CAPITOLO 12.Segni e simboli del Satanismo: parenti illeciti.
Jan 30, 2015 19:00:37 GMT
Post by Kurtz Rommel on Jan 30, 2015 19:00:37 GMT
Questa puntata del “nascondiglio del diavolo” è dedicata ad un paio di simboli erroneamente legati al Satanismo, ma che di satanico non hanno assolutamente nulla. Uno è quello universalmente conosciuto della croce rovesciata, un vero e proprio “figlio illecito” della (non) cultura relativa al Satanismo.
L’altro, una specie, diciamo, di “parente acquisito”, è lo Schwarze Sonne.
Partiamo dal primo.
La croce rovesciata, ricorrente negli ambienti più ignoranti e degradati della controcultura metal, dark e pseudosatanica, viene comunemente utilizzata come simbolo “satanico”, di contestazione anticristiana e di rappresentazione delle “forze del male”. L’idea parte da un concetto errato, un luogo comune estremamente ben radicato nella mentalità ignorante e superficiale di tanti sedicenti satanisti che in realtà tali non sono. Se la croce rappresenta la chiesa, rovesciarla significa deriderla, o simbolicamente distruggerla.
Insomma, un modo di contestare e negare il valore di un’istituzione che, per quanto discussa e spesso poco trasparente, quando non addirittura in torto (si vedano i periodici episodi di pedofilia da parte di certi sacerdoti, o exploit criminali come quello di Athanase Seromba, sacerdote africano che uccise più di 2000 persone in un solo giorno), è comunque presente e radicata nel mondo odierno, detenendo un potere estremamente forte ed attuale.
Peccato che questo concetto sia totalmente sbagliato. Innanzitutto non contempla la differenza, fondamentale, tra “croce rovesciata” e “crocifisso rovesciato”: se si parlasse, più precisamente, di “crocifisso rovesciato” si potrebbe tranquillamente ammettere uno spregio, diretto e premeditato, nei confronti della figura principale della religione cristiana.
Rovesciare un crocifisso avrebbe effettivamente il suo senso, inteso come negazione del valore simbolico della crocifissione di Gesù ed irriverenza verso il “nemico”. Un senso estremamente negativo, da sempre osteggiato e negato in maniera netta e totale da tutti i satanisti autentici, ma comunque non privo di una sua logica.
La croce, quindi, è stata assimilata, sia da tanti pseudosatanisti, sia da tanti cristiani poco informati, al crocifisso, ovviamente in modo estremamente superficiale ed approssimativo, assumendone un significato totalmente sbagliato.
La croce rovesciata, storicamente, è al contrario un simbolo cristiano, chiamato anche Croce di S.Pietro. Origene di Alessandria, infatti, racconta come san Pietro richiese di essere crocifisso a testa in giù, in segno di umiltà, non ritenendosi degno di subire la stessa sorte di Gesù, suo maestro. la figura di san Pietro oggi è stata parecchio ridimensionata ed è oggetto di numerose discussioni e revisioni storiche, ma l’origine “ufficiale” del simbolo tale è e tale rimane.
Oggi molti cristiani sono i primi ad usare la croce rovesciata in segno di umiltà, ritenendosi indegni di essere paragonati a Gesù. Essendo per la chiesa cristiana s.Pietro il successore di Gesù, diventa quindi naturale usare simboli che lo rappresentino, quindi tra questi anche la croce rovesciata.
Peraltro il martirio di s.Pietro è stato adeguatamente rappresentato anche da numerosi artisti, come Masaccio, Caravaggio, Michelangelo, Giordano, Gandolfi e Manini.
Se ne spiega quindi anche la presenza sulla cattedra del Papa, inteso come successore di s.Pietro: tanto per dare una conferma di questo, si possono prendere ad esempio le critiche rivolte a Giovanni Paolo II, durante la celebrazione del 2000 in Israele, tese a trovare un significato “esoterico e satanico”, con le conseguenti ipotesi di collusione con gli Ebrei, dimostratesi ovviamente infondate. Anche in diverse chiese si trova la croce rovesciata, come ad esempio sull’altare del carcere Mamertino a Roma.
Ce n’è abbastanza per scardinare completamente ogni teoria relativa alla croce rovesciata intesa come simbolo satanico e malvagio.
