CAPITOLO 2: la vera libertà è nella Conoscenza.
Jun 26, 2014 15:30:24 GMT
Post by Kurtz Rommel on Jun 26, 2014 15:30:24 GMT
In questo articolo parlerò del primo di quelli che sono i principi fondanti della corrente del Satanismo Gnostico.
Questi principi, elaborati da Dean Joseph Martin durante l’ultimo periodo della sua vita, in Iraq, si fondano su un assunto di base, da cui derivano gli altri cinque. Partono tutti da un concetto fondamentale: e cioè che con lo studio, inteso sia a livello scientifico, sia anche a livello spirituale e filosofico, si possa alla fine raggiungere uno stato di illuminazione tale da renderci delle vere e proprie divinità.
Il primo principio, definito “principio 0”, così come è stato scritto, recita testualmente: “La vera libertà è nella Conoscenza”.
Cosa significa questo? Semplice: la Conoscenza si ottiene con lo studio, inteso come un serio studio logico e scientifico, senza divagazioni pseudo-spirituali, dogmi, “misteri della fede” e simili. Il “mistero della fede”, per come è inteso, è solo un trucco mentale per sottomettere le persone: imporre di credere a qualcosa, anche palesemente assurdo, con l’obbligo di non indagarne la natura, è un modo per renderle dipendenti da vari tipi di chiese, associazioni, sette o sistemi, i cui scopi sono ormai risaputi.
Creare un pensiero omologato, statutario e prevedibile, che ad ogni domanda preveda una risposta o la sua negazione, è il modo migliore per ingabbiare le persone senza che se ne accorgano.
La scienza, secondo il pensiero di Martin, può spiegare tutto: quindi anche l’esistenza di entità superiori a noi, cioè “soprannaturali”, così come di dimensioni ad oggi dette “spirituali” che comunque obbediscono a regole fisiche e logiche ben definite. Come può essere possibile questo?
La risposta, data da Martin ad un collega, e riportata nell’ormai introvabile “Useless conversations with a raghead”, è molto semplice.
“Ok, immagina di essere in uno dei tuoi fottuti mercati. Sei lì, stai cercando una testa di straccio, ti fai tutto questo porcile su e giù fino a quando non trovi questo stronzo. Immagina di perquisirlo tutto, fino all’ultimo mucchio di spazzatura o fin dentro l’ultima bettola. Bene, tutto ciò che trovi deve stare alle regole di casa: non potrai mai trovare un cammello che parla, un cavolo che cammina da solo o altre stronzate simili. Non esiste. Tutto quello che trovi lì deve essere catalogabile, comprensibile e bonificabile, senza dubbi, incertezze o vaccate da film. E la testa di straccio, per quanto sia ben nascosta, per quanto sia potente tra i suoi amici, per quanto sia armata e sul suo territorio, è sempre e comunque uno straccione con un fucile. Non troverai un tizio che sale su un tappeto e vola via, o diventa invisibile. Troverai sempre e comunque solo un comune essere umano, che potrà essere cattivo quanto vuoi, ma che prima o poi finirà i colpi, esattamente come un qualunque altro stronzo. Cattivo quanto vuoi, armato quanto gli pare, ma le regole sono uguali per tutti: e pure lui, finiti i colpi, si arrende come tutti gli altri. Una volta che lo hai chiuso hai fatto tutto, visto che sai già benissimo come impacchettarlo e spedirlo alla bonifica, e lo hai già fatto mille altre volte.”
Risposta ad un primo sguardo rozza e poco chiara, ma che in realtà spiega ben il pensiero di base di Martin.
Ovvero, tutto ciò che sta all’interno di un certo tipo di sistema deve seguirne le regole. Non può sfuggirne, non può creare paradossi, non può modificarle a suo piacimento. Può avere meno vincoli, a seconda della sua condizione esistenziale: ma alla fine dei conti, è l’unico vantaggio che può avere.
L’universo, secondo la dottrina gnostica, è stato generato da un’entità primigenia, che viene definita Caos: questo universo, quindi, segue le leggi impostegli da questa entità. Noi siamo in grado di scoprire queste leggi, con lo studio scientifico, di formalizzarle e di renderle comprensibili senza possibilità di errore.
