Post by valentina999 on Jul 4, 2014 21:52:32 GMT
"...se ne stanno riverenti al loro temuto Duce.
Alteramente eccelso Ei di persona,
e portamento sopra tutti gli altri torreggia;
ancor perduto non ha
tutto il natìo fulgor celeste,
E conquiso com'è, pur sempre in lui
un Arcangel si vede, un offuscato
di gloria eccesso."
Quella di John Milton è senz'altro una delle più venerabili rappresentazioni del Demonio cristiano. Il grande poeta inglese è stato indubbiamente il primo a conferire alla figura di Satana tutte le caratteristiche, gli atteggiamenti e le qualità dell'eroe epico che lotta feroce, impavido e splendente di gloria per la propria autoaffermazione e la propria libertà.
Orgoglio inesauribile, straordinaria forza intellettuale e tratti irresistibilmente umani forgiano una versione del Grande Avversario mai escogitata prima da nessun altro. Così il Paradiso Perduto diviene uno dei più grandi capolavori della letteratura inglese secentesca, un'opera di grande pathos ed impatto emotivo che manifesta la nobiltà semi-oscurata del Nemico di Dio proiettandola in un caotico scenario in cui si alternano l'armonia del Cielo e del Giardino di Adamo e la perdizione del Vuoto primordiale, unita a quella del regno infero.
Superbia e Gloria satanica, pur ormai lontane dalla luce divina, brillano ancora di autonomo splendore, e in quest'indole demoniaca, che è esplosiva miscela di luce e decadenza, traspaiono i residui di ciò che l'eccelso personaggio era in realtà ancor prima di divenire l'anti-eroe per eccellenza delle religioni occidentali.
Nel Paradiso Perduto infatti si evince chiaramente il ricorso di Milton al contrasto cristiano-pagano, quest'ultimo rappresentato dai classici greci. E proprio dalla immortale tradizione greca giunge la radiosa Stella del Mattino, o Eosforo, figlio dell'Aurora (Eos) e compagno di Espero, la stella della sera, in quanto in antichità era abitudine credere che vi fossero due astri, appunto quello del mattino e quello della sera. Fu Pitagora in seguito a definirli entrambi come la medesima stella, il pianeta Venere, che fu poi identificato con Afrodite.
Eosforo veniva solitamente raffigurato in sembianze di un dio recante in mano una torcia e coronato da una splendente aureola, in altre varianti appariva un fanciullo circoscritto da un globo luminoso. Hesperus invece era la divinità che, secondo la credenza, presiedeva ai matrimoni e accompagnava la sposa sino alla dimora del suo futuro coniuge. Queste due importanti figure sopravvissero in epoca latina, mutando però i loro nomi rispettivamente in Lucifer e Vesper; anche qui comunque detennero un ruolo di rilevante importanza religiosa.
L'antico, fondamentale ruolo divino del pianeta è ampiamente dimostrato inoltre dal fatto che persino le civiltà orientali scorsero in lui e nella sua folgorante bellezza un bisogno di adorazione. La grande dea sumero-babilonese Inanna/Ishtar incarnava proprio gli aspetti che divennero in seguito tipici di tutte le divinità associate a Venere. Ishtar era la dea della bellezza e della fertilità, ma possedeva anche un aspetto duale molto interessante: associata all'amore, alla pietà, alla vegetazione e nel contempo alla guerra e alle tempeste. La sua essenza era materna, benevola ma anche terribile e distruttiva. Ciò rifletteva il temperamento ineffabile della natura, il vero fulcro di venerazione delle popolazioni antiche, ma anche la dualità insita in ogni essere del microcosmo.
L'Astarte fenicia deteneva le medesime caratteristiche di Ishtar. Essa entrò a far parte del pantheon egizio nella XVIII dinastia, ove fu identificata con Iside, Sekhmet e Hathor e in tali raffigurazioni di stampo egiziano veniva presentata con ampie corna ricurve.
Anche Milton la rammenta in queste sembianze:
"Venìa con lor quell'Astaréte in schiera,
Che da' Fenici poi fu detta Astarte,
Del ciel notturna regnatrice, ornata
Delle crescenti luminose corna."
Le vocali del nome della dea, in epoca ebraica, vennero mutate e il termine assunse il significato di "vergogna".
Esotericamente, se si considera l'identità del Satana biblico nel suo complesso, ovvero tenendo presente le radici veneree da cui molto probabilmente prese vita e la sua successiva trasformazione da archetipo di luce a simbolo del "male necessario" incarnato dall'"ha-satan", sino a giungere al Nemico assoluto e personificazione di un male fine a sè stesso, si possono ancora scorgere quei riflessi duali di benevolenza (come nel caso del Lucifero gnostico considerato principio del bene) e di crudeltà intesa come aspetto necessario all'evoluzione e alla continuità dell'esistenza nell'universo. Senza ambedue le sinergie, nulla può esistere e progredire e Satana dunque è l'autentica, la più antica personificazione delle forze dicotome che permeano l'universo.
Lucifero è l'Astro dell'Aurora ma anche quello della Sera, è il Principio ma è anche la Fine, è la Vita e la Morte, Colui che giunge dalla Tenebra sorreggendo la Torcia dell'Illuminazione.
Molto significativo è il concetto di Lucifero espresso da Howard Bloom nel suo "The Lucifer Principle" in cui l'angelo viene egregiamente definito "alter-ego di madre natura".