Un altro simbolo che spesso viene impropriamente associato al satanismo è lo Schwarze Sonne.
Le sue origini sono ancora abbastanza oscure, ma è ben noto il suo utilizzo nell’ambito del misticismo nazista, molto legato all’interpretazione runica ed alle opere dell’esoterista Karl Maria Wiligut, soprannominato il “Rasputin di Himmler”.
A volte chiamato anche Sonnenrad, fu utilizzato dall’associazione Vril Gesellschaft, i cui appartenenti erano anche chiamati Die Herren vom Schwarzen Stein. Questa associazione era divisa in due: le SS Ahnenerbe, la componente cultural-accademica, e le SS Schwarze Sonne, la componente misterico-esoterica vera e propria. Sarà proprio da questa associazione che nascerà il famigerato corpo delle SchutzStaffeln, ovvero le SS.
Si ritrova questo simbolo nel castello di Wewelsburg, situato nella Renania settentrionale, che fu il quartier generale e la sede dei rituali di gruppo degli ufficiali delle SS: nella torre nord, simbolicamente chiamata da Himmler “il centro del mondo”, il pavimento della “Obergruppenführersaal”, la Sala dei Generali, è occupato da un mosaico verde scuro rappresentante proprio lo Schwarze Sonne.
Il misticismo nazista, privo di radici reali ma basato su idee prese da quelle di Hitler ed altri capi nazisti, era un’accozzaglia di idee propagandistiche e di effetto, tese a “dimostrare” l’attendibilità di concetti di pura fantasia quali quello della razza ariana, delle sua superiorità sulle altre razze, o della reale esistenza di località immaginarie come Atlantide e Shambala, da cui gli ariani sarebbero provenuti.
Gli effetti di una tale insalata di fantasie, ancora oggi ben presente nella testa di molti esaltati e praticanti di varie forme di neopaganesimo, si sono visti.
Senza stare a commentare le varie forme di revisionismo e i vari tentativi di sdoganamento del nazismo e di tutte le sue implicazioni, ad opera per esempio di Miguel Serrano e Savitri Devi, si può vedere come nella variegata ideologia neonazista si possano ritrovare gli stessi concetti.
Anche alcune organizzazioni politiche, ovviamente di estremisti, lo usano come loro simbolo distintivo.
Infatti è ormai accertata l’esistenza di diversi gruppi effettivamente pericolosi ed esaltati, legati alle sette pseudoreligiose neonaziste, il cui intento dichiarato è quello di riportare in vita la mistica hitleriana ed i suoi concetti: i loro membri sono dediti sia a nostalgie politiche naziste, sia a pratiche esoteriche di dubbio gusto, sotto certi aspetti paragonabili alla deviazione chiamata “satanismo acido”.
Importante dettaglio da considerare è che il misticismo nazista si basava anche su parecchi elementi cristiani, per quanto distorti e strumentalizzati, quindi comunque non satanisti. Questo è confermato dall’operato di diverse “fratellanze” operanti nel campo esoterico: gruppi estremamente riservati, sui quali le notizie sono poche e contraddittorie, che effettivamente mettono in atto tutta una loro ritualistica e pratica magica, di ispirazione comunque nordica e non satanica, che anzi rifiutano tutto ciò che è anche solo vagamente connesso col “diavolo”. Tra di loro non sono infrequenti, tra l’altro, anche fanatici di ispirazione cristiana. Potrà sembrare strano, ma ha una sua logica, se si pensa che già sulle fibbie dell’esercito tedesco si leggeva “Gott mit uns”, cioè “Dio con noi”.
I loro scopi sono sostanzialmente uguali a quelli di molte altre correnti: potere terreno, benefici pratici, affermazione personale. Si tratta quindi di persone spesso pericolose, la cui ritualistica sembra non disdegni l’uso del sangue, con valori morali totalmente distorti e strumentali al loro personale desiderio.
Ovviamente anche l’aspetto esteriore ha contribuito a questo, in quanto vedere una persona tatuata, vestita di nero, con borchie e catene, che ascolta musica metal (la “musica del diavolo”) e porta gli anfibi, nella mente delle persone richiama immediatamente lo stereotipo del “satanista”.