Leggi che, necessariamente, devono essere le stesse a cui il Caos deve obbedire, per la sua esistenza.
Ergo, se siamo in grado di studiare e comprendere le regole che regolano il funzionamento dell’universo, cioè quelle stabilite dall’entità che lo ha generato, siamo in grado di capire il funzionamento del Caos stesso e delle entità ad esso inferiori.
Sempre per usare le parole di Martin, “una legnata è una legnata, e fa male tanto a me quanto al tuo Dio”.
Ragionamento espresso in modo semplicistico, ma che chiarisce bene il senso di questo concetto: una creatura di qualsiasi tipo, se risiede all’interno di questo universo, per quanto potente sia deve seguirne le regole. Può avere meno limiti rispetto a noi, per vari motivi, può risiedere su un piano esistenziale più alto ed elevato, che noi definiamo “spirituale”, ma da questo vincolo non scappa. Anche l’esistenza di questi piani, definiti in vari modi, come ad esempio “dimensioni”, è necessariamente sottoposta alle leggi che in ogni punto dell’universo sono valide. La fisica quantistica, tanto per fare un esempio, sta già cominciando a sbirciare proprio in queste “dimensioni”, e a darne una spiegazione logica e comprensibile.
Per quale motivo tante cose ci sembrano ancora “metafisiche”, o “divine”? Semplice: perché non abbiamo ancora scoperto e formalizzato le leggi che ne determinano il comportamento. Prima o poi ci arriveremo, esattamente come siamo arrivati a scoprire, ad esempio, l’origine (puramente materiale) dei fulmini e a toglierci dalla testa l’idea che fosse “la rabbia degli dei”, a capire come sfruttare l’elettricità, a scoprire come funziona l’ala di un aereo, e così via.
Questo vuol dire che un domani saremo in grado di scoprire ogni singola legge od apparente paradosso che regola il funzionamento dell’universo, in ogni sua parte, compreso ciò che oggi definiamo “ultraterreno”.
Capito questo, cosa c’entra il discorso relativo alla libertà?
La risposta, anche qui, è semplice, ed alla fine dei conti non è nulla di nuovo.
La parola “Conoscenza” ha un significato ben preciso: è il risultato di una serie di studi e ragionamento.
Studiare in modo nozionistico, senza ragionare o porsi domande, è solo un esercizio di memoria, non un vero modo di imparare. E’ anche necessario esercitare la memoria, ma limitarsi a mandare a mente qualche serie di nozioni, senza chiedersi il loro vero significato, ha due effetti assolutamente disastrosi.
Primo, non stimola il ragionamento, ma solo la memoria, senza andare ad indagare le relazioni tra cause ed effetti che producono un risultato, quale che sia, da una formula chimica ad una battaglia o un’opera d’arte di un qualsiasi tipo. Ad esempio, un dipinto è figlio dello stile, delle condizioni sociali, dell’epoca dell’autore.
Secondo, il fatto di svincolare le informazioni dal loro contesto le porta a diventare dei veri e propri dogmi.
Accettare un dogma, di qualsiasi tipo, quindi, diventa la base per non farsi domande, “credere” senza avere dubbi od incertezze, ed accettare qualsiasi cosa venga detta, anche la più inutile o assurda.
Questo modo di (non) utilizzare la propria mente, a ben vedere, è stato ampiamente sfruttato da variegate organizzazioni, come chiese, sette religiose, lobbies commerciali, associazioni “benefiche” (il fanatismo di certi animalisti convinti è pari a quello di un ultrà calcio-dipendente) per i loro scopi, di solito non così chiari e favorevoli allo sviluppo dell’individuo. Creare dei propri adepti, che non ragionino, ma ripetano solo una serie di frasi fatte e rispondano in modo prevedibile a stimoli già catalogati, serve a renderli controllabili.
La stessa società in cui viviamo è strutturata nello stesso identico modo, e non è una novità.
Impone modi di fare catalogati e preimpostati, che portano la persona a diventare un numero, omologato e prevedibile nei suoi comportamenti, quindi manovrabile.
