzialmente, il "diavolo" non esiste per un motivo molto semplice: perchè siamo noi, in certe condizioni, a commettere le peggiori nefandezze, in base ad una natura che è solo ed esclusivamente nostra.
Troppo comodo dare la colpa ad un'entità esterna, "malvagia" e "tentatrice", e renderla responsabile di tutti i mali del mondo: certo, accettare di dare la colpa a noi stessi, ed ad una nostra natura contro la quale non possiamo fare nulla se non accettarla, è un pochetto più difficile.
Alla fine, i "diavoli" di un filmaccio di barriera rischiano di essere molto più umani del previsto, e di diventare fin più simpatici di tanta gente "normale".