Dal teismo al razionalismo: la mia esperienza.
Apr 5, 2014 17:53:30 GMT
Post by alessandra on Apr 5, 2014 17:53:30 GMT
Ciò che segue è il resoconto di un'esperienza personale, ma anche una sorta di rivincita morale sulle tante, troppe pecorelle che nella loro infinita debolezza e miseria non hanno perso l'occasione per travestirsi da lupi e attaccarmi, magari tacciandomi di incoerenza o, peggio ancora, di "apostasia" (sic!) e di "tradimento dell'Ideale" (ancora, sic!).
Ebbene sì, lo ammetto pubblicamente e senza inutili giri di parole: sono un mostro.
Sono un mostro perché, dopo diversi anni trascorsi tra le fila del satanismo teista ho smesso di riconoscermi in quel percorso, ed ho trovato la reale espressione di me stessa nel satanismo razionalista.
Alcuni sedicenti satanisti, che non definirei mai teisti ma "spirituali" (termine al quale personalmente attribuisco una connotazione fortemente spregiativa e che userò anche in seguito con lo stesso significato), hanno provato a ridicolizzare ed aggredire questo mio passaggio, con le accuse sopra citate.
Alcuni sedicenti satanisti, appartenenti alla corrente "spirituale", sostengono infatti che il satanismo razionalista sia "una fase" da superare per giungere a quello che essi proclamano il "vero" satanismo, ossia, naturalmente, quello di cui si fanno portavoce.
Questa visione è, naturalmente, viziata sin dal principio e fortemente parziale.
Un interessante testo che tra l'altro costituisce un'ottima lettura di base per chiunque si accosti al satanismo razionalista, è il Compendium Daemonii, opera del Tempio di Satana, un gruppo virtuale attivo dal 2002 all’inizio del 2004, che si presentava come centro di studi occulti satanici.
Cito il Compendium perché la visione che propone è data attraverso una metafora innovativa: quella di un viaggio nel quale il punto di partenza è la distruzione dei precedenti dogmi (una tappa rappresentata dal dio egizio Seth, assurto altresì a simbolo del satanismo fideistico) finalizzata ad una nuova creazione, costituita dal superamento del fideismo fino all’autoconsapevolezza e l’adorazione del Sé, un viaggio insomma che parte dal satanismo teista fino ad evolversi e sbocciare in una visione razionalista.
Sono molto affezionata a questa metafora, perché di fatto è ciò che ho vissuto in prima persona.
Quando circa dieci anni fa cominciai ad interessarmi al satanismo il primo testo che lessi fu la Bibbia Satanica di Anton LaVey.
Tuttavia, paradossalmente, in quell'occasione non riuscii ad accettare interamente una visione razionalista del satanismo, e infatti sono stata teista fino a non molto tempo fa, sia pure con varie oscillazioni di tipo "panteistico" e quindi di fatto abbastanza distanti dal teismo in senso stretto.
Qualche tempo fa, tuttavia, c'è stata una svolta.
Non si è trattato di una svolta brusca, ma di una graduale assunzione di consapevolezza.
Cosa cercavo nel teismo, se non l'esteriorizzazione di alcuni lati di me stessa?
Quale sublime grandezza e magnificenza per Satana l'essere assurto non ad una labile entità spirituale, ma a vivido archetipo e simbolo della Coscienza di Sé alla quale l'Uomo perviene quando realizza ed accetta la propria Natura?
Il satanismo non è una strada semplice e, soprattutto, è una strada per pochi.
Le "moltitudini" attratte dall'immaginario oscuro proprio del satanismo ma di fatto prive di sostanza ed intelletto resteranno nell'inglorioso limbo di un banale "cristianesimo rovesciato", in un insulso tentativo di dare un senso alla propria vita ed al vuoto lasciato dalle religioni tradizionali.
Il satanismo è evoluzione dinamica, è quella fiamma nera che brucia dentro e, nel momento in cui ti rende consapevole del tuo essere un dio, anche fuori, poiché in quel momento divieni davvero in grado di plasmare la realtà secondo il tuo volere.
Per questo, il passaggio da una visione teista ad una razionalista, non dovrebbe destare nessun tipo di sorpresa né tantomeno essere motivo di stigma: o, per meglio dire, non dovrebbe esserlo per chi meritatamente si fregia del titolo di satanista.
L'approdo al satanismo razionalista arriva nel momento in cui si è davvero disposti ad accettare una determinata Weltanschauung in senso pieno, in quel momento in cui il vuoto lasciato dalle facili certezze delle religioni tradizionali si colma solo ed esclusivamente attraverso se stessi.
Attualmente posso dire di aver trovato nel pensiero di Anton LaVey non tanto "ciò che cercavo", quanto ciò che sono sempre stata e che a lungo non sono stata in grado di accettare pienamente, pur avendone comunque una consapevolezza almeno parziale.
Guardarsi allo specchio senza ipocrisia talvolta può essere molto difficile, molto duro, perfino straziante.
Solo chi sopravvive a questa prova atroce sarà un Dio.
E allora mi chiedo se la reazione esagitata di tutti coloro che hanno pregiudizialmente contestato la mia "scelta" tacciandomi di incoerenza o di cose ben peggiori non nasconda, in fondo, qualcosa in più: è possibile, ad esempio, che queste persone, anche solo per un attimo, abbiano scorto in me il loro riflesso e, impaurite, se la siano date a gambe.
Ma vorrei rassicurare queste anime timorate e pie che, lo ribadisco, non sono persone che seguono un intelligente percorso teista ma dei blandi "cristiani rovesciati" definibili come "spirituali": essi infatti non correranno mai alcun rischio di scoprire se stessi, né la sublime esperienza dell'Istinto che si fonde armonicamente con la Ragione.