Anche diversi gruppi metal, specie tra i più impegnati politicamente, hanno allegramente contribuito alla costruzione di questo luogo comune, producendo lavori in cui richiami al satanismo ed alla retorica nazista vengono usati senza alcun ritegno, con il logico risultato di rinsaldare il binomio metal-satanismo ed associarlo a violenza e politica.
La scarsa professionalità di tanti giornalisti di cronaca (anche non nera), molto più impegnati a fare notizia che informazione, ha fatto il resto: una nutrita serie di articoli che associavano il comportamento dei neonazisti a quello di una setta, ovviamente di stampo satanico, ha definitivamente confermato un’idea sbagliata.
Poco ci è voluto, quindi, prendendo come spunto la violenza ed intolleranza degli appartenenti a questi gruppi, unita alle dicerie riguardo a rituali poco chiari da loro messi in atto, ad identificare lo Schwarze Sonne come un simbolo satanico, totalmente a torto e senza alcuna prova reale del suo utilizzo in questo ambito.
Questo ha portato anche ad un altro problema, e cioè la discriminazione nei confronti degli odinisti: persone tranquille, per nulla legate ad estremismi politici o nostalgie naziste, il cui credo vede Odino come il creatore del tutto, lo spirito vitale che pervade tutto l’universo e il principio supremo da cui proviene la conoscenza. Una serie di idee a volte innovative ed a volte marcatamente ricostruzionistiche, marcatamente pacifiste ed universaliste, che non hanno nulla di malvagio e non prevedono l’adorazione di entità maligne, volendo solo riproporre l’antico paganesimo germanico in chiave attualizzata. Una conferma della bontà di intenti dell’odinismo viene dal fatto che in numerosi Stati è riconosciuto come una religione legalmente praticabile: riconoscimento che viene dopo una serie di studi ed esami da parte di organi competenti, il cui scopo è anche quello di scovare elementi ambigui od illegali nei vari culti, bloccandoli.
Il vero problema è che le accozzaglie di neonazisti pseudoesoterici, il cui simbolo è lo Schwarze Sonne, sono molto maggiori rispetto a quelle odiniste, o comunque godono di ben maggiore visibilità, col risultato di averne riconfermato una valenza negativa già ampiamente consolidata dall’operato delle SS. Immaginabile quanto gli odinisti, nulla più che dei tranquilli neopagani, possano essere felici di questa situazione, così come i satanisti autentici, già indaffarati a scrollarsi di dosso l’immagine negativa datagli dalla corrente acida e per nulla desiderosi di essere paragonati a dei neonazisti.
Arrivato a questo punto mi sembra logico rinnovare il mio consueto avvertimento: STARE SEMPRE ALLA LARGA DA GRUPPI E CIRCOLI POCO CHIARI, per non correre il serio rischio di ritrovarsi in mezzo ad un branco di delinquenti. Assolutamente mai farsi convincere ad entrare in “confraternite” o “unioni” che propongono strane forme di elitarismo, o appartenenze a realtà “superiori” che vedono nell’abuso sugli altri e nella discriminazione la loro ragion d’essere. Nel migliore dei casi si rischia di entrare in una banda di ultras, magari già segnalati alle Forze dell’Ordine.
Da tutta questa serie di incomprensioni ed accuse, spesso infondate, è scaturita una pesantissima diatriba ad oggi ancora in corso, tra gli stessi satanisti: essere tali, in realtà, cosa vuol dire? Il satanismo è una forma di anticristianesimo? un satanista deve odiare la chiesa cristiana? Diatriba che ha portato addirittura ad una sorta di faida interna tra le numerose visioni della dottrina satanista e tra altrettanto numerosi gruppi, anche all’interno delle loro stesse scuole di pensiero principali.
La risposta ufficiale delle varie correnti è comunque una sola: il satanismo non è una forma di anticristianesimo. Tutti quelli che osteggiano la chiesa cristiana sono visti come anticristiani, e non come satanisti autentici, in quanto il messaggio della dottrina satanista non è quello di una ribellione contro la chiesa cristiana quanto quello dell’evoluzione personale.
