CAPITOLO 4: Adamo, Lilith ed Eva, Ovvero, fisico ed Essenza.
Jul 15, 2014 17:56:17 GMT
Post by Kurtz Rommel on Jul 15, 2014 17:56:17 GMT
Nello scorso capitolo mi ero occupato di descrivere il concetto fondamentale dei cinque paradossi di Martin ed il suo senso. Prima di andare avanti con la loro disamina, però, mi sembra logico fare un piccolo excursus sul reale protagonista di questa corsa evolutiva: l’essere umano che da sempre, praticamente ogni scuola di pensiero descrive come l’unione di una parte fisica ed una parte più spirituale.
Anche secondo le idee di Martin l’uomo è composto da un involucro fisico e da una parte spirituale: e fin qua non c’è nulla di nuovo. La novità, invece, sta nel modo di concepire la parte spirituale in questione.
Chiamata “Essenza”, in arabo “جوهر” (jawhar), parola che vuol dire anche “Gioiello”, identificando bene la condizione di “luce interiore” umana, è descritta come la nostra reale natura, composta da una coppia di parti inscindibili e complementari: Anima e Spirito. Notare l’ambivalenza maschile/femminile della parola: Essenza, femminile, ma anche Gioiello, maschile.
La parte corporea, fisica, cioè la “custodia” entro cui vive l’Essenza, viene vista da Martin come qualcosa di indispensabile per il percorso evolutivo personale: è proprio in questa custodia che viene tenuto il Gioiello citato, senza però dimenticare che non è la reale natura umana. Noi siamo la nostra Essenza, non il nostro corpo fisico, che appunto è solo una custodia: per quanto utile e preziosa, non è eterna, ed ogni tanto va anche cambiata. E soprattutto, concetto importantissimo, una custodia vuota è completamente inutile.
Martin, per ragioni che vedremo in seguito, sviluppa proprio quest’idea per associare la figura di Adamo al corpo fisico, che senza la sua Essenza è destinato solo a non progredire mai.
Potrà sembrare un concetto fuori tema, ma in realtà è la base di tutta la concezione gnostica della più vera natura umana, ben evidenziata proprio anche grazie alle figure di Lilith ed Eva, usate come esempio pratico.
L’Essenza è la reale natura dell’uomo: la sua natura divina, composta come ho detto da Anima e Spirito. Spesso queste parole vengono usate come sinonimi, in modo improprio: Martin, invece, ne dà una nuova spiegazione, interessante e sensata, che tra l’altro segue bene il concetto del dualismo maschile/femminile tipico della scuola gnostica.
L’Anima viene intesa come la parte più logica, più razionale, se vogliamo più fredda e calcolatrice della reale natura umana. E’ associata alla parte femminile, cioè alla parte più dedita ad analisi, intuito, comprensione e risoluzione delle situazioni. Martin la associa alla figura di Eva. Poi vedremo perché.
Non per nulla si parla di “intuito femminile” come di una qualità unica e tipica delle donne, cioè come di un qualcosa che all’uomo, al principio maschile di questa dualità, invece manca.
Lo Spirito, al contrario, è visto come una forza più istintiva, più irrazionale e vitale, meno dedita alla logica e al ragionamento, associata alla componente maschile. Si nota come sia ben esplicativo di questo il vecchio concetto di “spirito guerriero”: cioè il modo che l’uomo, inteso come principio maschile, ha di affrontare di petto le situazioni, magari in modo impulsivo, senza ragionare lucidamente e freddamente, come invece farebbe la sua controparte femminile. Effettivamente è vero. Quante volte facciamo qualcosa in modo automatico, così senza pensarci? Quante volte aver agito d’impulso ci può portare ad avere preso una decisione giusta, in base all’istinto, o se non addirittura a salvarci la vita?
Molto importante è notare come venga associata anche alla forza dei sentimenti “grezzi”, puri, e spesso più oscuri e distruttivi della natura umana. Martin, come si può quindi capire, la associa alla figura di Lilith.