Una persona che ragioni e si ponga domande, quindi, viene vista come un pericolo: non è manovrabile, non ha bisogno di “credere”, non ha necessità di appoggiarsi a dogmi, luoghi comuni o moralismi.
Una persona del genere, quindi, può muoversi in totale autonomia, riconoscere le assurdità e le trappole di qualsiasi situazione, svincolarsi da imposizioni esterne di qualunque tipo. Insomma, può essere libera.
In una società come la nostra, che dell’omologazione e della superficialità fa la sua arma vincente, una tale persona, capace di pensare, ragionare, capire e sfruttare a suo vantaggio le situazioni, in totale autonomia, senza essere in alcun modo manovrabile od asservita ad un sistema, è un pericolo.
Ecco per quale motivo, ad oggi, si stimolano le persone a non ragionare, ma anzi si cerca in tutti i modi di demolirne la mente: per avere mandrie di stupidi da sfruttare e manovrare senza che alzino mai la testa per ribellarsi. I "diversi", di solito, vengono emarginati, demonizzati e ridicolizzati, quando non semplicemente eliminati fisicamente. Martin, con tutta probabilità, ha fatto proprio questa fine, data la velocità abbastanza sospetta con cui si è fatta scomparire anche la sua memoria.
Ad oggi, però, il suo pensiero si dimostra estremamente valido, pur senza essere rivoluzionario: capire vuol dire conoscere, e conoscere vuol dire essere liberi. Un pensiero valido sia sul piano terreno, sia anche su un livello più spirituale, se così vogliamo definirlo: infatti la Conoscenza porta alla divinizzazione, quindi ad una risalita fino ai massimi livelli possibili della nostra essenza, liberandoci dai limiti imposti dalla nostra attuale appartenenza a condizioni e dimensioni meno elevate. Un grave problema per il Despota, che guarda caso ha cercato di asservire e dominare tutti gli “inferiori”, per non rischiare di perdere la sua supremazia.
Questo aspetto, che sarà esaminato nel prossimo articolo, conferma la validità dell’idea di Martin, espressa proprio nel principio zero: conoscere significa essere liberi, tanto qui ed ora, quanto nella nostra essenza.
Questi principi, elaborati da Dean Joseph Martin durante l’ultimo periodo della sua vita, in Iraq, si fondano su un assunto di base, da cui derivano gli altri cinque. Partono tutti da un concetto fondamentale: e cioè che con lo studio, inteso sia a livello scientifico, sia anche a livello spirituale e filosofico, si possa alla fine raggiungere uno stato di illuminazione tale da renderci delle vere e proprie divinità.
Il primo principio, definito “principio 0”, così come è stato scritto, recita testualmente: “La vera libertà è nella Conoscenza”.
Cosa significa questo? Semplice: la Conoscenza si ottiene con lo studio, inteso come un serio studio logico e scientifico, senza divagazioni pseudo-spirituali, dogmi, “misteri della fede” e simili. Il “mistero della fede”, per come è inteso, è solo un trucco mentale per sottomettere le persone: imporre di credere a qualcosa, anche palesemente assurdo, con l’obbligo di non indagarne la natura, è un modo per renderle dipendenti da vari tipi di chiese, associazioni, sette o sistemi, i cui scopi sono ormai risaputi.
Creare un pensiero omologato, statutario e prevedibile, che ad ogni domanda preveda una risposta o la sua negazione, è il modo migliore per ingabbiare le persone senza che se ne accorgano.
La scienza, secondo il pensiero di Martin, può spiegare tutto: quindi anche l’esistenza di entità superiori a noi, cioè “soprannaturali”, così come di dimensioni ad oggi dette “spirituali” che comunque obbediscono a regole fisiche e logiche ben definite. Come può essere possibile questo?
La risposta, data da Martin ad un collega, e riportata nell’ormai introvabile “Useless conversations with a raghead”, è molto semplice.