Alteramente eccelso Ei di persona,
e portamento sopra tutti gli altri torreggia;
ancor perduto non ha
tutto il natìo fulgor celeste,
E conquiso com'è, pur sempre in lui
un Arcangel si vede, un offuscato
di gloria eccesso."
Quella di John Milton è senz'altro una delle più venerabili rappresentazioni del Demonio cristiano. Il grande poeta inglese è stato indubbiamente il primo a conferire alla figura di Satana tutte le caratteristiche, gli atteggiamenti e le qualità dell'eroe epico che lotta feroce, impavido e splendente di gloria per la propria autoaffermazione e la propria libertà.
Orgoglio inesauribile, straordinaria forza intellettuale e tratti irresistibilmente umani forgiano una versione del Grande Avversario mai escogitata prima da nessun altro. Così il Paradiso Perduto diviene uno dei più grandi capolavori della letteratura inglese secentesca, un'opera di grande pathos ed impatto emotivo che manifesta la nobiltà semi-oscurata del Nemico di Dio proiettandola in un caotico scenario in cui si alternano l'armonia del Cielo e del Giardino di Adamo e la perdizione del Vuoto primordiale, unita a quella del regno infero.
Superbia e Gloria satanica, pur ormai lontane dalla luce divina, brillano ancora di autonomo splendore, e in quest'indole demoniaca, che è esplosiva miscela di luce e decadenza, traspaiono i residui di ciò che l'eccelso personaggio era in realtà ancor prima di divenire l'anti-eroe per eccellenza delle religioni occidentali.
Nel Paradiso Perduto infatti si evince chiaramente il ricorso di Milton al contrasto cristiano-pagano, quest'ultimo rappresentato dai classici greci. E proprio dalla immortale tradizione greca giunge la radiosa Stella del Mattino, o Eosforo, figlio dell'Aurora (Eos) e compagno di Espero, la stella della sera, in quanto in antichità era abitudine credere che vi fossero due astri, appunto quello del mattino e quello della sera. Fu Pitagora in seguito a definirli entrambi come la medesima stella, il pianeta Venere, che fu poi identificato con Afrodite.
Eosforo veniva solitamente raffigurato in sembianze di un dio recante in mano una torcia e coronato da una splendente aureola, in altre varianti appariva un fanciullo circoscritto da un globo luminoso. Hesperus invece era la divinità che, secondo la credenza, presiedeva ai matrimoni e accompagnava la sposa sino alla dimora del suo futuro coniuge. Queste due importanti figure sopravvissero in epoca latina, mutando però i loro nomi rispettivamente in Lucifer e Vesper; anche qui comunque detennero un ruolo di rilevante importanza religiosa.
L'antico, fondamentale ruolo divino del pianeta è ampiamente dimostrato inoltre dal fatto che persino le civiltà orientali scorsero in lui e nella sua folgorante bellezza un bisogno di adorazione. La grande dea sumero-babilonese Inanna/Ishtar incarnava proprio gli aspetti che divennero in seguito tipici di tutte le divinità associate a Venere. Ishtar era la dea della bellezza e della fertilità, ma possedeva anche un aspetto duale molto interessante: associata all'amore, alla pietà, alla vegetazione e nel contempo alla guerra e alle tempeste. La sua essenza era materna, benevola ma anche terribile e distruttiva. Ciò rifletteva il temperamento ineffabile della natura, il vero fulcro di venerazione delle popolazioni antiche, ma anche la dualità insita in ogni essere del microcosmo.
L'Astarte fenicia deteneva le medesime caratteristiche di Ishtar. Essa entrò a far parte del pantheon egizio nella XVIII dinastia, ove fu identificata con Iside, Sekhmet e Hathor e in tali raffigurazioni di stampo egiziano veniva presentata con ampie corna ricurve.
Anche Milton la rammenta in queste sembianze:
"Venìa con lor quell'Astaréte in schiera,
Che da' Fenici poi fu detta Astarte,
Del ciel notturna regnatrice, ornata
Delle crescenti luminose corna."
Le vocali del nome della dea, in epoca ebraica, vennero mutate e il termine assunse il significato di "vergogna".
Esotericamente, se si considera l'identità del Satana biblico nel suo complesso, ovvero tenendo presente le radici veneree da cui molto probabilmente prese vita e la sua successiva trasformazione da archetipo di luce a simbolo del "male necessario" incarnato dall'"ha-satan", sino a giungere al Nemico assoluto e personificazione di un male fine a sè stesso, si possono ancora scorgere quei riflessi duali di benevolenza (come nel caso del Lucifero gnostico considerato principio del bene) e di crudeltà intesa come aspetto necessario all'evoluzione e alla continuità dell'esistenza nell'universo. Senza ambedue le sinergie, nulla può esistere e progredire e Satana dunque è l'autentica, la più antica personificazione delle forze dicotome che permeano l'universo.
Lucifero è l'Astro dell'Aurora ma anche quello della Sera, è il Principio ma è anche la Fine, è la Vita e la Morte, Colui che giunge dalla Tenebra sorreggendo la Torcia dell'Illuminazione.
Molto significativo è il concetto di Lucifero espresso da Howard Bloom nel suo "The Lucifer Principle" in cui l'angelo viene egregiamente definito "alter-ego di madre natura".