La chiesa cristiana è vista, più semplicemente, come portatrice di una dottrina fideistica e ormai anacronistica, che delega all’intervento divino la soluzione di problemi invece risolvibili in modo autonomo e impone una fede cieca, priva dei dubbi che la ragione genera. Detto questo, il satanista non muove guerra ai sacerdoti cristiani: semplicemente li ignora e va avanti per la sua strada.
Kurtz
L’altro, una specie, diciamo, di “parente acquisito”, è lo Schwarze Sonne.
Partiamo dal primo.
La croce rovesciata, ricorrente negli ambienti più ignoranti e degradati della controcultura metal, dark e pseudosatanica, viene comunemente utilizzata come simbolo “satanico”, di contestazione anticristiana e di rappresentazione delle “forze del male”. L’idea parte da un concetto errato, un luogo comune estremamente ben radicato nella mentalità ignorante e superficiale di tanti sedicenti satanisti che in realtà tali non sono. Se la croce rappresenta la chiesa, rovesciarla significa deriderla, o simbolicamente distruggerla.
Insomma, un modo di contestare e negare il valore di un’istituzione che, per quanto discussa e spesso poco trasparente, quando non addirittura in torto (si vedano i periodici episodi di pedofilia da parte di certi sacerdoti, o exploit criminali come quello di Athanase Seromba, sacerdote africano che uccise più di 2000 persone in un solo giorno), è comunque presente e radicata nel mondo odierno, detenendo un potere estremamente forte ed attuale.
Peccato che questo concetto sia totalmente sbagliato. Innanzitutto non contempla la differenza, fondamentale, tra “croce rovesciata” e “crocifisso rovesciato”: se si parlasse, più precisamente, di “crocifisso rovesciato” si potrebbe tranquillamente ammettere uno spregio, diretto e premeditato, nei confronti della figura principale della religione cristiana.
Rovesciare un crocifisso avrebbe effettivamente il suo senso, inteso come negazione del valore simbolico della crocifissione di Gesù ed irriverenza verso il “nemico”. Un senso estremamente negativo, da sempre osteggiato e negato in maniera netta e totale da tutti i satanisti autentici, ma comunque non privo di una sua logica.
La croce, quindi, è stata assimilata, sia da tanti pseudosatanisti, sia da tanti cristiani poco informati, al crocifisso, ovviamente in modo estremamente superficiale ed approssimativo, assumendone un significato totalmente sbagliato.
La croce rovesciata, storicamente, è al contrario un simbolo cristiano, chiamato anche Croce di S.Pietro. Origene di Alessandria, infatti, racconta come san Pietro richiese di essere crocifisso a testa in giù, in segno di umiltà, non ritenendosi degno di subire la stessa sorte di Gesù, suo maestro. la figura di san Pietro oggi è stata parecchio ridimensionata ed è oggetto di numerose discussioni e revisioni storiche, ma l’origine “ufficiale” del simbolo tale è e tale rimane.
Oggi molti cristiani sono i primi ad usare la croce rovesciata in segno di umiltà, ritenendosi indegni di essere paragonati a Gesù. Essendo per la chiesa cristiana s.Pietro il successore di Gesù, diventa quindi naturale usare simboli che lo rappresentino, quindi tra questi anche la croce rovesciata.
Peraltro il martirio di s.Pietro è stato adeguatamente rappresentato anche da numerosi artisti, come Masaccio, Caravaggio, Michelangelo, Giordano, Gandolfi e Manini.
Se ne spiega quindi anche la presenza sulla cattedra del Papa, inteso come successore di s.Pietro: tanto per dare una conferma di questo, si possono prendere ad esempio le critiche rivolte a Giovanni Paolo II, durante la celebrazione del 2000 in Israele, tese a trovare un significato “esoterico e satanico”, con le conseguenti ipotesi di collusione con gli Ebrei, dimostratesi ovviamente infondate. Anche in diverse chiese si trova la croce rovesciata, come ad esempio sull’altare del carcere Mamertino a Roma.
Ce n’è abbastanza per scardinare completamente ogni teoria relativa alla croce rovesciata intesa come simbolo satanico e malvagio.
Un altro simbolo che spesso viene impropriamente associato al satanismo è lo Schwarze Sonne.
