L'incubazione onirica - Storia e pratica PT1 (di Nox Cervi)
Aug 17, 2014 19:32:15 GMT
Post by A. Rossi on Aug 17, 2014 19:32:15 GMT
L'incubazione onirica - Storia e pratica
di Nox Cervi
Cos’é l’incubazione onirica?
Il termine italiano incubazione deriva dal verbo latino incubare (equivalente al greco εγκοιμάομαι), ovvero coricarsi, dormire in un luogo sacro per ricevere, per mezzo di sogni, informazioni dalla divinità sull'avvenire, in genere, ovvero (di un malato) istruzioni sulla sua malattia
L'incubazione era praticata in Grecia in diversi luoghi di culto, specialmente nei santuari agli dèi (o agli eroi) guaritori. Anticamente si riteneva che i sogni fossero inviati dalla Terra, che nel suo seno raccoglie le ombre del passato, del presente e del futuro.
Per questo motivo è Asclepio, dio ctonio della medicina, a cui si richiedeva più spesso aiuto tramite i sogni.
Il malato si presentava ai sacerdoti di uno dei quasi trecento i templi dedicati al dio, i quali lo avviavano verso un itinerario fatto di isolamento, preghiera e digiuno, che culminava, da ultimo, nella notte passata all'interno del luogo sacro, a volte anche su pelli di animali sacrificati appositamente per provocare un sogno con funzioni guaritrici. I sacerdoti, dunque, lo collocavano sulla “sedia della memoria”, perché potesse riferire quanto aveva visto e, in seguito, ne interpretavano i sogni, prescrivendo, in base ad essi, i rimedi più opportuni. Talvolta l’ammalato aveva visioni orribili, che lo lasciavano in preda al terrore.
I pellegrini che si recavano in un tempio sacro ad Asclepio dovevano osservare norme igieniche ed alimentari (es. evitare alcuni cibi, digiunare o mangiare poco) e regole comportamentali.
Le condizioni d’accesso al tempio di Lambèse, ad esempio, erano l’astinenza sessuale, l’evitare carne di maiale e le fave per tre giorni consecutivi.
Una volta giunti a destinazione, era il momento di bagni nell’acqua fredda delle fontane per purificare corpo, mente e spirito e di relax a contatto con la natura. Difatti un ruolo centrale all’interno del rito dell’incubazione apparteneva all’acqua: per i greci, poiché sgorga dalla terra, l'acqua di si impregna, attraversandola, dei segreti del passato e del futuro. Ritenuta sorgente di ispirazione oracolare, essa contribuiva a dare al malato, nei suoi sogni, la conoscenza della cura, o la guarigione stessa.
Nei templi dedicati ad Asclepio il bagno preparatorio era di enorme importanza: esso era ritenuto necessario prima dell'incubazione e, soprattutto, prima dell’accesso all'abaton (άβατον), il “recinto sacro” del tempio. L’enorme superficie dedicata alle abluzioni nel santuario del dio guaritore a Lambèse, ad esempio, mostra chiaramente l'importanza del bagno nel rituale dell’incubazione.
C’era inoltre la possibilità di partecipare a giochi atletici e danze nel gimnasium, di cogliere le meraviglie dell’arte e della musica, di partecipare a concerti e spettacoli teatrali e poi le offerte di doni al dio, in modo particolare dolci di grano.
Una volta aver compiuto i preliminari, la purificazione, aver fatto le offerte e ascoltato gli insegnamenti dei sacerdoti, l’attesa riguardava l’invito del dio in sogno. Solo dopo questo invito, i sacerdoti concedevano il permesso per entrare nel dormitorio proibito e cercare un sogno per curare, grazie alla visita personale del dio
Per incitare il corretto svolgimento del rito sacro era possibile richiedere l’intervento di altre divinità del sonno o del sogno, come ad esempio Hypnos. All’interno dell’abaton era, difatti, possibile trovare altri templi, dedicati a divinità minori accompagnatrici di Asclepio.
Il rito dell’incubazione prevedeva l’apparizione del dio nei sogni del malato: la divinità, dunque, avrebbe guarito immediatamente il malato, sfiorandolo, o, in alternativa, gli avrebbe indicato le adeguate cure da seguire.
L'importanza dell'incubazione nel processo di guarigione è attestata da Tertulliano, quando qualifica Asclepio come “rivelatore di cure”, e confermata dalle orme archeologiche dell'Asclepieo (il tempio sacro ad Asclepio/Esculapio) a Lambèse, il cui abaton è tanto grande da testimoniare l’enorme interesse per l’incubazione onirica in quest’area dell’Africa.
La mattina seguente il sogno, i medici-sacerdoti interpretavano i sogni dei malati e prescrivevano i rimedi.
