Nietzsche e il Satanismo, un legame indelebile
Oct 12, 2014 19:05:24 GMT
Post by Ida S. on Oct 12, 2014 19:05:24 GMT
"Io vi insegno il superuomo. L' uomo é qualcosa che deve essere superato. Che avete fatto per superarlo? Tutti gli esseri hanno creato qualcosa al di sopra di sé: e voi volete essere il riflusso in questa grande marea e retrocedere alla bestia piuttosto che superare l' uomo? Che cosa é per l'uomo la scimmia? Un ghigno o una vergogna dolorosa. E questo appunto ha da essere l' uomo per il superuomo: un ghigno o una dolorosa vergogna Avete percorso il cammino dal verme all'uomo, e molto in voi ha ancora del verme. In passato foste scimmie, e ancor oggi l'uomo è più scimmia di qualsiasi scimmia. E il più saggio tra voi non è altro che un'ibrida disarmonia di pianta e spettro. Voglio forse che diventiate uno spettro o una pianta? Ecco, io vi insegno il superuomo! Il superuomo è il senso della terra. Dica la vostra volontà: sia il superuomo il senso della terra".
Non possiamo che prendere le mosse da questo famoso, intenso passo de "Così parlò Zarathustra", per comprendere quanto il pensiero di Friedrich Nietzsche, il suo "superuomo" sia affine all'ideale Satanista. Ma chi è, per Nietzsche, il superuomo? Come nasce? In cosa differisce dall'uomo "comune"?
Innanzitutto, la nascita del superuomo coincide con la "morte di Dio". Il filosofo spiega questo concetto in un passo de "La gaia scienza" di una bellezza disarmante, che non posso non citare integralmente:
"Noi filosofi e spiriti liberi alla notizia che il vecchio Dio è morto, ci sentiamo come illuminati dai raggi di una nuova aurora; il nostro cuore ne straripa di riconoscenza, di meraviglia, di presentimento, di attesa, finalmente l’orizzonte torna ad apparirci libero, anche ammettendo che non è sereno, finalmente possiamo di nuovo sciogliere le vele alle nostre navi, muovere incontro ad ogni pericolo; ogni rischio dell’uomo della conoscenza è di nuovo permesso; il mare, il nostro mare, ci sta ancora aperto dinanzi, forse non vi è ancora mai stato un mare così aperto".
Ma chi ha ucciso Dio? Chi sono costoro, "gli assassini di tutti gli assassini"? Uomini che dopo la morte di questo vecchio Dio avvertono su di loro lo spazio vuoto, vagano "come attraverso un infinito nulla", sentono il freddo di una notte sempre più buia.. Forse i colpevoli siamo noi, "noi filosofi e spiriti liberi". L'unica certezza è che "Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso!". Azione la cui grandezza di appare fin troppo grande, per cui l'unica speranza salvifica è una e una sola: "Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa?".
Il centro di tutto sta proprio qui. L'uomo, dinnanzi alla morte di Dio, crolla. Insieme a lui, crollano le sue certezze, il suo mondo, le sue speranze ultraterrene, le sue preghiere. La morte di Dio annienta l'uomo, lo travolge, lo stravolge. Ma qui mi accorgo che parlare di "uomo" è fin troppo generico, perché c'è chi non si lascia sopraffare dalla terribile notizia. Ci siamo noi, "filosofi e spiriti liberi", divenuti dèi. Noi, capaci di prendere in mano le redini della nostra vita, vivere liberi dalle catene della metafisica, liberi dalla costrizione a cui ci condannava il vecchio Dio, il Dio che noi stessi abbiamo ucciso per aspirare ad una vita sconfinata, senza più limiti.
Non è forse questo, l'ideale Satanista? Non avvertiamo forse la fiamma ardere più calda che mai nel nostro cuore, leggendo queste righe? Non abbiamo la stessa reazione del superuomo, annunciando la morte di Dio? "Finalmente l'orizzonte torna ad apparirci libero", rendendoci capaci di prendere le nostre decisioni senza essere vincolati al controllo di nessuna divinità, di dire "si" alla vita, di accettarla totalmente in tutte le sue sfumature. Sopratutto, la vera conquista del superuomo, è quella di vivere a pieno ogni istante di questa effimera vita terrena, perché breve e intensa deve essere l'esistenza umana. Ma qui, Nietzsche si pone un quesito che esplica nell'aforisma 341 de "La gaia scienza", che diventerà una degli aspetti più controversi e particolari della sua filosofia e sarà sviluppato anche nelle pagine dello Zarathustra.
Mi riferisco al pensiero dell'eterno ritorno.
"Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: «Questa vita, come tu ora la vivi e l'hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione".
Ancora una volta, sarà l'uomo "comune" ad essere atterrito da una prospettiva del genere. Lui, che ha vissuto la propria vita in ottemperanza del volere dei suoi dèi.. lui, che si è inchinato ad essi e ha rinunciato ai piaceri terreni.. come potrebbe essere felice di vivere e rivivere una vita infelice?