“Ok, immagina di essere in uno dei tuoi fottuti mercati. Sei lì, stai cercando una testa di straccio, ti fai tutto questo porcile su e giù fino a quando non trovi questo stronzo. Immagina di perquisirlo tutto, fino all’ultimo mucchio di spazzatura o fin dentro l’ultima bettola. Bene, tutto ciò che trovi deve stare alle regole di casa: non potrai mai trovare un cammello che parla, un cavolo che cammina da solo o altre stronzate simili. Non esiste. Tutto quello che trovi lì deve essere catalogabile, comprensibile e bonificabile, senza dubbi, incertezze o vaccate da film. E la testa di straccio, per quanto sia ben nascosta, per quanto sia potente tra i suoi amici, per quanto sia armata e sul suo territorio, è sempre e comunque uno straccione con un fucile. Non troverai un tizio che sale su un tappeto e vola via, o diventa invisibile. Troverai sempre e comunque solo un comune essere umano, che potrà essere cattivo quanto vuoi, ma che prima o poi finirà i colpi, esattamente come un qualunque altro stronzo. Cattivo quanto vuoi, armato quanto gli pare, ma le regole sono uguali per tutti: e pure lui, finiti i colpi, si arrende come tutti gli altri. Una volta che lo hai chiuso hai fatto tutto, visto che sai già benissimo come impacchettarlo e spedirlo alla bonifica, e lo hai già fatto mille altre volte.”
Risposta ad un primo sguardo rozza e poco chiara, ma che in realtà spiega ben il pensiero di base di Martin.
Ovvero, tutto ciò che sta all’interno di un certo tipo di sistema deve seguirne le regole. Non può sfuggirne, non può creare paradossi, non può modificarle a suo piacimento. Può avere meno vincoli, a seconda della sua condizione esistenziale: ma alla fine dei conti, è l’unico vantaggio che può avere.
L’universo, secondo la dottrina gnostica, è stato generato da un’entità primigenia, che viene definita Caos: questo universo, quindi, segue le leggi impostegli da questa entità. Noi siamo in grado di scoprire queste leggi, con lo studio scientifico, di formalizzarle e di renderle comprensibili senza possibilità di errore.
Leggi che, necessariamente, devono essere le stesse a cui il Caos deve obbedire, per la sua esistenza.
Ergo, se siamo in grado di studiare e comprendere le regole che regolano il funzionamento dell’universo, cioè quelle stabilite dall’entità che lo ha generato, siamo in grado di capire il funzionamento del Caos stesso e delle entità ad esso inferiori.
Sempre per usare le parole di Martin, “una legnata è una legnata, e fa male tanto a me quanto al tuo Dio”.
Ragionamento espresso in modo semplicistico, ma che chiarisce bene il senso di questo concetto: una creatura di qualsiasi tipo, se risiede all’interno di questo universo, per quanto potente sia deve seguirne le regole. Può avere meno limiti rispetto a noi, per vari motivi, può risiedere su un piano esistenziale più alto ed elevato, che noi definiamo “spirituale”, ma da questo vincolo non scappa. Anche l’esistenza di questi piani, definiti in vari modi, come ad esempio “dimensioni”, è necessariamente sottoposta alle leggi che in ogni punto dell’universo sono valide. La fisica quantistica, tanto per fare un esempio, sta già cominciando a sbirciare proprio in queste “dimensioni”, e a darne una spiegazione logica e comprensibile.
Per quale motivo tante cose ci sembrano ancora “metafisiche”, o “divine”? Semplice: perché non abbiamo ancora scoperto e formalizzato le leggi che ne determinano il comportamento. Prima o poi ci arriveremo, esattamente come siamo arrivati a scoprire, ad esempio, l’origine (puramente materiale) dei fulmini e a toglierci dalla testa l’idea che fosse “la rabbia degli dei”, a capire come sfruttare l’elettricità, a scoprire come funziona l’ala di un aereo, e così via.
Questo vuol dire che un domani saremo in grado di scoprire ogni singola legge od apparente paradosso che regola il funzionamento dell’universo, in ogni sua parte, compreso ciò che oggi definiamo “ultraterreno”.
Capito questo, cosa c’entra il discorso relativo alla libertà?
La risposta, anche qui, è semplice, ed alla fine dei conti non è nulla di nuovo.