In Grecia, inoltre,se il malato non aveva ottenuto un sogno “guaritore” sarebbe potuto restare per diverso tempo all’interno del tempio. Sebbene, nel loro contesto, le guarigioni di Asclepio e la fede degli Antichi al suo riguardo devono essere ammesse, l'interpretazione moderna dei successi del dio è materia di dibattito. Per una spiegazione razionale delle guarigioni miracolose si potrebbe affermare che gli Asclepiei erano delle sanatorie dove medici e sacerdoti collaboravano al fine di amministrare una reale terapia medica e i sogni erano solamente un mezzo di aumentare la fiducia dei malati nella cura. Il problema è che la partecipazione di medici nel trattamento medico nei templi non è mai stata provata, e che, in molti casi, il trattamento raccomandato dal dio, il vero medico, era contrario a tutte le teorie mediche dei medici-sacerdoti.
La pratica dell’incubazione onirica, però, non era conosciuta solo dai Greci: anzi.
L’incubazione dei sogni era praticata già nel XV sec. a. C. nell’Antico Egitto.
In Egitto, come in quasi tutto il bacino del Mediterraneo, furono costruiti dei templi nei quali i fedeli si recavano per andare a cercare le risposte ai propri dubbi, uno tra i più grandi fu edificato nel Serapeo di Menfi. I santuari vennero chiamati “templi dell'incubazione”. Il fedele che accedeva in questo edificio sacro, per poter esser considerato degno di pernottare dentro il tempio, era sottoposto ad un rituale di purificazione. Nei giorni precedenti al pernottamento nel tempio, i sacerdoti ed i fedeli si auto imponevano un regime alimentare molto rigido, sottoponendosi ad una dieta sacra che riusciva a far produrre in loro dei sogni in uno stato di purezza spirituale. Erano severamente proibiti alcuni cibi, come le fave, i molluschi ed alcuni tipi di pesce, secondo loro alimenti responsabili di far produrre sogni ingannevoli e di diminuire la memoria onirica. Infatti si era notato già in epoca faraonica, che un eccesso di alimenti poteva provocare sogni confusi perché sottoponeva il fisico ad una gran fatica, mentre una dieta bilanciata faceva produrre sogni chiari ed attendibili, notando che le visioni oniriche migliori fossero quelle fatte nelle prime ore del mattino. La fase finale della pratica dell'incubazione consisteva nel dormire all'interno del tempio, riposando su pelli di animali sacrificati e bruciando un pezzo di lino sopra il quale era scritto il nome della divinità con la quale il fedele cercava di entrare in contatto durante il riposo notturno.
Forme simili all’incubazione onirica venivano praticati anche da altri popoli in tutto il Mediterraneo.
Erodoto ci mette al corrente del suo utilizzo presso i Nasamoni, mentre Pomponio Mela riporta che gli abitanti dell'oasi di Awjila avevano per abitudine di coricarsi sui sepolcri e di prendere per risposte i sogni che avevano durante il loro sonno.
Una forma di incubazione è descritta dai Touareg all'inizio del XX secolo, e da sempre presente in Maghreb sotto la denominazione di “istikhara”. E’ una pratica formalmente disapprovata dall’ortodossia mussulmana, ma che continua ad essere praticata da chi è alla disperata ricerca di risposte a domande pressanti, svolta generalmente vicino alla maggior parte dei santuari che offrono un riparo adatto.
In Marocco si trova una grotta, chiamata Imi n’Taqandout: chi vi si reca si corica tre notti consecutive su di una stuoia appositamente posta per gli istikhara: durante il loro sonno, alle loro richieste viene data una risposta chiara.
Nelle vicinanze di Cherchell, in Algeria, quando delle donne trovano un chicco di grano sfuggito alla macina –talvolta- lo mettono da parte per l’incubazione. Dopo una formula incantatoria, il consulente chiude il grano in una stoffa che annoda intorno alla sua testa e va a dormire; finché non avrà avuto la sua visione l’operatore ripeterà il rituale per ogni notte. La pratica dell’incubazione è anche presente nei santuari dei marabutti della regione, vicino dai quali è pianificata sempre una "camera di ospiti."
Gli Assiro-Babilonesi avevano una vera e propria incubazione sacra, un rituale per indurre i grandi sogni, che avevano un significato importantissimo per la storia del popolo e per le decisioni dei re.
Gli antichi Celti dicevano che gli dei stanno nelle isole dei sogni, oltre la spaccatura della terra, oltre la nona onda, e ricevevano da loro, sognando, messaggi in versi, ottenuti con pratiche incubatorie a fini poetici, stendendosi in terra in stanze buie col capo fasciato e il corpo coperto, addormentandosi in un sonno simile alla trance.
Anche i Sumeri la praticavano, il sognatore scendeva in un luogo sotterraneo, ci dormiva una notte e poi raccontava il suo sogno a un sacerdote che vi leggeva una profezia.
In Sardegna sono stati trovati nei nuraghe sotterranei in cui probabilmente si praticava l’incubazione sacra.
I Quechua del Perù eseguivano un rituale di incubazione che iniziava strofinando energicamente dalla testa ai piedi del sognatore malato con un porcellino d’India vivo. Il tutto in modo tale che entro la fine della procedura la povera bestiola fosse morta; veniva poi scuoiata, e dal sangue e dalle viscere si traeva la diagnosi del paziente.