Ma il superuomo, che dalla vita ha preso il meglio, che vinto, che ha scelto di essere libero, che "ha vissuto una volta un attimo immenso", risponderebbe a quel demone "Tu sei un dio e mai intesi cosa più divina". Non sarebbe forse la stessa risposta che darebbe un Satanista? Non vedrebbe davanti ai suoi occhi un mare aperto, non arderebbe dentro di lui la volontà di potenza, non si sentirebbe lui stesso padrone del mondo?
La visione di Nietzsche è senza dubbio elitaria. Non tutti possono divenire superuomini, come non tutti nascono Satanisti. Il legame che unisce la filosofia di Nietzsche e il pensiero Satanista è senza dubbio indelebile, profondo. Il Satanista è naturalmente e istintivamente portato a comprendere le parole di questo filosofo che aveva già inteso quanto potesse essere difficile per l'uomo "comune" accettare e dare il giusto valore alle sue parole, come possiamo leggere dalla prefazione de "L'Anticristo" che trovo incredibilmente significativa:
"Questo libro è riservato a pochissimi. Forse nemmeno uno di essi è ancora nato.
Può darsi che siano coloro che comprendono il mio Zarathustra: come potrei mai confondermi con quelli per i quali già oggi crescono orecchie? – Solo il postdomani mi si addice. C’è chi viene al mondo, postumo. Le condizioni alle quali mi comprendono, e allora per forza comprendono, – le conosco anche troppo bene.
Uno deve essere inflessibile fino alla durezza nelle cose dello spirito, per sopportare anche solo la mia serietà, la mia passione.
Uno dev’essere avvezzo a vivere sui monti – a vedere sotto di sé il meschino ciarlare dell’epoca sulla politica e sull’egoismo dei popoli.
Uno dev’essere divenuto indifferente, né deve mai domandare se la verità serva, se per qualcuno essa diventi sorte ineluttabile..
Una predilezione della forza per domande di cui oggi ha il coraggio; il coraggio del proibito; la predisposizione al labirinto.
Un’esperienza di sette solitudini. Nuove orecchie per nuova musica. Nuovi occhi per il lontanissimo.
Una nuova coscienza per verità fin qui rimaste mute.
E volontà per l’economia in grande stile: conservare intatti la propria energia, il proprio entusiasmo.. e rispetto di sé; l’amore di sé; l’incondizionata libertà verso sé stessi..
Ebbene sì! Questi soli sono i miei lettori, i miei lettori predestinati: che importa il resto? – il resto è solo l’umanità .
All’umanità uno dev’essere superiore per forza, per altezza d’animo, – per disprezzo.."
Che i "pochissimi" a cui si riferisce Nietzsche, che i suoi "lettori predestinati" siano anzitutto "gli assassini di tutti gli assassini", i "filosofi e gli spiriti liberi", è una certezza consolidata, ma che i suoi eredi prediletti siano i Satanisti, non lo metto in dubbio.
Non possiamo che prendere le mosse da questo famoso, intenso passo de "Così parlò Zarathustra", per comprendere quanto il pensiero di Friedrich Nietzsche, il suo "superuomo" sia affine all'ideale Satanista. Ma chi è, per Nietzsche, il superuomo? Come nasce? In cosa differisce dall'uomo "comune"?
Innanzitutto, la nascita del superuomo coincide con la "morte di Dio". Il filosofo spiega questo concetto in un passo de "La gaia scienza" di una bellezza disarmante, che non posso non citare integralmente:
"Noi filosofi e spiriti liberi alla notizia che il vecchio Dio è morto, ci sentiamo come illuminati dai raggi di una nuova aurora; il nostro cuore ne straripa di riconoscenza, di meraviglia, di presentimento, di attesa, finalmente l’orizzonte torna ad apparirci libero, anche ammettendo che non è sereno, finalmente possiamo di nuovo sciogliere le vele alle nostre navi, muovere incontro ad ogni pericolo; ogni rischio dell’uomo della conoscenza è di nuovo permesso; il mare, il nostro mare, ci sta ancora aperto dinanzi, forse non vi è ancora mai stato un mare così aperto".
Ma chi ha ucciso Dio? Chi sono costoro, "gli assassini di tutti gli assassini"? Uomini che dopo la morte di questo vecchio Dio avvertono su di loro lo spazio vuoto, vagano "come attraverso un infinito nulla", sentono il freddo di una notte sempre più buia.. Forse i colpevoli siamo noi, "noi filosofi e spiriti liberi". L'unica certezza è che "Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso!". Azione la cui grandezza di appare fin troppo grande, per cui l'unica speranza salvifica è una e una sola: "Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa?".