Le sue origini sono ancora abbastanza oscure, ma è ben noto il suo utilizzo nell’ambito del misticismo nazista, molto legato all’interpretazione runica ed alle opere dell’esoterista Karl Maria Wiligut, soprannominato il “Rasputin di Himmler”.
A volte chiamato anche Sonnenrad, fu utilizzato dall’associazione Vril Gesellschaft, i cui appartenenti erano anche chiamati Die Herren vom Schwarzen Stein. Questa associazione era divisa in due: le SS Ahnenerbe, la componente cultural-accademica, e le SS Schwarze Sonne, la componente misterico-esoterica vera e propria. Sarà proprio da questa associazione che nascerà il famigerato corpo delle SchutzStaffeln, ovvero le SS.
Si ritrova questo simbolo nel castello di Wewelsburg, situato nella Renania settentrionale, che fu il quartier generale e la sede dei rituali di gruppo degli ufficiali delle SS: nella torre nord, simbolicamente chiamata da Himmler “il centro del mondo”, il pavimento della “Obergruppenführersaal”, la Sala dei Generali, è occupato da un mosaico verde scuro rappresentante proprio lo Schwarze Sonne.
Il misticismo nazista, privo di radici reali ma basato su idee prese da quelle di Hitler ed altri capi nazisti, era un’accozzaglia di idee propagandistiche e di effetto, tese a “dimostrare” l’attendibilità di concetti di pura fantasia quali quello della razza ariana, delle sua superiorità sulle altre razze, o della reale esistenza di località immaginarie come Atlantide e Shambala, da cui gli ariani sarebbero provenuti.
Gli effetti di una tale insalata di fantasie, ancora oggi ben presente nella testa di molti esaltati e praticanti di varie forme di neopaganesimo, si sono visti.
Senza stare a commentare le varie forme di revisionismo e i vari tentativi di sdoganamento del nazismo e di tutte le sue implicazioni, ad opera per esempio di Miguel Serrano e Savitri Devi, si può vedere come nella variegata ideologia neonazista si possano ritrovare gli stessi concetti.
Anche alcune organizzazioni politiche, ovviamente di estremisti, lo usano come loro simbolo distintivo.
Infatti è ormai accertata l’esistenza di diversi gruppi effettivamente pericolosi ed esaltati, legati alle sette pseudoreligiose neonaziste, il cui intento dichiarato è quello di riportare in vita la mistica hitleriana ed i suoi concetti: i loro membri sono dediti sia a nostalgie politiche naziste, sia a pratiche esoteriche di dubbio gusto, sotto certi aspetti paragonabili alla deviazione chiamata “satanismo acido”.
Importante dettaglio da considerare è che il misticismo nazista si basava anche su parecchi elementi cristiani, per quanto distorti e strumentalizzati, quindi comunque non satanisti. Questo è confermato dall’operato di diverse “fratellanze” operanti nel campo esoterico: gruppi estremamente riservati, sui quali le notizie sono poche e contraddittorie, che effettivamente mettono in atto tutta una loro ritualistica e pratica magica, di ispirazione comunque nordica e non satanica, che anzi rifiutano tutto ciò che è anche solo vagamente connesso col “diavolo”. Tra di loro non sono infrequenti, tra l’altro, anche fanatici di ispirazione cristiana. Potrà sembrare strano, ma ha una sua logica, se si pensa che già sulle fibbie dell’esercito tedesco si leggeva “Gott mit uns”, cioè “Dio con noi”.
I loro scopi sono sostanzialmente uguali a quelli di molte altre correnti: potere terreno, benefici pratici, affermazione personale. Si tratta quindi di persone spesso pericolose, la cui ritualistica sembra non disdegni l’uso del sangue, con valori morali totalmente distorti e strumentali al loro personale desiderio.
Ovviamente anche l’aspetto esteriore ha contribuito a questo, in quanto vedere una persona tatuata, vestita di nero, con borchie e catene, che ascolta musica metal (la “musica del diavolo”) e porta gli anfibi, nella mente delle persone richiama immediatamente lo stereotipo del “satanista”.
Anche diversi gruppi metal, specie tra i più impegnati politicamente, hanno allegramente contribuito alla costruzione di questo luogo comune, producendo lavori in cui richiami al satanismo ed alla retorica nazista vengono usati senza alcun ritegno, con il logico risultato di rinsaldare il binomio metal-satanismo ed associarlo a violenza e politica.