Queste due parti, nell’idea gnostica, coesistono e si supportano in modo indissolubile: l’Anima, senza avere la spinta verso il sentimento e lo stimolo ad osare, ad “attaccare” tipica dello Spirito, sarebbe sempre in una condizione di studio, analisi e valutazione delle situazioni, dei problemi e degli interrogativi eccessivamente statica, che la porterebbe a rimanere, sostanzialmente, ferma a rimuginarci sopra.
Inoltre, senza lo stimolo dei sentimenti, diventerebbe troppo fredda e logica, quindi perdendo tutta la reale bellezza insita nella parte più irrazionale della natura umana.
Lo Spirito, al contrario, essendo una forza essenziale e quasi bruta, se non avesse una valida guida da parte dell’Anima, rischierebbe di disperdere energie preziose ingolfandosi in situazioni di secondaria importanza, scelte solo in base allo stimolo del sentimento, non seguendo un ragionamento logico e distaccato sui pro e contro relativi. Insomma, Anima e Spirito si aiutano a vicenda, mettendo insieme le rispettive qualità e reali caratteristiche: superando i rispettivi limiti (guardacaso sempre nella logica gnostica a riguardo), formano la reale natura umana, questa Essenza capace di “attaccare”, osare, ed al contempo di ragionare logicamente.
La parte maschile dominata dallo Spirito dà la spinta necessaria per affrontare nuovi stimoli e superare le difficoltà, mentre la controparte femminile di competenza dell’Anima è indispensabile per capire che scelte fare e come muoversi per ottenere i migliori risultati.
Quanto migliore sarà l’interazione tra queste due parti, già unite in una sola entità, tanto migliori, quindi in qualche modo “brillanti”, saranno i risultati ottenuti, rendendo l’Essenza umana sempre più preziosa, come un gioiello. Un gioiello, appunto: qualcosa di essenziale e prezioso, unico ed inimitabile per ognuno di noi.
Terminata questa introduzione, lunga ma necessaria, possiamo arrivare alla questione principale: che ruolo hanno Lilith ed Eva, ed alla fine anche Adamo, nel Satanismo gnostico?
Nel satanismo, soprattutto in varie sue ramificazioni di stampo stupidamente antiebraico ed anticristiano, la figura di Lilith viene associata a tutta una serie di storture ideologiche di stampo simil-new/age, che la vogliono dipingere come una specie di madre amorevole ed una specie di eroica figura dei diritti femminili.
Famosissimo è il dipinto del 1892 di John Collier, “Lilith”, che ritrae una bella ragazza nuda, languidamente avvolta tra le spire di un serpente: una contaminazione tra i modelli imposti dalla scuola preraffaelita ed il simbolo cristiano della tentazione, molto ambiguamente mescolato al suo corrispondente simbolo fallico.
Affascinante come dipinto, usato come immagine ufficiale di Lilith da tutti i gruppi di femministe wicca e neopagane già dagli inizi del ‘900, ma del tutto fuorviante rispetto alla reale storia di questa divinità.
Non dimentichiamo che, al contrario, la figura di Lilith è quella di un demone notturno, una dea oscura ed attraente, ma in qualche modo mostruosa: un vampiro che consuma gli uomini di notte, e da cui i neonati vanno protetti. Solo la versione ebraica, più recente, la descriverà come la prima moglie di Adamo, che gli si ribella e lo abbandona. Versione poi adeguatamente storpiata dalle varie ideologie femministe ed utilizzata come esempio di emancipazione femminile dall’oppressione dell’uomo, visto come stupido e prevaricatore.
Eva, al contrario, viene spesso o ignorata, o peggio descritta come una figura di scarso spessore, al limite di una caricatura. Adamo, conseguentemente, è stato identificato come il tipico “maschio” rozzo ed arretrato, simbolo della prevaricazione maschile sulla donna.
Tutte queste inesattezze, di cui ora non sto a parlare in quanto non inerenti allo scopo del mio articolo, vengono eliminate dalla dottrina gnostica, che invece si basa sulle figure tradizionali e le pone entro una particolare ricontestualizzazione, che ammette onestamente essere un pensiero di concezione recente e che riguarda la visione della parte divina insita nell’uomo, questa Essenza descritta come unione di Anima e Spirito, di logica pura e forza vitale.