Questa via, infatti, gli è preclusa, e per loro vi sarà sempre e solo il flaccido palliativo dell'Illusione.
Ebbene sì, lo ammetto pubblicamente e senza inutili giri di parole: sono un mostro.
Sono un mostro perché, dopo diversi anni trascorsi tra le fila del satanismo teista ho smesso di riconoscermi in quel percorso, ed ho trovato la reale espressione di me stessa nel satanismo razionalista.
Alcuni sedicenti satanisti, che non definirei mai teisti ma "spirituali" (termine al quale personalmente attribuisco una connotazione fortemente spregiativa e che userò anche in seguito con lo stesso significato), hanno provato a ridicolizzare ed aggredire questo mio passaggio, con le accuse sopra citate.
Alcuni sedicenti satanisti, appartenenti alla corrente "spirituale", sostengono infatti che il satanismo razionalista sia "una fase" da superare per giungere a quello che essi proclamano il "vero" satanismo, ossia, naturalmente, quello di cui si fanno portavoce.
Questa visione è, naturalmente, viziata sin dal principio e fortemente parziale.
Un interessante testo che tra l'altro costituisce un'ottima lettura di base per chiunque si accosti al satanismo razionalista, è il Compendium Daemonii, opera del Tempio di Satana, un gruppo virtuale attivo dal 2002 all’inizio del 2004, che si presentava come centro di studi occulti satanici.
Cito il Compendium perché la visione che propone è data attraverso una metafora innovativa: quella di un viaggio nel quale il punto di partenza è la distruzione dei precedenti dogmi (una tappa rappresentata dal dio egizio Seth, assurto altresì a simbolo del satanismo fideistico) finalizzata ad una nuova creazione, costituita dal superamento del fideismo fino all’autoconsapevolezza e l’adorazione del Sé, un viaggio insomma che parte dal satanismo teista fino ad evolversi e sbocciare in una visione razionalista.
Sono molto affezionata a questa metafora, perché di fatto è ciò che ho vissuto in prima persona.
Quando circa dieci anni fa cominciai ad interessarmi al satanismo il primo testo che lessi fu la Bibbia Satanica di Anton LaVey.
Tuttavia, paradossalmente, in quell'occasione non riuscii ad accettare interamente una visione razionalista del satanismo, e infatti sono stata teista fino a non molto tempo fa, sia pure con varie oscillazioni di tipo "panteistico" e quindi di fatto abbastanza distanti dal teismo in senso stretto.
Qualche tempo fa, tuttavia, c'è stata una svolta.
Non si è trattato di una svolta brusca, ma di una graduale assunzione di consapevolezza.
Cosa cercavo nel teismo, se non l'esteriorizzazione di alcuni lati di me stessa?
Quale sublime grandezza e magnificenza per Satana l'essere assurto non ad una labile entità spirituale, ma a vivido archetipo e simbolo della Coscienza di Sé alla quale l'Uomo perviene quando realizza ed accetta la propria Natura?
Il satanismo non è una strada semplice e, soprattutto, è una strada per pochi.
Le "moltitudini" attratte dall'immaginario oscuro proprio del satanismo ma di fatto prive di sostanza ed intelletto resteranno nell'inglorioso limbo di un banale "cristianesimo rovesciato", in un insulso tentativo di dare un senso alla propria vita ed al vuoto lasciato dalle religioni tradizionali.
Il satanismo è evoluzione dinamica, è quella fiamma nera che brucia dentro e, nel momento in cui ti rende consapevole del tuo essere un dio, anche fuori, poiché in quel momento divieni davvero in grado di plasmare la realtà secondo il tuo volere.
Per questo, il passaggio da una visione teista ad una razionalista, non dovrebbe destare nessun tipo di sorpresa né tantomeno essere motivo di stigma: o, per meglio dire, non dovrebbe esserlo per chi meritatamente si fregia del titolo di satanista.
L'approdo al satanismo razionalista arriva nel momento in cui si è davvero disposti ad accettare una determinata Weltanschauung in senso pieno, in quel momento in cui il vuoto lasciato dalle facili certezze delle religioni tradizionali si colma solo ed esclusivamente attraverso se stessi.
Attualmente posso dire di aver trovato nel pensiero di Anton LaVey non tanto "ciò che cercavo", quanto ciò che sono sempre stata e che a lungo non sono stata in grado di accettare pienamente, pur avendone comunque una consapevolezza almeno parziale.
Guardarsi allo specchio senza ipocrisia talvolta può essere molto difficile, molto duro, perfino straziante.
Solo chi sopravvive a questa prova atroce sarà un Dio.
E allora mi chiedo se la reazione esagitata di tutti coloro che hanno pregiudizialmente contestato la mia "scelta" tacciandomi di incoerenza o di cose ben peggiori non nasconda, in fondo, qualcosa in più: è possibile, ad esempio, che queste persone, anche solo per un attimo, abbiano scorto in me il loro riflesso e, impaurite, se la siano date a gambe.
Ma vorrei rassicurare queste anime timorate e pie che, lo ribadisco, non sono persone che seguono un intelligente percorso teista ma dei blandi "cristiani rovesciati" definibili come "spirituali": essi infatti non correranno mai alcun rischio di scoprire se stessi, né la sublime esperienza dell'Istinto che si fonde armonicamente con la Ragione.
Questa via, infatti, gli è preclusa, e per loro vi sarà sempre e solo il flaccido palliativo dell'Illusione.