La scarsa professionalità di tanti giornalisti di cronaca (anche non nera), molto più impegnati a fare notizia che informazione, ha fatto il resto: una nutrita serie di articoli che associavano il comportamento dei neonazisti a quello di una setta, ovviamente di stampo satanico, ha definitivamente confermato un’idea sbagliata.
Poco ci è voluto, quindi, prendendo come spunto la violenza ed intolleranza degli appartenenti a questi gruppi, unita alle dicerie riguardo a rituali poco chiari da loro messi in atto, ad identificare lo Schwarze Sonne come un simbolo satanico, totalmente a torto e senza alcuna prova reale del suo utilizzo in questo ambito.
Questo ha portato anche ad un altro problema, e cioè la discriminazione nei confronti degli odinisti: persone tranquille, per nulla legate ad estremismi politici o nostalgie naziste, il cui credo vede Odino come il creatore del tutto, lo spirito vitale che pervade tutto l’universo e il principio supremo da cui proviene la conoscenza. Una serie di idee a volte innovative ed a volte marcatamente ricostruzionistiche, marcatamente pacifiste ed universaliste, che non hanno nulla di malvagio e non prevedono l’adorazione di entità maligne, volendo solo riproporre l’antico paganesimo germanico in chiave attualizzata. Una conferma della bontà di intenti dell’odinismo viene dal fatto che in numerosi Stati è riconosciuto come una religione legalmente praticabile: riconoscimento che viene dopo una serie di studi ed esami da parte di organi competenti, il cui scopo è anche quello di scovare elementi ambigui od illegali nei vari culti, bloccandoli.
Il vero problema è che le accozzaglie di neonazisti pseudoesoterici, il cui simbolo è lo Schwarze Sonne, sono molto maggiori rispetto a quelle odiniste, o comunque godono di ben maggiore visibilità, col risultato di averne riconfermato una valenza negativa già ampiamente consolidata dall’operato delle SS. Immaginabile quanto gli odinisti, nulla più che dei tranquilli neopagani, possano essere felici di questa situazione, così come i satanisti autentici, già indaffarati a scrollarsi di dosso l’immagine negativa datagli dalla corrente acida e per nulla desiderosi di essere paragonati a dei neonazisti.
Arrivato a questo punto mi sembra logico rinnovare il mio consueto avvertimento: STARE SEMPRE ALLA LARGA DA GRUPPI E CIRCOLI POCO CHIARI, per non correre il serio rischio di ritrovarsi in mezzo ad un branco di delinquenti. Assolutamente mai farsi convincere ad entrare in “confraternite” o “unioni” che propongono strane forme di elitarismo, o appartenenze a realtà “superiori” che vedono nell’abuso sugli altri e nella discriminazione la loro ragion d’essere. Nel migliore dei casi si rischia di entrare in una banda di ultras, magari già segnalati alle Forze dell’Ordine.
Da tutta questa serie di incomprensioni ed accuse, spesso infondate, è scaturita una pesantissima diatriba ad oggi ancora in corso, tra gli stessi satanisti: essere tali, in realtà, cosa vuol dire? Il satanismo è una forma di anticristianesimo? un satanista deve odiare la chiesa cristiana? Diatriba che ha portato addirittura ad una sorta di faida interna tra le numerose visioni della dottrina satanista e tra altrettanto numerosi gruppi, anche all’interno delle loro stesse scuole di pensiero principali.
La risposta ufficiale delle varie correnti è comunque una sola: il satanismo non è una forma di anticristianesimo. Tutti quelli che osteggiano la chiesa cristiana sono visti come anticristiani, e non come satanisti autentici, in quanto il messaggio della dottrina satanista non è quello di una ribellione contro la chiesa cristiana quanto quello dell’evoluzione personale.
La chiesa cristiana è vista, più semplicemente, come portatrice di una dottrina fideistica e ormai anacronistica, che delega all’intervento divino la soluzione di problemi invece risolvibili in modo autonomo e impone una fede cieca, priva dei dubbi che la ragione genera. Detto questo, il satanista non muove guerra ai sacerdoti cristiani: semplicemente li ignora e va avanti per la sua strada.
Kurtz