Partiamo dalla figura di Adamo. Nella dottrina gnostica, in pieno accordo con quella della cabala ebraica e con la tradizione coranica, Adamo, in ebraico “אָדָם” e in arabo “آدم” (Ādam), indica un "uomo delle origini" inteso non in senso fisico, ma come un modello ancestrale, metafisico da cui verrà originata l'umanità della dimensione terrena. Un dettaglio da tenere in considerazione, comune ad ambedue le tradizioni, è il modo in cui Adamo prende vita: cioè quando in lui entra qualcosa di divino, un “soffio vitale” che lo toglie dalla sua precedente condizione di semplice simulacro inanimato.
Molto interessante un passo del Corano, che indica chiaramente Adamo come essere il ricettacolo, quindi per estensione la “custodia”, del soffio divino che lo anima.
“È colui che ha perfezionato ogni cosa creata e dall’argilla ha dato inizio alla creazione dell’uomo, quindi ha tratto la sua discendenza da una goccia d’acqua insignificante, quindi gli ha dato forma e ha insufflato in lui del Suo spirito.” (Sura as-Sajdah, 32:7-9).
Dunque Adamo, metaforicamente creato dalla terra, quindi da qualcosa di materiale, ed animato da una parte divina, diventa nell’idea di Martin il simbolo della parte materiale, cioè della “custodia” entro cui risiede quel “gioiello”: il Soffio divino che viene da Dio, e che nella dottrina gnostica è quell’Essenza della quale ho parlato prima, la scintilla divina parte del Caos originario che anima tutte le creature senzienti.
Questo porta a ribadire l’importanza della natura divina insita in noi: senza questo “soffio divino” saremmo solo dei simulacri, inanimati ed incapaci di progredire ed evolverci.
Veniamo ora alle figure di Lilith ed Eva, che hanno avuto nella storia di Adamo due ruoli importantissimi e ben distinti.
Lilith è generalmente intesa come un demone di distruzione e lussuria, che nella tradizione ebraica viene reso protagonista di un episodio poi frainteso e storpiato dalle nuove ideologie femministe e new/age che oggi vanno per la maggiore. Esistono diverse versioni di questa storia, ma sostanzialmente si tratta di come Lilith, prima compagna di Adamo, gli si sia ribellata e lo abbia abbandonato: è molto nota soprattutto quella contenuta nell’”Alfabeto di Ben-Sira”, un testo erroneamente attribuito al mistico Yeshua Ben-Sira, vissuto nel II sec. D.C. ma in realtà scritto nel X sec. Lilith provoca Adamo, poi, vinta spiritualmente da lui, se ne va dal Giardino dell’Eden ed inizia a procreare demoni. Nell’Alfabeto, a riguardo, si legge:
« Ella disse 'Non starò sotto di te,' ed egli disse 'E io non giacerò sotto di te, ma solo sopra. Per te è adatto stare solamente sotto, mentre io sono fatto per stare sopra. »
Questo episodio, riveduto e corretto dalle varie ideologie femministe di oggi, non è da intendersi come un sopruso da parte di un uomo gretto e maschilista su un’eroica moglie che rifiuta di sottomettervisi.
In realtà ha un altro significato: cioè vuole evidenziare, ovviamente nell’ottica ebraica, la superiorità della creatura prediletta di Dio, l’uomo, quell’Adam Kadmon da lui creato, sulle entità demoniache.
Nell’idea del satanismo gnostico Lilith è identificata come la parte più violenta, oscura ed irrazionale della persona in generale: questo per il fatto di aver rifiutato la sottomissione ad Adamo, cioè di aver compiuto un atto di orgoglio. Viene, come detto prima, identificata come simbolo dello Spirito: a questo punto il motivo penso sia abbastanza chiaro.