Il centro di tutto sta proprio qui. L'uomo, dinnanzi alla morte di Dio, crolla. Insieme a lui, crollano le sue certezze, il suo mondo, le sue speranze ultraterrene, le sue preghiere. La morte di Dio annienta l'uomo, lo travolge, lo stravolge. Ma qui mi accorgo che parlare di "uomo" è fin troppo generico, perché c'è chi non si lascia sopraffare dalla terribile notizia. Ci siamo noi, "filosofi e spiriti liberi", divenuti dèi. Noi, capaci di prendere in mano le redini della nostra vita, vivere liberi dalle catene della metafisica, liberi dalla costrizione a cui ci condannava il vecchio Dio, il Dio che noi stessi abbiamo ucciso per aspirare ad una vita sconfinata, senza più limiti.
Non è forse questo, l'ideale Satanista? Non avvertiamo forse la fiamma ardere più calda che mai nel nostro cuore, leggendo queste righe? Non abbiamo la stessa reazione del superuomo, annunciando la morte di Dio? "Finalmente l'orizzonte torna ad apparirci libero", rendendoci capaci di prendere le nostre decisioni senza essere vincolati al controllo di nessuna divinità, di dire "si" alla vita, di accettarla totalmente in tutte le sue sfumature. Sopratutto, la vera conquista del superuomo, è quella di vivere a pieno ogni istante di questa effimera vita terrena, perché breve e intensa deve essere l'esistenza umana. Ma qui, Nietzsche si pone un quesito che esplica nell'aforisma 341 de "La gaia scienza", che diventerà una degli aspetti più controversi e particolari della sua filosofia e sarà sviluppato anche nelle pagine dello Zarathustra.
Mi riferisco al pensiero dell'eterno ritorno.
"Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: «Questa vita, come tu ora la vivi e l'hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione".
Ancora una volta, sarà l'uomo "comune" ad essere atterrito da una prospettiva del genere. Lui, che ha vissuto la propria vita in ottemperanza del volere dei suoi dèi.. lui, che si è inchinato ad essi e ha rinunciato ai piaceri terreni.. come potrebbe essere felice di vivere e rivivere una vita infelice?
Ma il superuomo, che dalla vita ha preso il meglio, che vinto, che ha scelto di essere libero, che "ha vissuto una volta un attimo immenso", risponderebbe a quel demone "Tu sei un dio e mai intesi cosa più divina". Non sarebbe forse la stessa risposta che darebbe un Satanista? Non vedrebbe davanti ai suoi occhi un mare aperto, non arderebbe dentro di lui la volontà di potenza, non si sentirebbe lui stesso padrone del mondo?
La visione di Nietzsche è senza dubbio elitaria. Non tutti possono divenire superuomini, come non tutti nascono Satanisti. Il legame che unisce la filosofia di Nietzsche e il pensiero Satanista è senza dubbio indelebile, profondo. Il Satanista è naturalmente e istintivamente portato a comprendere le parole di questo filosofo che aveva già inteso quanto potesse essere difficile per l'uomo "comune" accettare e dare il giusto valore alle sue parole, come possiamo leggere dalla prefazione de "L'Anticristo" che trovo incredibilmente significativa:
"Questo libro è riservato a pochissimi. Forse nemmeno uno di essi è ancora nato.
Può darsi che siano coloro che comprendono il mio Zarathustra: come potrei mai confondermi con quelli per i quali già oggi crescono orecchie? – Solo il postdomani mi si addice. C’è chi viene al mondo, postumo. Le condizioni alle quali mi comprendono, e allora per forza comprendono, – le conosco anche troppo bene.
Uno deve essere inflessibile fino alla durezza nelle cose dello spirito, per sopportare anche solo la mia serietà, la mia passione.
Uno dev’essere avvezzo a vivere sui monti – a vedere sotto di sé il meschino ciarlare dell’epoca sulla politica e sull’egoismo dei popoli.
Uno dev’essere divenuto indifferente, né deve mai domandare se la verità serva, se per qualcuno essa diventi sorte ineluttabile..
Una predilezione della forza per domande di cui oggi ha il coraggio; il coraggio del proibito; la predisposizione al labirinto.
Un’esperienza di sette solitudini. Nuove orecchie per nuova musica. Nuovi occhi per il lontanissimo.
Una nuova coscienza per verità fin qui rimaste mute.
E volontà per l’economia in grande stile: conservare intatti la propria energia, il proprio entusiasmo.. e rispetto di sé; l’amore di sé; l’incondizionata libertà verso sé stessi..
Ebbene sì! Questi soli sono i miei lettori, i miei lettori predestinati: che importa il resto? – il resto è solo l’umanità .
All’umanità uno dev’essere superiore per forza, per altezza d’animo, – per disprezzo.."
Che i "pochissimi" a cui si riferisce Nietzsche, che i suoi "lettori predestinati" siano anzitutto "gli assassini di tutti gli assassini", i "filosofi e gli spiriti liberi", è una certezza consolidata, ma che i suoi eredi prediletti siano i Satanisti, non lo metto in dubbio.