La parola “Conoscenza” ha un significato ben preciso: è il risultato di una serie di studi e ragionamento.
Studiare in modo nozionistico, senza ragionare o porsi domande, è solo un esercizio di memoria, non un vero modo di imparare. E’ anche necessario esercitare la memoria, ma limitarsi a mandare a mente qualche serie di nozioni, senza chiedersi il loro vero significato, ha due effetti assolutamente disastrosi.
Primo, non stimola il ragionamento, ma solo la memoria, senza andare ad indagare le relazioni tra cause ed effetti che producono un risultato, quale che sia, da una formula chimica ad una battaglia o un’opera d’arte di un qualsiasi tipo. Ad esempio, un dipinto è figlio dello stile, delle condizioni sociali, dell’epoca dell’autore.
Secondo, il fatto di svincolare le informazioni dal loro contesto le porta a diventare dei veri e propri dogmi.
Accettare un dogma, di qualsiasi tipo, quindi, diventa la base per non farsi domande, “credere” senza avere dubbi od incertezze, ed accettare qualsiasi cosa venga detta, anche la più inutile o assurda.
Questo modo di (non) utilizzare la propria mente, a ben vedere, è stato ampiamente sfruttato da variegate organizzazioni, come chiese, sette religiose, lobbies commerciali, associazioni “benefiche” (il fanatismo di certi animalisti convinti è pari a quello di un ultrà calcio-dipendente) per i loro scopi, di solito non così chiari e favorevoli allo sviluppo dell’individuo. Creare dei propri adepti, che non ragionino, ma ripetano solo una serie di frasi fatte e rispondano in modo prevedibile a stimoli già catalogati, serve a renderli controllabili.
La stessa società in cui viviamo è strutturata nello stesso identico modo, e non è una novità.
Impone modi di fare catalogati e preimpostati, che portano la persona a diventare un numero, omologato e prevedibile nei suoi comportamenti, quindi manovrabile.
Una persona che ragioni e si ponga domande, quindi, viene vista come un pericolo: non è manovrabile, non ha bisogno di “credere”, non ha necessità di appoggiarsi a dogmi, luoghi comuni o moralismi.
Una persona del genere, quindi, può muoversi in totale autonomia, riconoscere le assurdità e le trappole di qualsiasi situazione, svincolarsi da imposizioni esterne di qualunque tipo. Insomma, può essere libera.
In una società come la nostra, che dell’omologazione e della superficialità fa la sua arma vincente, una tale persona, capace di pensare, ragionare, capire e sfruttare a suo vantaggio le situazioni, in totale autonomia, senza essere in alcun modo manovrabile od asservita ad un sistema, è un pericolo.
Ecco per quale motivo, ad oggi, si stimolano le persone a non ragionare, ma anzi si cerca in tutti i modi di demolirne la mente: per avere mandrie di stupidi da sfruttare e manovrare senza che alzino mai la testa per ribellarsi. I "diversi", di solito, vengono emarginati, demonizzati e ridicolizzati, quando non semplicemente eliminati fisicamente. Martin, con tutta probabilità, ha fatto proprio questa fine, data la velocità abbastanza sospetta con cui si è fatta scomparire anche la sua memoria.
Ad oggi, però, il suo pensiero si dimostra estremamente valido, pur senza essere rivoluzionario: capire vuol dire conoscere, e conoscere vuol dire essere liberi. Un pensiero valido sia sul piano terreno, sia anche su un livello più spirituale, se così vogliamo definirlo: infatti la Conoscenza porta alla divinizzazione, quindi ad una risalita fino ai massimi livelli possibili della nostra essenza, liberandoci dai limiti imposti dalla nostra attuale appartenenza a condizioni e dimensioni meno elevate. Un grave problema per il Despota, che guarda caso ha cercato di asservire e dominare tutti gli “inferiori”, per non rischiare di perdere la sua supremazia.
Questo aspetto, che sarà esaminato nel prossimo articolo, conferma la validità dell’idea di Martin, espressa proprio nel principio zero: conoscere significa essere liberi, tanto qui ed ora, quanto nella nostra essenza.