Questa visione, però, non ha nulla di negativo, a ben vedere: infatti l’atto di orgoglio compiuto nel rifiutare la sottomissione ad Adamo viene inteso come il rifiuto, da parte dell’Essenza divina, a seguire le pulsioni più fisiche e terrene della persona.
In poche parole simboleggia la necessità, per l’uomo, di non rimanere schiavo delle sue pulsioni più basse e primitive, quindi il bisogno di compiere un gesto di orgoglio personale, ribellarvisi e di evolversi.
L’abbandono di Adamo da parte di Lilith vuol dire esattamente questo: il distacco della reale natura umana dal piano esistenziale più limitato, che per quanto piacevole possa essere, comunque non rappresenta la vera e naturale condizione umana. Un rifiuto non logico e razionale, ma istintivo: quindi un rifiuto che, grazie al potere dei sentimenti, porta a staccarsi dal dominio di una fisicità fine solo a se stessa.
La grossa differenza che caratterizza il satanismo gnostico rispetto allo gnosticismo classico è, però, nella visione della fisicità: mentre lo gnostico classico vede il mondo materiale come una prigione da cui cercare di scappare, e rifiuta la bellezza della vita terrena, il satanista gnostico lo vede come una valida risorsa a cui attingere per la propria evoluzione interiore. Quindi una situazione temporanea, a cui non affezionarsi in modo eccessivo, ma comunque piacevole e di cui godere pienamente.
Lilith, nella visione di Martin, rappresenta la spinta più irrazionale, istintiva e naturale ad evolversi, non in base ad un ragionamento logico, ma spinti solo dalla forza dei sentimenti.
Adamo, dopo Lilith, conobbe Eva.
La storia di Eva è cosa nota: tentata dal serpente/Satana, mangia il frutto dell’Albero della Conoscenza e fa fare la stessa cosa ad Adamo, con i tristi risultati ufficialmente descritti dalla tradizione ebraica e cristiana.
Nulla di nuovo: la cosa invece interessante è la reinterpretazione che il satanismo gnostico ne dà.
Secondo la visione gnostica Eva è associata all’Anima, cioè alla parte più logica ed analitica dell’Essenza.
Di conseguenza la sua scelta di accettare il frutto proibito non deriva, come descritto nell’esegesi ebraica, da una maggiore facilità delle donne a farsi convincere da altri a cambiare idea, ma da un ragionamento di ordine ben superiore.
Infatti Eva si trova davanti ad una situazione inaspettata, indipendente da lei, nuova ed interessante. Si sente dire che in quel frutto è racchiuso un potere spaventoso, negato da Dio agli uomini, un potere unico, in grado di renderli pari alla divinità da cui discendono: si incuriosisce, ci ragiona, valuta se possa valere la pena rischiare o se sia meglio rimanere in una eterna condizione di beata ignoranza.
In poche parole Eva, intuendo la potenza insita in quel frutto, ed il reale senso delle parole di Satana, si rende conto di poter acquisire la facoltà di comprendere la reale condizione delle cose, di scegliere tra il bene ed il male, e di poter decidere in modo autonomo cosa fare della sua vita. Prende la sua decisione.
In questa interpretazione, secondo la logica del “reclutamento di mercenari” tipica di Martin, Satana ha dato all’uomo uno strumento, o se vogliamo un’arma: la possibilità di capire, che porta solo alla libertà, alla possibilità di evolversi, alla responsabilità delle proprie azioni, nel bene e nel male.
Una condizione di libertà dall’ignoranza e di libero arbitrio che va totalmente contro il volere e le intenzioni del dio definito come Despota. Eva, in questa visione, rappresenta proprio la capacità analitica, più fredda ma più in grado di valutare pro e contro delle situazioni e di studiare con più distacco il reale ordine delle cose, arrivando a capirlo e ad avere quindi, appunto, la Conoscenza più pura.
Adamo, spinto da Eva, mangia il frutto e si rende conto di essere nudo: in altre parole l’uomo, spinto a capire e conoscere in modo lucido e razionale, arriva ad avere la vera Conoscenza dell’universo e di se stesso.
Un altro dettaglio di enorme importanza è il motivo per cui Adamo incontra Eva: non perché è rimasto solo ed è andato a chiedere una donna più sottomessa ad un dio che gliela prepara ed incarta, come descritto nella tradizione classica, ma per una ragione molto più profonda.
La visione gnostica descrive come l’uomo, al suo livello più basso e primitivo, prima in compagnia solo della forza dei sentimenti e dell’irrazionalità, incontri la capacità analitica e di ragionamento solo in un secondo momento, una volta che questa forza lo abbia in qualche modo abbandonato. Lasciato solo da Lilith, cioè dai sentimenti più grezzi e potenti, Adamo, visto come l’essere umano in generale, può trovare Eva, ovvero la capacità di ragionare in modo distaccato e logico.
Ci si potrà chiedere, a questo punto, come mai Lilith non si sia limitata ad andarsene e basta.
Una prima risposta si trova nel Talmud.
Un riavvicinamento di qualche tipo pare esserci stato, come descritto nell’Eruvin, il secondo trattato del Moed, uno dei sei Ordini della Mishnah, cioè la prima redazione scritta delle tradizioni orali ebraiche.
In questo trattato si narra, in un passo, di come Adamo, durante i 130 anni di espulsione dall’Eden, abbia “generato demoni”: se erano demoni, con chi potrebbe averli procreati, se non con un “demone”?
Una seconda risposta, o meglio una conferma della prima, si ha nella Cabala: infatti, in un suo passo, lo Zohar fa esplicita ammissione del fatto che Adamo si sia accoppiato con Lilith fino al momento dell’incontro con Eva. Dopo il “peccato originale” Adamo avrebbe ripudiato Eva, conosciuta prima, per 130 anni, vivendo di dissolutezze e appunto “generando demoni”, per poi riunirsi a lei allo scadere del periodo.
E se l’unico essere femminile al momento esistente e raggiungibile era Lilith, guardacaso identificata come demone, poco ci va a capire che i due si debbano essere in qualche modo riavvicinati.
Nella visione di Martin questo è spiegabile senza alcuna difficoltà: simbolicamente l’uomo non può e non deve rinunciare ad una parte della sua Essenza, che può allontanare od evitare, ma non eliminare. Come anche evidenziato da Go Nagai nel Devilman, l’uomo non può fare a meno di questo “demone”, cioè della sua parte più oscura ed impulsiva, selvaggia e distruttiva, quindi in grado di “generare demoni”. Una parte di sé che, però, pur essendo così selvaggia, una volta unita alla sua controparte più razionale contribuisce all’evoluzione personale.
Sostanzialmente, nella visione gnostica, Adamo, Lilith ed Eva sono un trittico inscindibile, che senza avere nulla di legato ai triangoli amorosi da romanzetto rosa, in realtà ha un valore simbolico fortissimo: la parte più fisica di noi, quella “custodia” che senza la sua parte divina sarebbe solo una statua vuota, è governata dalla sua Essenza. Un valore, combinazione, espresso dal numero 3: il cosiddetto “numero perfetto”.
Grazie a questo l’uomo può vivere meglio, seguendo lo stimolo dello Spirito ad osare e superare i propri limiti, ed allo stesso tempo seguendo i consigli dell’Anima, meno irruenti ma molto più ponderati, potendo valutare meglio non solo le situazioni teoriche o i problemi pratici in quanto tali, ma in qualche modo anche se stesso, capendo come superare quei limiti che gli vengono imposti o che sono suoi.
Allo stesso tempo la sua Essenza, proprio grazie al fondamentale apporto dato dalla sua “custodia”, proprio grazie al fatto di non essere un’entità disincarnata, e quindi mancante di tutti gli stimoli tipici della fisicità, può evolversi come è suo compito e desiderio, imparando a non rimanere eternamente ancorata ai piani più bassi dell’esistenza, come simboleggiato dalla ribellione di Lilith, ed esaminando in modo razionale le situazioni esterne ed indipendenti, come evidenziato dall’analisi del frutto della Conoscenza fatta da Eva.